Marie Justine Pierrine Vauthier storia di un'anarchica documentazione 1931-1941
...se le cose, per voi e
per me, non vanno poi così male come sarebbe stato possibile, lo dobbiamo in
parte a tutti quelli che vissero con fede una vita nascosta e riposano in
tombe che nessuno visita."
da romanzo Middlemarch
di George Eliot[1]
Marie
Justine Pierrine Vauthier
1931-1941
un'anarchica
e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso
l'Archivio
Centrale dello Stato
di
Stefano
Viaggio
Presentazione
Nel 2012 veniva pubblicato, a cura dell'
Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle
d'Aosta, "Voluntarios Internacionales de la libertad.
Antifascisti valdostani volontari nella guerra civile di Spagna
1936-1939", di Gianpaolo Giordana. Era un lavoro che colmava un
vuoto storiografico nelle vicende dei valdostani nel Ventesimo secolo: per la
prima volta si raccontavano le storie di 18 persone che erano state in Spagna
durante la guerra civile. Cinque di esse erano morte combattendo per la
Repubblica. Nel 2012 non ero ancora in pensione e lavoravo come regista
televisivo presso la Struttura di Programmazione Regionale della Sede Rai della
Valle d'Aosta. A partire dal lavoro di Giordana, realizzai un documentario dal
titolo "I compagni valdostani di Robert Jordan": Robert Jordan è il
protagonista del romanzo di Ernest Hemingway "Per chi suona la
campana". Tra i 18 valdostani (tutti emigrati in Francia) di cui si
raccontava la storia c'era una donna, Marie Justine Pierrine Vauthier,
pressoché sconosciuta in Valle d'Aosta. Il tempo passò, andai in pensione, ogni
tanto ripensavo a Maria Vauthier. Per motivi famigliari mi reco spesso a Roma e
tempo fa ci sono andato, anche con l'idea di vedere cosa c'era su Maria
Vauthier nei fascicoli del Casellario Politico Centrale custodito presso
l'Archivio Centrale dello Stato. Quando mi sono trovato sotto gli occhi il
fascicolo Vauthier sono rimasto sorpreso davanti ai molti documenti e dal modo
con cui questa donna veniva definita dalla polizia politica fascista. Ho
fotografato tutto e mi sono messo al lavoro entrando in un mondo che conoscevo
poco: quello degli anarchici durante il fascismo.
Premessa
Racconteremo un periodo della vita di una
donna attraverso il punto di vista particolare costituito dai documenti
redatti da coloro che svolgevano il "lavoro" di
osservarla e scrivere su di lei, per tenerne sotto controllo i movimenti.
La persona non ha lasciato in eredità
discorsi, libri o articoli di giornale. Era una giovane donna che non aveva
avuto la possibilità di studiare e per questo aveva lavorato sin da
giovanissima. Visse la sua gioventù in un momento di grandi passioni e
conflitti nella storia d'Europa e, al contrario di tanta gente, fece delle
scelte. Ebbe la fortuna di incontrare persone che l'aiutarono a compiere scelte
che per noi hanno un valore importante, fondante delle nostre libertà, ma che
erano assai temute da chi aveva organizzato una potente macchina di
osservazione alle cui dipendenze c'era gente che copiava, appuntava, origliava,
riferiva. Alcuni facevano questo mestiere per convinzione, altri per i ricatti
che subivano, molti per soldi.
Raccontare una storia di questo genere
significa entrare in un cerchio che a volte si allarga o si restringe: è
formato dal protagonista della vicenda, da chi osserva i suoi movimenti e
riferisce, da chi racconta e deve seguire il filo degli avvenimenti, con il
rischio di perdersi tra le carte che provengono da fonti diverse. A volte il
cerchio si allarga ad una quarta persona, che è il destinatario delle
informazioni, le valuta e sovente aggiunge qualcosa sul foglio dattiloscritto:
sottolineature, brevi note, frecce che indicano un particolare passaggio del
testo, numeri che possono risultare misteriosi, ma che hanno un senso. La
storia che stiamo per raccontare dura dieci anni; la vita della protagonista va
ben oltre questo decennio, ma in quelli successivi s'interrompono i legami di
osservazione, delazione, controllo e si entra nel campo delle supposizioni e
degli specchi ingannevoli della fantasia.
Pierina
Pochi oggi si rendono conto di cosa
significò il fascismo in Europa negli anni che vanno dalla Prima alla Seconda
Guerra Mondiale. Le ragioni per cui il fascismo seppe conquistarsi la fiducia e
le simpatie di vaste masse di europei sono state analizzate in studi e
ricerche, importanti anche per comprendere il tempo in cui viviamo e i
rischi che corriamo.
Tra il 1922 e il 1945 ci furono uomini e
donne che seppero opporsi al fascismo con pochissimi mezzi e tanto coraggio.
Gli anarchici, protagonisti della lotta
antifascista in nome dell'ideale libertario, sono poco citati nei libri di
storia[2] e le loro biografie personali
negli anni Trenta del Novecento si fusero spesso con le vicende della
Repubblica spagnola.
Molti furono gli anarchici europei che
andarono a combattere in Spagna contro il fascismo e legarono le loro vite a
quei momenti indimenticabili e tragici. Tra le storie degli anarchici in
Spagna, c'è quella di una donna italiana e valdostana.
Chissà cosa direbbe Marie Justine Pierrine
Vauthier (1908-1973) se vedesse quanti documenti che la riguardano sono
conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato, raccolti in un fascicolo del
Casellario Politico Centrale e in un altro della Divisione di Polizia Politica
- Affari Generali e Riservati.
Forse tacerebbe, andando con la memoria ai
tempi pericolosi in cui la giovinezza era un rischio continuo e un'avventura.
Occhi nascosti nell'ombra ti seguivano e riferivano, si fuggiva utilizzando
nomi diversi dal proprio, si incontravano altri compagni di lotta con i quali
era comune la fede in un mondo diverso e migliore, che prima o poi doveva
venire, ma che tardava ad arrivare.
In molti dei documenti contenuti nel
fascicolo del Casellario Politico Centrale fascista N° 096171, intestato a
Marie Justine Pierrine Vauthier, la donna è chiamata "Pierina": un
nome che fa venire in mente una ragazzina discola e disubbidiente.
I suoi movimenti vengono seguiti quasi
senza interruzione dal 1931 al 1941: sono dieci anni in cui Pierina è una
militante anarchica che combatte contro il fascismo e frequenta noti esponenti
dell'anarchismo italiano, emigrati in Francia prima e dopo le leggi eccezionali
del 1926, anch'essi spiati e catalogati negli archivi della polizia politica.
Con due di essi, Ruggero Baccini e Lorenzo
Giusti, Pierina ha legami sentimentali, mentre con un altro,
Giuseppe Pasotti, stringe intensi vincoli cospirativi e di stima personale.
Nei documenti della polizia e nelle
segnalazioni delle spie, Pierina è descritta come "famosa",
"nota" anarchica e "pericolosissima".
E' ritenuta in grado di partecipare
all'organizzazione di attentati, anche contro la vita di Mussolini: per
questo sul suo fascicolo è stampigliata a grandi lettere viola la parola "attentatore".
I luoghi in cui Pierina vive questa
gioventù da militante sono Parigi, Barcellona, Tolosa, Perpignano: soprattutto
Tolosa, dove e lavora come cameriera in ristoranti diversi, collaborando
con Giuseppe Pasotti all'organizzazione e all'assistenza dei volontari antifascisti
durante la guerra civile spagnola.
Se si sfoglia il fascicolo Maria Vauthier
ci si interroga sui meccanismi di funzionamento di questa macchina per lo
spionaggio e la catalogazione, il cui studio è oggi molto importante per capire
la storia del fascismo e dell'Italia durante la dittatura.
Lo storico Mimmo Franzinelli in "I
tentacoli dell'OVRA. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica
fascista."[3] traccia
un quadro inquietante sulle modalità di costruzione dei fascicoli del
Casellario Politico Centrale.
"Dal 1928 lo
svecchiamento della Scuola superiore di polizia favorì l'interazione col
Casellario politico centrale, cui si fornirono in breve tempo riproduzioni
fotografiche, trascrizioni crittografiche, ecc. La pubblicistica di opposizione
veniva accuratamente studiata, aggiornando la schedatura dei redattori e dei
militanti citati nei vari articoli, oltre all'esame della parte iconografica:
dalle fotografie di gruppo si ricavavano ad esempio dettagli ingranditi degli
individui raffigurati, da smistarsi nei rispettivi fascicoli personali."[4]
Un esempio di questo lavoro sull'immagine
è dato dalle tre fotografie che aprono il fascicolo Vauthier: una, quella
centrale, è ricavata da una fotografia di gruppo.
Tra la fine degli anni venti e l'inizio
dei trenta circa 100.000 persone furono schedate nel Casellario e l'incremento
proseguì nel 1932 con le operazioni contro i comunisti e Giustizia e Libertà.
Tutti gli oppositori venivano schedati: comunisti, anarchici, giellisti,
socialisti, repubblicani e persone ritenute antifasciste.
"Il servizio della
cartella biografica, affidato a funzionari specializzati, si andò via via
affinando, sino a divenire all'inizio degli anni trenta uno dei più importanti
Servizi di Polizia Giudiziaria preventiva e repressiva."[5]
L'individuo oggetto dell'analisi, veniva
tenuto sotto controllo attraverso informazioni che corrispondevano ad una
griglia ripartita in quattro punti e che Franzinelli ha tratto dalle "Istruzioni
per il servizio della Cartella Biografica".
1) intelligenza - capacità professionale -
cultura;
2) emozionabilità - eccitabilità
-irritabilità;
3) tendenze morali, tra cui le deviazioni
sessuali;
4) debolezza di volontà -
suggestionabilità - impulsività.
"Questi giudizi
debbono essere dati periodicamente dal funzionario o dai diversi funzionari che
si sono interessati all'iscritto, e dovranno essere induttivi, obbiettivi,
risultanti, cioè, dai dati di fatto rubricati nelle tre parti precedenti dalla
cartella, nonché dall'esame diretto dell'iscritto."[6]
Questo sistema di schedatura rispondeva
alle esigenze di una dittatura che cercava di entrare in ogni momento nella
vita privata dell'individuo. Il lavoro dei funzionari addetti alla schedatura
si avvaleva dell'opera di migliaia di confidenti sparsi in tutto il territorio
nazionale e all'estero. Il fine ultimo era garantire il consenso al sistema
totalitario fascista, ma il lavoro doveva essere mirato e non generico.
"Costruzione,
canalizzazione e gestione del consenso avevano come prerequisito e retroterra
il funzionamento di strutture in grado non tanto di colpire indiscriminatamente
ma piuttosto di vagliare e selezionare sulla base della pericolosità politica
la massa dei controllati, onde graduare la repressione. La nascita degli
ispettorati speciali, nel 1927, con la loro successiva trasformazione -
stabilizzazione nell'OVRA trova una compiuta spiegazione se collocata in un
simile scenario."[7]
Le prime notizie di Pierina come anarchica
pericolosa risalgono al 1931.
Pierina è nata nel 1908 nel villaggio
valdostano di Rhèmes Saint-Georges da Joseph Vauthier e Giorgina Favre. Nel
1922, forse chiamata da una zia, emigra a Parigi, dove risiede la più numerosa
comunità valdostana in Francia[8]. Non si tratta di
emigrazione politica: bisogna sfuggire alla miseria, ad una vita senza
prospettive in una valle valdostana in cui i bambini venivano mandati a fare
gli spazzacamini oltre le Alpi e spesso erano oggetto di una vera e propria
tratta di minori.[9]
Per Pierina emigrare vuol dire andarsene
da una valle che oggi appare molto bella al turista, ma dove, a quel tempo,
d'inverno si poteva rimanere per settimane isolati dal mondo, vivendo in
villaggi sovraffollati, con la barriera delle montagne sempre uguale davanti
agli occhi e sotto l'occhio vigile di parroci ben lontani dallo spirito della
Chiesa del Concilio Vaticano II.
Maria Vauthier, nel pieno della gioventù,
si ritrova a Parigi, che allora era considerata una delle città più importanti
della Terra.[10]
Ricordando quegli anni non si può fare a meno
di pensare alla vicenda di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due anarchici
italiani emigrati negli USA e accusati ingiustamente di omicidio, condannati
alla sedia elettrica e giustiziati nel 1927. L'esecuzione provoca
proteste in tutto il mondo con manifestazioni in diverse città europee, tra cui
Parigi. Pierina assiste a queste manifestazioni? Vi prende parte? Nel 1927 ha
19 anni e la vicenda di Sacco e Vanzetti forse avrà influenzato la sua scelta
di schierarsi contro l'ingiustizia.
Come quella di tanti militanti anarchici,
l'adesione all'anarchia di Pierina non è di tipo intellettuale e in uno dei
documenti che la riguardano è definita semianalfabeta (cosa non del tutto
vera, se si leggono alcune sue lettere copiate per la polizia da un
informatore n.d.a.). E'
piuttosto dettata dalla voglia di rivolta e di fare qualcosa per aiutare
gli altri a vivere con più dignità.
Di Pierina, prima che la polizia politica
fascista segnali la sua esistenza in quanto anarchica e antifascista, non
abbiamo alcuna testimonianza proveniente da documenti scritti.
Il voluminoso fascicolo del Casellario
Politico Centrale si apre con tre fotografie di Pierina: nella prima è ancora
una ragazzetta, che guarda con occhi decisi verso l'obbiettivo del fotografo.
Ha una gran massa di capelli e molta voglia di vivere.
Da "copia dell'appunto della
Divisione Polizia Politica N° 500 6448 del 25 marzo 1931[11]", apprendiamo
le prime notizie sul legame tra Maria Vauthier e l'anarchico Ruggero Baccini.[12]
"Sciogliendo la
riserva di cui all'appunto N° 550/4126 del 25 febbraio p.p; si comunica la
seguente informazione avutasi da fonte fiduciaria e attendibile: Occhioni
Ruggero, nato a Roma il 4/7/1891 (il luogo e la data di nascita sono errati:
Velletri 31 marzo 1886[13] n.d.a.) abita da circa 4 anni al N° 40 di Rue Mathis. Pare in
un locale dipendente dal ristorante vegetariano. Esercita la professione di
pittore e lavora per diversi datori di lavoro. S'incarica inoltre dei lavori
del ristorante. nonché della polizia, ricevendo in cambio alloggio gratuito.
Vive maritalmente con Vauthier Maria nata il 13 febbraio 1908 a RHemines
Saint-Georges (Pterine. Occhioni professa opinioni anarchiche ma non milita
vedi originale in Occhioni In Baccini Ruggero N° A/28543/2128 del 7 aprile 1931
IX° (gli evidenti errori di battitura sono dovuti a chi trascrive dal documento
originale n.d.a.)"
[Ruggero Baccini]
[Anarchico, Baccini torna in Italia dall'America nel 1919, all'indomani
della Prima Guerra Mondiale. Ha vissuto a Patterson, la città del Massachusset
in cui risiede un'importante comunità italiana; gli italiani lavorano negli
stabilimenti tessili e subiscono uno sfruttamento selvaggio: per questo motivo
le idee e le organizzazioni anarchiche sono molto presenti nella città e
conducono lotte anche violente nei confronti dei datori di lavoro. Baccini
sembra che a Patterson si sia avvicinato ad un gruppo che predica l'azione
diretta. Non conosciamo i reali motivi del suo ritorno in Italia, ma nel 1919 a
Velletri Baccini diventa subito un leader di un gruppo spontaneo che sostiene
un duro scontro nelle lotte dei contadini della zona. Nel corso di uno sciopero
Baccini è accusato di aver esploso colpi di rivoltella contro i carabinieri che
rispondono al fuoco uccidendo due persone. L'accusa non sarà mai provata, ma
Baccini verrà ritenuto il responsabile dell'eccidio: incarcerato, verrà
rilasciato per insufficienza di prove nel 1922. Nell'agosto di quell'anno
Baccini viene ferito gravemente da un fascista dopo una colluttazione con il
segretario del fascio di Velletri. Riesce ad evadere dall'ospedale in cui è
piantonato e si da alla latitanza raggiungendo la Francia. Successivamente
viene condannato in contumacia a 20 anni di galera. In Francia, Baccini
mantiene contatti con esponenti dell'anarchismo italiano e internazionale, tra
cui Camillo Berneri. All'epoca dell'inizio del legame con Maria Vauthier, è
fotografato insieme a Berneri, sua moglie Giovanna Caleffi, le loro figlie e
Silvio Baccini, il fratello, anche lui
espatriato clandestinamente a Parigi. La polizia italiana non ha mai smesso di
indagare su Baccini e suo fratello: dai documenti conservati nel suo fascicolo
personale sembra coinvolto nel tentativo di far espatriare altri antifascisti
di Velletri. Nel 1931 si reca a Barcellona dove è raggiunto da Maria Vauthier,
contrae il tifo e muore presso l'Ospedale Marittimo di Parque.[14]]
[La Francia negli anni Trenta
La Francia di quegli anni é un paese
tutt'altro che tranquillo: la democrazia e l'antifascismo debbono sostenere
l'urto della crisi economica mondiale originata dal fallimento della Borsa di
Wall Street nel 1929, della disoccupazione e dell'avanzare del fascismo in
Europa.
Con il nazionalsocialismo, il fascismo
assume un ruolo assolutamente nuovo sul piano mondiale: se il fascismo italiano
era stato un fenomeno limitato ad una nazione povera e in cui, era il pensiero
di molti in Europa tra cui Winston Churchill, faceva bene un po' di dittatura,
la vittoria dei fascisti tedeschi cambia radicalmente le prospettive.[15]
Con Hitler al potere, il fascismo diventa
un movimento internazionale.
L'idea dell'abolizione della lotta di
classe in nome di uno Stato integrale, in cui tutto può riassumersi nel primato
della nazione, dove le regole della democrazia liberale e parlamentare vengono
sostituite da una dittatura che ha la sua base di massa nel popolo
organizzato da un partito presente e attivo in tutte le sfere della società,
guadagna consensi anche fuori di Italia e Germania. Esponenti del
mondo economico francese guardano al fascismo con interesse: può essere la
formula per farla finita con una Repubblica che cambia governo ogni tre mesi e
in cui gli scandali sono all'ordine del giorno.
Nascono leghe che raggruppano studenti
inquieti, ex combattenti di destra e monarchici: i loro nomi sono Camelots du
Roy, Croix de feu e la vecchia Action Française, che tra i suoi esponenti di
spicco conta i più accesi avversari del parlamentarismo. E' utile ricordare che
questi gruppi ricevono cospicui finanziamenti da parte di industriali e
banchieri.
Il fascismo vince in Germania e si
presenta sulla scena internazionale con un volto ancora più aggressivo di
quello italiano. E la Germania ha potenzialità industriali di gran lunga più
importanti dell'Italia. Hitler si propone come un eversore a livello mondiale:
innanzitutto perché mette in discussione il trattato di Versailles che aveva
posto fine alla Prima Guerra Mondiale, anzi si ripromette di cancellarlo.
Hitler lancia il suo modello di ordine come un progetto universale in cui il
razzismo ha una parte fondamentale; inoltre la Germania vuole riarmarsi, e
rapidamente, partendo da strategie militari e tecnologie assolutamente nuove
per l'epoca.
La Francia, nonostante creda di essere un
paese forte, è debole; al suo interno si stanno manifestando gli effetti
perversi della crisi economica: governi instabili, sorgere di "leghe"
che raccolgono l'adesione di strati popolari colpiti dalla disoccupazione,
scandali finanziari (Affare Stavisky[16]) e attacchi
alla democrazia parlamentare, che si dice di voler abolire perché considerata
corrotta e inconcludente. Insomma, la vecchia desta francese dell'affaire
Dreyfus prende di nuovo slancio sull'esempio delle destre radicali che hanno
vinto in Italia e in Germania.
Tutto questo culmina nel tentativo di
occupare la Camera dei Deputati il 6 febbraio 1934, da parte di un'imponente
manifestazione promossa dalle leghe fasciste e dalle organizzazioni degli ex
combattenti di destra. Negli scontri con la polizia si contano 14 morti tra i
manifestanti, uno tra le forze dell'ordine e centinaia di feriti. In quella
serata di violenza, sembra che il tentativo di colpo di stato a Parigi
per un momento possa riuscire.[17]
La risposta della sinistra francese (i
comunisti il 6 febbraio 1934 sono in piazza insieme ai fascisti, in nome della
lotta contro lo stato borghese, che scarica la crisi economica sulle spalle
della classe operaia) è il faticoso raggiungimento dell'unità d'azione tra
comunisti, socialisti e radicali che porta, nella primavera del 1936, alla
vittoria del Fronte Popolare guidato dal socialista Leon Blum, con un
governo nel quale i comunisti però non entrano.[18] Bisogna
in ultimo ricordare che il nazionalsocialismo tedesco si proclama il diretto
avversario del comunismo e dell'Unione Sovietica. Le preoccupazioni di un
possibile attacco tedesco favorito da un'Europa occidentale spostata
sensibilmente a destra, portano Stalin a cambiare strategia: non più
l'equiparazione tra socialdemocrazia e fascismo, ma unità d'azione della
sinistra con le componenti democratiche della borghesia per sbarrare la strada
al fascismo in tutta l'Europa.]
Questa è l'epoca in cui Maria Vauthier
vive in Francia, insieme agli anarchici, ai comunisti e ai fuoriusciti
antifascisti, che conosce nel corso di un intero decennio vissuto per la
maggior parte a Tolosa. Gli antifascisti italiani cominciano a prendere
coscienza di vivere in un paese in cui il fascismo può vincere. E la situazione
di una Francia turbata e confusa spiega il continuo monitoraggio da parte della
polizia politica italiana sull'opposizione emigrata: un'azione avallata anche
da connivenze della polizia francese in cui l'estrema destra è da sempre
attiva.
Nei documenti della polizia politica
fascista, Ruggero Baccini è chiamato anche "Occhioni".
Ruggero
Baccini in una fotografia tratta dal fascicolo personale presente nel CPC
presso l'Archivio Centrale dello Stato
|
Dal foglio con cui si apre il fascicolo di
Maria Vauthier, apprendiamo che Baccini è morto di tifo a 45 anni
nell'autunno del 1931, a Barcellona nell'Ospedale Marittimo di Parque. Pierina
ha 23 anni, lo ha raggiunto dalla Francia e forse assistito
negli ultimi momenti. Sembra una coppia che ben si adatta al racconto di certi
personaggi presenti nell'autobiografia di Kropotkin[19],
insieme a Bakunin, figura centrale nella storia dell'anarchismo: una
giovane donna e un uomo nel pieno della maturità, che ha potuto trasmettere a
Pierina la sua cultura politica da autodidatta formatasi nel corso delle
lotte.
Anche se Pierina avrà altri uomini,
Ruggero sembra rimanere una figura importante nella sua vita. Con il fratello
di Baccini, Silvio, e con un nipote, Andreino Bianchi (figlio di una
sorella di Ruggero e moglie di Antonio Bianchi, indicato nei documenti come
comunista) che nelle sue lettere la chiama zia[20],
intrattiene rapporti quasi sino alla morte, avvenuta nel 1973 a Morgex, in
Valle d'Aosta, in seguito ad un incidente automobilistico.
Dalla Francia Pierina e Ruggero sono
andati in Spagna, dove nel 1931 è stata proclamata la Repubblica.
[La Spagna all'inizio degli anni Trenta
Nel 1931 la dittatura del generale Primo
De Rivera finisce e il re Alfonso XIII è andato in esilio: per gli spagnoli
sembra aprirsi un'epoca nuova. La Repubblica è guidata da un gruppo di uomini
animati da uno spirito radicale che tentano di liberare la Spagna non solo dai
residui feudali, ma soprattutto dall'oppressione di un cattolicesimo ancora
legato alla Controriforma e che gode di grandi privilegi. A quell'epoca, in
Spagna l'anarchismo è in piena espansione e sta diventando un vero e proprio
movimento di massa: raccoglie attorno a sé una parte delle energie di un
popolo oppresso da una secolare miseria, che si stanno sprigionando con una
violenza e una potenzialità tali da spaventare le classi capitaliste
(concentrate principalmente in Catalogna, nelle Asturie e nei Paesi Baschi),
l'esercito, la Chiesa cattolica e la grande proprietà latifondista. Ma la vita
della Repubblica spagnola non sarà facile: l'arretratezza sociale e politica
della Spagna, l'isolamento dal resto dell'Europa, che ha vissuto grandi
processi di modernizzazione, peseranno anche sulle sue classi dirigenti. I toni
violenti ed estremisti delle dichiarazioni politiche approfondiscono il solco
che si apre tra le due Spagne, quella "eterna", legata ai
valori di una passata grandezza imperiale, e quella "nuova",
che vuole entrare nel mondo moderno dopo secoli di esclusione. Ad un governo
moderatamente di sinistra, nel 1933[21] ne
succederà uno di destra, durante il quale si enucleano movimenti ispirati al
fascismo italiano e al nazismo tedesco. Nel 1936 la vittoria alle elezioni del
Fronte Popolare porta le sinistre al governo con un programma radicalmente
riformatore, mentre vasti movimenti di massa guidati dagli anarchici potrebbero
far pensare ad un esito rivoluzionario della situazione. La destra spagnola e
soprattutto l'esercito, non accettano la sconfitta e nel luglio del 1936
mettono in atto un colpo di stato che porta alla guerra civile.]
E' in questo contesto tumultuoso e incerto
che va collocata la presenza in Spagna di numerosi anarchici italiani. Ma è
tutto l'antifascismo che saluta la proclamazione della Repubblica spagnola come
una grande occasione di rinascita democratica in Europa. Il fascismo italiano,
al contrario, è molto preoccupato dalla situazione spagnola che potrebbe
compromettere le sue mire espansionistiche nel Mediterraneo. Per questo motivo
l'OVRA[22] potenzia in Spagna una rete di
informatori con l'obbiettivo non solo di seguire la situazione, ma anche di
creare provocazioni che possano compromettere la presenza degli
antifascisti italiani nel paese. Una delle città in cui la rete spionistica
viene maggiormente potenziata è Barcellona.[23]
1931
Dai documenti che riguardano Pierina e
alcuni degli anarchici italiani che vivono a Tolosa e a Perpignano, è possibile
individuare una persona che fa il doppio gioco e fornisce le informazioni
ad un fiduciario della polizia fascista. Ne parleremo in seguito, per il
momento siamo a Barcellona e dobbiamo occuparci di un baule che è la
causa dell'arresto e dell'espulsione di Pierina dalla Spagna.
In un documento del Ministero
dell'Interno, datato 24 ottobre 1931, apprendiamo che dopo la morte di Baccini
alcuni anarchici italiani, tra cui Maria Vauthier, hanno cercato di ritirare un
baule di Occhioni/Baccini giacente alla dogana di Barcellona. Conterrebbe
materiale di propaganda, passaporti in bianco e timbri.[24] Nel
baule, è scritto, non è stato trovato niente, ma la Vauthier è stata estradata
in Francia su richiesta della Regia Ambasciata Italiana.
In un documento precedente, inviato il 7
ottobre 1931 dal Ministero dell'Interno al Ministero degli Affari Esteri, al
Prefetto di Torino e per conoscenza al Casellario Politico Centrale, c'è la
notizia che Baccini si trovava già a Barcellona quando Pierina l'ha raggiunto[25].
"E' giunta a
Barcellona una certa Maria Vauthier di Joseph, nata a Rehmes il 13.2.1908
domiciliata abitualmente a Torino. Alta circa 1,60, occhi chiari, capelli
castano chiari. Costei è portatrice di due bauli dalla Francia diretti al
sovversivo Ghillani. In detti bauli credesi vi sia della stampa di propaganda.
Sono direttamente indirizzati al Ghillani[26] sotto
il nome di Occhioni. Occhioni è il secondo soprannome dato al Ghillani; l'altro
è il Parma. Il soprannome Occhioni viene usato come nome per usi postali."
In un dispaccio del Ministero dell'Interno
datato 27 settembre 1931, viene riassunta e precisata la vicenda[27]. Non c'è un solo baule, ma si tratta di due casse,
che Pierina ha cercato di ritirare con il pretesto che contengano i suoi
effetti personali.
Pierina si presenta insieme ad altri
compagni per ritirare i bauli e la polizia spagnola, messa in allerta
dall'Ambasciata Italiana, li arresta. Nelle casse, leggiamo nel documento,
vengono effettivamente trovati materiale di propaganda, timbri e passaporti in
bianco. Gli arrestati, oltre a Pierina, sono Mario Belloni[28],
Anteo Luzzatto e Luigi Aralda: tutti, meno Luzzatto, vengono estradati in
Francia.
"La notizia di tale
arresto, specie della Vauthier, sulla quale pare che i fuoriusciti anarchici
contassero molto, ha provocato vivissimo fermento nell'ambiente. Ire, propositi
di vendetta, propositi di assalto alle prigioni ecc. Hanno perfino accusato il
R. Consolato di connivenza con la polizia. Campagne si stanno organizzando su
Solidaridad Obrera e Tierra y libertad (giornali anarchici
n.d.a)"
Grazie alle raccolte digitali di
Solidaridad Obrera dell'anno 1931 pubblicate sul web, siamo in grado di leggere
tre brevi, ma significativi articoli sull'espulsione di Maria Vauthier dalla
Spagna.
Solidaridad Obrera martedì 22 settembre
1931, pag. 2
"La repressione in Spagna
contro le vittime di Mussolini.
Le espulsioni e le
estradizioni per compiacere Mussolini sono all'ordine del giorno in
Spagna. In pochi giorni quattordici compagni italiani sono stati incarcerati a
Barcellona: pesa su di loro la minaccia dell'espulsione. Questo non è
nulla in confronto allo scandaloso arbitrio compiuto ai danni della compagna
Maria Vauthier. Il suo compagno è morto una settimana fa: per questo motivo è
disperata e, per colmo di disdetta, senza motivo né fondamento, è stata
arrestata. Fino a quando dureranno questi abusi senza limiti del governo?"
Solidaridad Obrera giovedì 24 settembre
1931, pag 1
"La Repubblica si
difende.
E si difende espellendo
dal suo territorio una donna infelice, che ha appena perduto il suo compagno.
Abbiamo parlato di questo caso due giorni fa: la compagna italiana Maria
Vauthier, due giorni dopo la morte del suo compagno, fu arrestata presso il suo
domicilio, su richiesta del Console fascista di Barcellona, e condotta in
carcere. Poi fu condotta alla frontiera, senza che le fosse dato tempo né
permesso di raccogliere le sue cose. Il colpo è magnifico, soprattutto dopo il
discorso di Alcala Zamora, paragonato a Dante da un rappresentante di una
Delegazione italiana. La Repubblica non poteva arrivare a meno né i
repubblicani a più."
Solidaridad Obrera venerdì 25 settembre
1931, pag. 1, in evidenza con un riquadro.
"La Repubblica ha paura
delle donne.
E' stata espulsa una
donna italiana in condizioni tali che dovrebbero far arrossire chi lo ha
ordinato, supponendo che gli sia possibile arrossire. Si chiama Maria Vauthier.
E' un delitto avere delle idee. Ai governanti della Repubblica sta bene che le
uniche donne straniere che possono venire nel nostro paese e rimanerci siano le
legioni di prostitute che infestano le strade della nostra città. Sicuramente
interesserebbe loro meno se approfittassero dei nostri soldi. Però, sebbene ciò
non ci interessi, dobbiamo protestare per il fatto di essere governati da certi
uomini così codardi da temere una donna ed espellerla nei momenti difficili,
dopo che si è guadagnata la vita lavorando una lunga giornata in fabbrica.
Queste infamie sono intollerabili e ne diamo questa unica spiegazione: la paura
che ha la Repubblica delle donne che non sono né duchesse né prostitute...o
viceversa."
Solidaridad
Obrera del 25 settembre 1931, nel riquadro in basso a destra l'articolo su
Maria Vauthier.
|
Al di là dei toni allarmistici contenuti
nel dispaccio del Ministero dell'Interno del 27 settembre 1931, gli anarchici
di Barcellona, in nome dell'internazionalismo proletario e della solidarietà
umana, sembrano dare un certo risalto alla vicenda e la "mujer
italiana" diventa il simbolo dell'ingiustizia contro le donne del
popolo lavoratore. Ma oltre a queste considerazioni di carattere generale,
bisogna tener conto anche dei rapporti di amicizia intrattenuti a Barcellona da
Ruggero Baccini e Maria Vauthier con un'altra coppia di anarchici italiani:
Ilario Margarita e Giuditta Zanella. Sono noti alla polizia italiana sin
dall'inizio degli anni venti e giungono a Barcellona dopo aver vissuto negli
USA e a Cuba. Nella casa di Giuditta e Ilario, dove probabilmente Maria Vauthier
alloggia, vive Paco, figlio di Trinidad Ferrer, figlia a sua volta di Francisco
Ferrer y Guardia, uno dei più importanti esponenti del libero pensiero in
Spagna all'inizio del Novecento e fucilato nel 1909 a Barcellona dopo un
processo farsa con l'accusa di essere stato uno degli ispiratori della rivolta
detta della "settimana tragica". La stessa Trinidad Ferrer è tornata
in Spagna dopo aver vissuto in Francia e in quel momento è una delle più note
intellettuali del movimento anarchico catalano. Questi legami e contatti
spigherebbero non solo il rilievo dato dagli anarchici spagnoli all'espulsione
di Maria Vauthier, ma anche la particolare attenzione che le autorità italiane
rivolgono nei confronti di Pierina dopo la morte di Baccini.
In un documento della Regia Questura di
Roma, datato 6 dicembre 1931[29], c'è la conferma che
Baccini è effettivamente morto, che non è mai stato coniugato e che
l'amante (non la moglie, come in altri documenti era scritto n.d.a.) era Maria Vauthier, espulsa da Barcellona il 21
settembre. La questione del ruolo di Pierina come moglie o amante di Ruggero
Baccini, torna qualche anno dopo in un altro documento contenuto nel fascicolo
di Guido Rusconi, un anarchico italiano che a quel tempo viveva in Svizzera. Si
tratta della confessione di Giuseppe Guelfi, anarchico toscano e pentito, resa
alla Questura di Massa il 19 aprile 1934. E' un lungo documento considerato non
sempre attendibile dagli studiosi; dopo aver tracciato le linee
dell'organizzazione anarchica in Italia e all'estero, Guelfi racconta la sua
vita di militante, parla del suo soggiorno in Spagna nel 1931 e di tutte
le persone che ha conosciuto.
"Inoltre conobbi
dopo qualche giorno Ilario Margherita piemontese, muratore direttore del
giornale Aurore di New York, e la sua amante Giuditta provenienti da New York,
un certo Ruggero morto poi all'ospedale di Barcellona ed un certo Squadrani
veneto che poi se ne andò a Tolosa con la moglie del defunto Ruggero."
Del cognome Squadrani non si è trovata
traccia nella documentazione riguardante Maria Vauthier. Potrebbe trattarsi di
Edel Squadrani, anarchico iscritto alla Rubrica di Frontiera, di cui esiste il
fascicolo numero 4925 presso il Casellario Politico Centrale.
In un documento sempre del 13 novembre
1931 redatto dalla Prefettura di Aosta, si può leggere una breve biografia di
Pierina. E' nata a Rhèmes Saint - Georges il 23 febbraio 1908 (la vera data è il 13
n.d.a), è espatriata senza passaporto all'età
di 14 anni per recarsi in Francia e da allora non ha più fatto ritorno in
Italia. Ha vissuto a Parigi, dove ha lavorato come cameriera "e
poi si è data alla prostituzione"[30].
Quest'ultima affermazione corrisponde ad
uno dei punti, l'atteggiamento morale, della griglia con cui dovevano essere
osservati gli antifascisti e contenuta nelle "Istruzioni" per
la compilazione della cartella biografica del CPC, di cui parla Franzinelli.
Non deve però sorprendere l'equazione anarchica-prostituta, tipica dell'epoca e
della mentalità poliziesca. Sorge una domanda: da chi ha tratto l'informazione
la Prefettura di Aosta? Di solito le indagini vengono eseguite nell'ambiente
della persona sorvegliata e se si tratta di emigranti, anche nel paese di
origine in cui giungono le notizie di chi è andato all'estero in cerca di
fortuna. C'è qualcuno a Rhèmes-Saint-Georges che informa la polizia sui
movimenti e il comportamento di Maria Vauthier? Ritroviamo la
stessa classificazione come anarchica, cameriera e prostituta anche
nella pagina iniziale del fascicolo della Divisione di Polizia Politica e
Affari Generali e Riservati. Sotto la fotografia di Maria Vauthier, si può
leggere:
"Vauthier Maria
detta Pierina fu Giuseppe Bernardo e di Favre Maria Giorgina, nata a Rhemes St
Georges Aosta il 13-2-1908: cameriera-prostituta-anarchica già amante del defunto
Baccini Ruggero."[31]
Da pochi mesi, è scritto nel documento del
13 novembre 1931, Pierina si è recata in Spagna e il suo recapito è il
seguente: Calle Urgel, N. 120, Barcellona.
1932
Dopo l'espulsione dalla Spagna di Pierina
si perdono temporaneamente le tracce, ma in un telegramma da Tolosa inviato dal
Regio Consolato il 7 aprile 1932 al Ministero degli Affari Esteri,
all'Ambasciata d'Italia a Parigi, al Ministero dell'Interno, all'ambasciata
d'Italia a Madrid e al Consolato Generale d'Italia di Barcellona, apprendiamo
che Pierina è a Tolosa dal 22 febbraio 1932[32].
"...ha dichiarato
al locale Commissariato di Polizia di essere italiana e di aver smarrita la
ricevuta di domanda di carta di identità rilasciatale nel 1931 a Parigi dove
abitava in Rue Mathis N° 40. Dalle indagini esperite risulta che essa frequenta
assiduamente ambienti comunisti francesi e italiani, partecipando alle riunioni
e dimostrazioni sovversive."
Da questo momento il luogo di residenza di
Pierina è Tolosa, una città che ha un ruolo importante per l'emigrazione
politica italiana e lo avrà ancor di più nel corso della Guerra Civile
Spagnola. Tolosa, dopo la vittoria del fascismo nella penisola iberica, sarà un
centro di emigrazione e di cospirazione politica contro il regime franchista.
Ma di che nazionalità è Pierina? Nel 1932
sembra ancora essere italiana; il 23 aprile 1932 viene comunicato al Casellario
Politico Centrale che Maria Vauthier ha presentato al Consolato di Tolosa un
passaporto rilasciato il 23 novembre 1922 dalla Sottoprefettura di Aosta[33]. Nel documento precedente, datato 13 novembre 1931,
si diceva che era espatriata senza passaporto.
Pierina è tenuta d'occhio dalle spie del
regime.
"Viene riferito in
via confidenziale da Tolosa che in una riunione colà tenutasi il 20 febbraio
p.p. fu notata una giovane anarchica italiana già espulsa dalla Spagna. Essa si
farebbe chiamare Pierina."[34]
Nel documento c'è un po' di incertezza
sull'identità del soggetto.
"Questa Divisione
ritiene che non si tratti di una italiana, bensì della nota Maria Vauthier nata
a Rhèmes il 23 febbraio 1908 - la quale come risulta dagli atti, anche a
Barcellona si faceva chiamare Pierina. Della Vauthier tratta precorsa
corrispondenza, e da ultimo appunto 500/25032 del 17 novembre s.a."
Si conosce anche l'indirizzo di Pierina, è
Rue Ste. Blanche N° 8, presso una pensione gestita da Ettore Cuzzani,
anarcosindacalista bolognese noto alla polizia sin dagli anni dieci e per la
sua propaganda contro l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915. Fuggito in
Francia, Cuzzani è attivo nella Concentrazione Antifascista e nella Lega
Internazionale dei diritti dell'uomo. Cuzzani muore improvvisamente nel 1932. [35].[36]
Ettore Cuzzani in una fotografia tratta dal
fascicolo personale presente nel CPC presso l'Archivio Centrale dello
Stato
|
Il 24 maggio 1932, in un documento del
fascicolo Vauthier, viene fatto il nome di Pasotti.[37] Il
Ministero dell'Interno comunica che:
"La Vauthier è
tuttora a Tolosa ospite di Guzzani ed è in grande intimità con il noto Giuseppe
Pasotti.[38]"
Nel giugno del '32, una segnalazione
avverte che la Vauthier vorrebbe tornare in Italia.[39]
"...si comunica che
la nota Maria Vauthier detta Pierina, attualmente residente a Tolosa, secondo
notizie confidenziali intenderebbe prossimamente rientrare in Italia. Si
riferirà in proposito ulteriormente."
Tra il 1931 e il 1932, si consumano i due
falliti tentativi di uccidere Benito Mussolini da parte degli anarchici Michele
Schirru (1899-1931) e Angelo Pellegrino Sbardellotto (1907-1932)[40]. Per il capo della Polizia di Stato, Arturo Bocchini,
la protezione della vita del Duce diventa prioritaria e quindi si seguono molto
attentamente le notizie su possibili rientri in patria di anarchici e
antifascisti italiani.
In questi anni l'antifascismo emigrato in
diversi paesi europei, ma principalmente in Francia, sta vivendo momenti di
profondo cambiamento che si accompagnano ad una riflessione sulla fine dello
Stato liberale in Italia e sulle radici profonde del fascismo che l'esule e
vittima dello squadrismo Piero Gobetti[41] ha
definito come "autobiografia di una nazione". Mentre
Antonio Gramsci inizia nel carcere in cui è rinchiuso la sua vasta riflessione
sull'Italia, la sua cultura, il Risorgimento, il rapporto tra lo Stato e la
Chiesa cattolica e il ruolo degli intellettuali nella vita nazionale, appunti e
note che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale saranno pubblicati con il
titolo "Quaderni del carcere", tra i fuorusciti avanzano idee e
progetti di tipo nuovo.
Nel 1929 è stato fondato il movimento
Giustizia e Libertà.
Emerge nell'antifascismo italiano la
figura di Carlo Rosselli come sostenitore di una linea di azione tesa a
promuovere atti eclatanti che denuncino in tutto il mondo l'oppressione della
dittatura fascista (il volo aereo del valdostano Giovanni Bassanesi[42] su Milano, con un lancio di manifestini che
invitano i milanesi a ribellarsi come avevano fatto nel 1848, è del 1930) e
avviino in Italia un processo rivoluzionario in senso democratico e
repubblicano. I contatti di Rosselli con gli anarchici sono frequenti. Lo
storico Fabrizio Giulietti così definisce questa nuova situazione:
"La fondazione,
nell'estate del 1929, del movimento Giustizia e Libertà, è destinata a mutare
gli scenari dalle lotta antifascista all'estero."[43]
Rosselli appare subito come un uomo nuovo
e i componenti del movimento sono giovani non compromessi con il vecchio
antifascismo, sconfitto e paralizzato nell'esilio da risentimenti reciproci e
fatalismo[44]. Gli anarchici colgono subito le novità
del movimento Giustizia e Libertà.
"In gran parte
condivise, sono anche le forme di lotta propugnate da GL che, con i richiami
all'atto individuale, alla propaganda
del fatto e alla necessità di lavorare in Italia,
riecheggiano molto da vicino quelle modalità dell'agire politico clandestino da
tempo predicate e adottate dagli anarchici."[45]
Conta in tutto questo anche l'amicizia
personale tra Carlo Rosselli e l'intellettuale anarchico Camillo Berneri.
Nel campo antifascista della sinistra più
radicale matura l'idea che gli effetti della crisi economica del 1929 stiano
producendo in Italia una situazione oggettivamente rivoluzionaria. E' una
convinzione errata e si dà un peso eccessivo ad alcuni episodi di protesta
economica che però non assumono una dimensione politica di movimento di massa.
La "svolta" dei comunisti, che contiene anche l'assurda parola
d'ordine del "socialfascismo" (la socialdemocrazia non solo
viene equiparata al fascismo, ma anzi ne sarebbe l'avanguardia[46]), è segnata dall'invio in Italia di numerosi
militanti, che dovrebbero preparare la rivoluzione in questa crisi del
fascismo, ritenuta irreversibile. Gli arrivi clandestini si risolvono in decine
di arresti e condanne ad anni ed anni di prigione da parte del Tribunale
Speciale per la difesa dello Stato. Gli anarchici si affidano ancora una volta
ad atti individuali, con l'uccisione di esponenti fascisti in Italia e
all'estero e, come abbiamo visto, a tentativi di eliminare Benito Mussolini che
falliscono e anzi contribuiscono a rafforzare la figura del dittatore italiano
come salvatore e pacificatore della nazione. E' del 1929 la firma del
Concordato tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica che segna un indubbio successo
per il fascismo.
Su Maria Vauthier partono subito misure
preventive, come il controllo alla frontiera e la richiesta di una fotografia alla
Prefettura di Torino.[47]
"...pregasi
disporre perché l'iscrizione in rubrica della Vauthier, richiesta con la
motivazione della perquisizione e vigilanza, qualora rientrasse nel Regno, sia
modificata in conformità disposizioni Ministeriali e sia segnalata al
bollettino delle ricerche con l'inserzione della fotografia."
Chi ha fatto sapere che Pierina potrebbe
tornare in Italia? L'informatore continua il suo lavoro, come apprendiamo in un
documento successivo.[48]
"Si comunica
notizia che, secondo ulteriori notizie confidenziali, la nota Maria Vauthier
intesa Pierina, dopo una breve assenza, è tornata a Tolosa, stabilendosi in
casa Cuzzani. L'informatore non è riuscito ad apprendere dove la Vauthier sia
stata nei giorni d'assenza da Tolosa."
Può darsi che l'assenza di Pierina sia da
mettere in relazione con l'espulsione dalla Spagna di Ilario Margarita e
Giuditta Zanella.[49]
"In seguito agli
appunti 500/17100 e 500/18073 rispettivamente del 12 e del 24 u.s., s'informa
codesta On. Divisione che è stata decisa dalle Autorità di polizia barcellonesi
l'espulsione dalla Spagna di MARGHERITA ILARIO e della sua compagna, sotto i
nomi si intende di Iglesia e Rosati. Si ignora se l'accompagnamento,
prestabilito per la frontiera di Port Bou, sia già avvenuto o debba ancora
avvenire,. Comunque l'ufficio scrivente ne sarà informato, e riferirà, appena
in possesso, di ulteriori notizie, a codesta On. Divisione. E' quasi certo che
il Margherita, e la sedicente Rosati o Rosatti, si porteranno a Tolosa, ove si
ripromettono di trovare appoggio e forse anche ospitalità, dalla nota MARIA
VAUTHIER, intesa Pierina."
Da un altro documento inviato al Ministero
degli Esteri il 21 ottobre 1933, si possono conoscere altri spostamenti di
Margarita[50].
"...si comunica a
cotesto On Ministero che il noto anarchico Margherita Ilario, fu Carlo, secondo
notizia fiduciaria, nella seconda metà di settembre u.s. si recò a Tolosa per
visitare la propria amante Zanella Giuditta la quale si trova da qualche tempo
in quella città, ignorasi per quale motivo. Il Margherita dopo qualche giorno
di permanenza a Tolosa fece ritorno a Barcellona, mentre la Zanella[51] vi rimarrà ancora, essa si tiene in relazione
con la nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina."
[Ilario Margarita]
[Margarita[52] è un altro
esponente di rilievo dell'anarchismo italiano: operaio torinese, è
organizzatore degli Arditi del Popolo e in seguito emigra negli Stati
Uniti d'America dove dirige la rivista "L'adunata dei
refrattari". Tornato in Europa, Margarita si reca in Spagna, da cui è
espulso. Durante la Guerra Civile combatte nella Brigata Ortiz e poi nella
Colonna Ascaso; al suo ritorno in Italia è arrestato e dopo il 1943 partecipa
alla Resistenza. Negli anni del secondo dopoguerra Margarita continua la sua
opera di organizzatore degli anarchici in Italia, assumendo posizioni molto
critiche nei confronti del Partito Comunista Italiano e dello stalinismo.[53]]
Sfogliando il fascicolo Vauthier leggiamo di un nuovo personaggio con cui Pierina è in contatto, si chiama Salvatore Placido Borrillo.[54] Borrillo è un anarchico ritenuto molto pericoloso dalla polizia italiana. Dall'Italia è fuggito in Belgio, vive miseramente, ha quattro figli ed è malato di tubercolosi. Ha coordinato l'attività anarchica in Belgio da cui viene espulso, approda a Tolosa anche per curarsi ed è ricoverato in un sanatorio in cui Maria Vauthier lo va a trovare dopo averlo ospitato in casa sua.
"A complemento di quanto riferito con l'appunto
500/23497 del 15 corrente, informasi che, giusta comunicazioni fiduciarie, la
nota anarchica Vauthier Maria, detta Pierina, si è recata il 14 corrente da
Perpignan a Tolosa, in compagnia di un individuo che identificherebbesi per
l'anarchico pericoloso Borrillo Placido Salvatore di Carlo[55],
con precedenti presso il Casellario Politico Centrale e del quale ignorasi da
qualche tempo la residenza. Mentre detto Borrillo è rimasto solo a Tolosa, la
Vauthier è partita frettolosamente per Parigi - e si dubita siasi colà recata
per organizzare qualcosa di losco, con la probabile partecipazione dello stesso
Borrillo."
Placido
Salvatore Angelo Borrillo in una fotografia tratta dal fascicolo
personale presente nel CPC presso l'Archivio Centrale dello Stato
|
Il 24 agosto 1933 con un telegramma inviato a tutte le prefetture del regno
il capo della polizia italiana, Arturo Bocchini, lancia l'allarme sui legami
tra Borrillo e Maria Vauthier.
"...Viene segnalato ripresa intensa attività
sovversiva nota anarchica Vauthier Maria intesa Pierina di Giuseppe residente
in Francia in assidui contatti con anarchici colà residenti fra cui noto
pericoloso Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato
15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia (Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi
che predetta est partita frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi
per organizzare propositi delittuosi con probabile partecipazione suddetto
Borrillo stop- Richiamando circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno
1932 rinnovasi disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo
rigorosa perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno
stop- Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- Rammentasi che
anarchica Vauthier est iscritta fascicolo 61 rubrica frontiera et schedina 0969
bollettino ricerche luglio 1932 con fotografia diramata con circolare n°
40966-96171 data 26 giugno 1932 e che anarchico Borrillo est inscritto n° 27248
rubrica frontiera et schedina 6337 bollettino ricerche agosto 1931 con
fotografia stop- Particolare raccomandazione rivolgersi Prefetti Torino Foggia
nonché Prefetti confine francese-svizzero. Pel Ministro fto Bocchini." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Tra i documenti conservati presso l'Archivio
Centrale dello Stato ci sono quelli della Divisione di Polizia Politica -
Affari Generali e Riservati, dove esiste un fascicolo intestato a Maria
Vauthier contenente informazioni che provengono da spie e infiltrati.
Riferiscono i movimenti degli antifascisti e degli anarchici; una certa
attenzione è data anche a feste e momenti conviviali.
"Tolosa 10 febbraio 1932. Alla
festa anarchica non è intervenuto nessuno dal di fuori forse perché il 20 come
ti dissi avremo la grande festa della LIDU con ballo e riunione dei diversi
rami. Erano presenti tutti gli anarchici spagnoli, una studentessa anarchica
polacca diversi anarchici e sindacalisti di Muret Bandiera ed altri, Cuzzani e
Bacciotti ed altri di Toulouse. Era presente una giovane anarchica italiana,
che è stata espulsa dalla Spagna. Si fa chiamare Pierina. Ha preso alloggio in
casa Cuzzani. Non si tratterà per caso della Emma di cui mi parlasti? Avrà 35
anni, belloccia, faccia bianca e rossa, statura 1,65 circa. Veste con paletot
di cuoio alla automobilista."[56]
Anche se si esagera con l'età, osservando
le fotografie che sono giunte sino a noi, la descrizione dell'anarchica
italiana fatta dall'informatore corrisponde a Maria Vauthier.
Un gruppo
di antifascisti italiani nella Francia del Sud che innalzano il ritratto di
Giacomo Matteotti. Fondo Amedeo Azzi, collezione Stefano Viaggio/Alida
Caligaris.
|
Circa due mesi dopo, una lettera
dattiloscritta acclude una fotografia formato tessera di Maria Vauthier.
"Tolosa, 2 maggio
1932. Ti mando la fotografia. Ti informo che la settimana scorsa Pierina aveva
fatto i preparativi per la partenza senza dire dove andava, aveva soltanto
lasciato detto alla moglie di C. che l'amico Pasotti avrebbe ritirato le
valigie per spedirgliele quando e dove avrebbe trovato da lavorare. Ha ricevuto
la corrispondenza dell'amica Avelina di cui ti parlai il 5 aprile, ed ha sospeso
la partenza. Ieri l'altro la P. ha inviato a mezzo di un compagno spagnolo,
alla Avelina, un timbretto di metallo in rilievo da adoperarsi a secco e
rappresentate il Fascio Littorio e lo Stemma Sabaudo corrispondente a quello
che si imprime sulle fotografie applicate al passaporto. La Avelina ha
trasmesso delle lettere che vengono dall'America le furono consegnate dal
compagno Luzzatto"[57]
L'Avelina di cui parla l'informatore è
Giuditta Zanella, moglie di Ilario Margarita e che vive ancora a
Barcellona.
Chi riceve questo messaggio scrive a
matita "Prego mettere una copia di questa informazione in
relazione con i precedenti della Avelina".
Si sta preparando una missione in Italia?
Questa ipotesi è suggerita da una strisciolina di carta dattiloscritta incollata
su un foglio di colore celestino in dotazione alla polizia. Con data 11 giugno
1932 l'informatore scrive:
"Mi si assicura che
la Pierina deve rientrare in Italia, e che ad uno che le faceva notare
l'arresto avvenuto a Roma, ella avrebbe risposto con una scrollata di
spalle."[58]
Questa informazione dice anche qualcosa
sul carattere di Pierina, che sembra disposta a correre dei rischi senza dar
peso alla paura.
Sulle qualità umane e la disponibilità di
Pierina abbiamo un'altra testimonianza[59], datata 28
aprile 1932, in una lettera dattiloscritta firmata Gianni.
"Carissimo, Sono
stato contento di vedere la fotografia della Pierina e di sapere che ti
interessa ancora. Quantunque nella fotografia sia più giovane, essa ha
conservato i suoi simpatici lineamenti e si trova sempre nella stessa casa dove
sono andato per salutarla. L'ho trovata in stretto colloquio con il suo amico
Pasotti il quale se la tiene molto cara per tutte le sue qualità che tu
conosci. Saluti cordiali tuo Gianni. Se hai bisogno che le parli me lo
dirai."
Chi è Gianni? A chi interessa ancora? Sul
foglietto, qualcuno ha scritto con la matita rossa vicino al nome Gianni "non
so chi é". In alto a sinistra é segnato il numero 332 che corrisponde
ad un informatore della Polizia Politica. Questo Gianni ritorna in un
telegramma inviato al rag. Vincenzo Rizzacasa in cui si scrive "Pierina
rientrata stop parte urgenza Parigi: Gianni". Sotto il nome
Pierina qualcuno segna a matita "Vauthier".
Lo storico Mauro Canali in "Le spie
dell'OVRA" ha pubblicato un elenco degli informatori italiani all'estero
con accanto i numeri che venivano segnati sulle loro corrispondenze. Il numero 332
corrisponde a quello di Giovanni Bruzzi, espulso per spionaggio dalla Francia
ai primi di ottobre 1934. Bruzzi aveva lavorato a Parigi, Nerac, Agen e infine
a Tolosa.
Andando a ritroso nella documentazione,
troviamo una lettera di Pierina che è stata copiata dall'informatore e in
cui si parla di due valigie lasciate a Barcellona[60].
"Touluse 15/3/1932.
Cina, Come te ne ho parlato nella mia raccomandata se ha potuto tenere [...] ti
prego di rimetterle alla persona che ti sarà dato questo biglietto. Ciò con
buona speranza che tutto sarà andato bene per poterla finire con questa storia.
Mi dispiace di non poter venire se no avrei tenuto molto andare a vedere il
Sig. Luzzatto. Ti saluto aspettando qualche cosa. Pierina."[61]
La lettera sembra indirizzata alla Senora
Avelina Silesia - Calle Galileo Ganse (Barcellona)[62].
Cina è Giuditta Zanella che conosce l'informatore della polizia italiana il
quale si è recato a Tolosa e riferisce con una lettera del giugno 1932.
"Tolosa 15 giugno
1932. Come ti dissi in marzo andai a Barcellona. Andai dalla Silesia Avelina a
ritirare due valigie di indumenti di proprietà della Pierina. La Pierina mi
consegnò una lettera da rimettere alla Silesia, lettera che io apersi e copiai.
Ci sono in questa lettera dei passaggi nebulosi che cercai di capire
interrogando la Avelina ma c'è in ultimo un Aspettando qualche cosa che
mi ha fatto tenere fin d'ora gli occhi aperti. Infatti il due maggio ti scrissi
che la Pierina aveva preparato le valigie e doveva partire lasciando queste ultimi
in casa Cuzzani coll'incarico di consegnarle a Pasotti. Ora la Pierina è sul
piede di marcia e tutti i giorni deve partire, non dice per dove ed è sempre in
attesa. Non ti ho detto mai quello che veramente io pensava di queste lettere e
di queste coincidenze per non fare la figura del fumista; ma sinceramente io ho
sempre dato una certa importanza a queste due donne. Oggi dopo tutto quello che
succede l'ASPETTANDO della lettera della Pierina ed il suo futuro viaggio,
benché io non veda completamente chiaro, mi pare il caso di segnalartelo. Se tu
credi darmi un consiglio."[63]
Il livello di organizzazione spionistica è
quindi molto elevato e tale da penetrare nella vita degli anarchici, mettendo
in evidenza anche cose che non potrebbero avere alcuna rilevanza. Chi legge la
lettera annota che la Avelina non è stata ancora identificata e che la frase
"aspettando qualche cosa" pur sospetta, è troppo generica.
Da una lettera inviata il 31 ottobre da
Tolosa, sempre dall'informatore o informatrice, apprendiamo che Cuzzani è morto
e che
"la Pierina è
andata ad abitare in un'altra casa in compagnia della Avelina Silesia la quale
era venuta da Barcellona col marito. Questi è ripartito per la Spagna. Io però
credo altrove, sarà quello che vedrò."[64]
Nel mese di luglio del 1932 Pierina si
assenta da Tolosa per qualche giorno, l'informatore scrive:
"La Pierina sta
bene ma non mi ha ancora detto dove è stata nei giorni della sua assenza. Ma me
lo dirà."[65]
1933
Il tempo passa, ma la lente d'ingrandimento
sulla vita di Maria Vauthier non si sposta.
Il 7 marzo del 1933 un messaggio
dell'informatore comunica:
"Pierina è andata a
fare un viaggio con un dottore russo che consuma i pasti al Restaurant Quay
d'Orsay in Tolosa. E' andata a Barcellona ed è ritornata il 4 corr. Ora è
andata ad abitare in Rue Navarts 14, sempre in Tolosa (il nome della strada é
Novarts n.d.a)."[66]
Chi ha ricevuto o letto il messaggio, ha
aggiunto a penna "Dell'accennato dottore russo non è stato
comunicato il nome."
In un appunto del 7 aprile 1933 si torna a
parlare di un possibile viaggio in Italia di Pierina.[67]
"La Pierina è
tornata all'assalto per avere il passaporto, ma questa volta mi ha confessato
che non l'ha perduto ma che le fu ritirato in Spagna quando fu arrestata. Ora
vorrebbe fare un viaggio in Italia."
Di andare in Italia sembra che in seguito
non si parli più.
Vengono segnalati altri contatti di
Pierina e l'informatore il 14 aprile scrive:
"La Pierina è
andata a lavorare al Pala d'Or e l'altra sera vennero qui tre compagni a
cercarla d'urgenza. Provenivano da Montauban e uno di essi lo chiamano il
Romanino. Questi è stato anche a Perpignano."[68]
Chi legge il rapporto fa un appunto con
penna rossa, scrivendo che sul Romanino esiste già un fascicolo nel Casellario
Politico Centrale: è un anarchico e nel 1930 era a Parigi[69].
A questo scritto, sempre sulla stessa pagina, segue quella che sembra la
copiatura di un messaggio, forse indirizzato a Pasotti, in cui si dice che,
oltre ad aiutare Pierina, sarebbe il caso di aiutare il Romanino, perché anche
lui ha bisogno. La data dovrebbe essere il 16 maggio.
Il 30 maggio si parla ancora del Romanino
che "ha lavorato qui (Tolosa
n.d.a.)"[70]. Dovrebbe però
tornare perché c'è ancora lavoro. Il Romanino è Leonida Mastrodicasa, citato
nella già menzionata confessione di Giuseppe Guelfi del 1934.
Pierina dovrebbe andare a Parigi, in un
messaggio del 22 agosto 1933 leggiamo:
"Se verrà Pierina
da Tolosa, la saluterò per te."[71]
Qualche giorno prima, il 14, l'informatore
aveva comunicato che Pierina era ritornata a Tolosa.
"con quello di
Foggia che ho finalmente saputo chiamasi Borillo. La Pierina è ripartita
d'urgenza per Parigi sola; Borillo è rimasto qui. Qualche cosa deve
bollire."[72]
Ciò che bolle in pentola è forse qualcosa
di molto innocuo, ma il nome di Borrillo desta sospetti di una certa
consistenza.
L'informatore si è recato a casa di
Pierina per salutarla, ma ha trovato solo Borrillo Placido Salvatore e
segnala che Pierina è a Parigi in casa di un certo Bucci. Lo scopo del viaggio,
che dura già da 14 giorni, in realtà è passare qualche momento insieme al
fratello di Ruggero Baccini, Silvio.[73]
"Tutto questo me lo
ha riferito il suo nuovo compagno anarchico Benito Borella (chi legge corregge
Borrillo n.a) (già un anno fa in Belgio, presente
all'attentato di De Rosa[74] e proveniente da
Marsiglia dove dice di aver vissuto per sei mesi in perfetta amicizia del
Capuana[75], ora arrestato in Italia). Parto subito per
Barcellona."
Il 15 settembre 1933, qualcuno scrive da
Tolosa.
"Tolosa 15
settembre 1933. La Pierina è venuta a trovarmi ma forse non resterà qui. Pare
che abbia una grande necessità di vedere dei compagni e poi partire forse per
Parigi. Vorrebbe tornare in Spagna ma ha paura perché è stata espulsa."[76]
Tornando ai documenti del Casellario
Politico Centrale, il 1 dicembre del 1933 ancora una segnalazione sull'attività
di Pierina insieme a Pasotti[77]: questa volta a
preoccupare è la partenza per l'Italia di Secondo Biglia[78] di
cui non si conoscono i propositi. Subito scattano le misure di allerta alle
frontiere.
"Secondo ulteriori
notizie confidenziali il noto anarchico PASOTTI Giuseppe residente a
Perpignano, sarebbesi recato il 27 novembre scorso a Tolosa ove avrebbe
incontrato l'altra anarchica VAUTHIER Maria detta Pierina, entrambi si
sarebbero portati dal loro compagno di idee Tricheaux Alfonso[79],
conferendo a lungo. Durante la notte si sarebbero recati alla stazione,
all'arrivo del treno proveniente da Perpignano, trattenendosi in conciliabolo
con il citato Biglia Secondo, arrivato con detto treno e che ha poi proseguito
il suo viaggio per l'Italia. Il Biglia è stato descritto come individuo
esaltato, alla cui moglie, residente nel Regno, non sarebbe stato ancora
concesso di raggiungere."
1934
A Tolosa la casa in cui abita Maria
Vauthier diventa il rifugio di esiliati italiani che raggiungono la Francia. Se
ne ha conferma da una lettera intercettata e inviata in copia dalla Prefettura
di Pistoia al Ministero dell'Interno, scritta da Virgilio Gozzoli[80] "anarchico schedato" alla
cognata Argia Bernardi, residente a Pistoia. La lettera, inviata da Tolosa,
porta la data del 2 aprile 1934[81] ed è anche una
testimonianza sulla condizione degli antifascisti in Italia e sui criteri di
arbitrarietà che ne decidevano l'espulsione.
"Carissima Argia.
Avrai saputo da Fedra (figlia di Gozzoli n.d.a.) quel che ancora una volta mi è capitato. Il
disastro ancora una volta è stato maggiore delle altre. Ora che mi ero montato
per mio conto e che speravo di poter arrivare a guadagnarmi indipendentemente
da vivere, è bastato un nuovo e brutale abuso poliziesco, per troncar tutto in
un colpo."
In casa di Gozzoli, poco dopo l'alba, si
presentano due ispettori della polizia che lo conducono in Prefettura. Gozzoli,
senza capirne il motivo, è nuovamente espulso dall'Italia: alla domanda
su dove voglia andare, risponde in Lussemburgo, che per la polizia è
troppo vicino a Parigi. Deve andare in Spagna, dove le possibilità di trovare
lavoro sono scarse. Quando il treno giunge a Tolosa, Gozzoli pensa di eludere la
sorveglianza e fuggire, ma deve rinunciare. Il treno arriva a Carcassonne, la
vigilanza si è allentata e Gozzoli fugge, riesce a prendere un autobus e va a
Tolosa.
"Non vi descrivo
quel che ho passato in questa città nei primi giorni, senza conoscervi nessuno,
senza soldi e senza nessun documento che il foglio di via...che feci presto a
buttar via. Riuscito però a trovar qualcuno dei miei compagni di idee sia
francesi che italiani, ebbi da essi tutto il conforto e la solidarietà
possibile."
Gozzoli è riuscito a trovare lavoro in una
tipografia dove non guadagna molto, ma spera di poter inviare un po' di denaro
alla moglie Margherita e alla figlia.
"Il mio indirizzo è
questo per ora/ Pierrette Vauthier, 22, Rue des Novarts - Touluse
(Francia)"
Il livello dei contatti e delle
frequentazioni di Maria Vauthier con gli anarchici italiani si mantiene alto:
Virgilio Gozzoli (1886-1964) è
un personaggio di primo piano tra gli intellettuali che hanno scelto
l'anarchia.
[Virgilio Gozzoli]
[Considerato un "futurista di sinistra", Gozzoli é tra i
fondatori degli Arditi del Popolo di Pistoia e viene esiliato in Francia nel
novembre 1922 dove dirige numerose riviste anarchiche. Rientrato in Italia é
nuovamente esiliato nel 1934. Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola,
Gozzoli va a Barcellona e svolge funzioni di collegamento con Parigi. Dopo la
sconfitta repubblicana emigra negli USA e aderisce alle posizioni degli
anarchici che accettano di sostenere le democrazie occidentali nella lotta contro
il nazismo. Torna a Pistoia nel 1958 e traduce il libro di Rudolf Rocker
"Nazionalismo e cultura".[82]]
Il 15 maggio del 1934[83] la copia di un telespresso inviato dal Ministero degli Affari Esteri, con un rapporto del Consolato Italiano di Tolosa che ha per oggetto l'antifascista italiano Augusto Mione[84], informa:
"Negli ambienti
sovversivi di Perpignan, persiste uno strano fermento. In queste ultime
settimane è stata notata la presenza di A. De Ambris, Mione Augusto[85], Pedrini, Bartoluzzi e altri elementi sospetti di cui
non è stato possibile stabilire l'identità. Tale impossibilità è derivata dal
fatto che questi ultimi si sono fermati a Perpignan poche ore. Il luogo dei
convegni è presso il noto Pasotti, mentre le riunioni degli iscritti alla LIDU
hanno generalmente per sede una sala del caffè Odeon, rue Grand La Real n. 2.
Ciò che ha maggiormente attirato l'attenzione di questo R. Ufficio è stata la
presenza presso il Pasotti della figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer,
fucilato nel 1909. Questa era accompagnata da Vauthier Maria seguita ad una
certa distanza da un individuo di cui non si è potuto stabilire l'identità ne
rilevare la traccia. Nulla è fino ad ora trapelato degli abboccamenti di cui
sopra, che a mio parere non può essere quello di un semplice programma di
propaganda."
Questo documento riveste una certa
importanza, non solo perché indica la zona di Perpignano e la casa di Giuseppe
Pasotti come luogo d'incontro tra antifascisti italiani del livello di Mione o
De Ambris[87], ma dimostra anche il grado di
coinvolgimento di Maria Vauthier nell'ambiente dell'opposizione italiana
all'estero. L'amicizia tra Pierina e Trinidad Ferrer[88] dura
già da qualche anno: in un telegramma datato 26 aprile 1934 e inviato da
Tolosa, si informa che Maria Vauthier nel luglio-agosto 1931 é stata ospite a
Barcellona nella casa della Ferrer [89].
"Trascrivo quanto
mi comunica la R Agenzia Consolare di Port Vendres. Con telegramma posta n°
678/62 comunicavo che il giorno 5 c.m. si era notata la presenza a Perpignan
della nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina in compagnia di un uomo che
non è stato ancora possibile identificare e di una donna zoppa. Stando a
notizie qui pervenute da fonte seria, la donna zoppa si identificherebbe nella
figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer, fucilato nel 1909. Sembra inoltre che
la Vauthier sia stata ospite nel 1931 (luglio-agosto) di detta Ferrer a
Barcellona."
[La Guerra Civile spagnola
Il 18 luglio del 1936 i generali fascisti
insorgono contro il legittimo governo del Fronte Popolare: è l'inizio della
Guerra Civile Spagnola, che ha un suo prologo nel clima di estrema violenza in
cui vive il paese iberico da quando è stata proclamata la Repubblica. Le
vecchie e nuove classi dominanti non hanno mai accettato la democratizzazione
della società, soprattutto dopo la vittoria elettorale del Fronte Popolare nel
maggio del 1936. Lo scontro violento nel paese è anticipato dalla durissima
repressione dei minatori delle Asturie nel 1934, in cui svolge un ruolo
primario il generale Francisco Franco, e da frequenti assassinii politici e
scontri armati, provocati spesso dall'estrema destra che si organizza, sul
modello fascista, nella Falange spagnola con numerosi adepti
nell'esercito. Nell'estate del 1936 il fascismo e l'antifascismo si affrontano
in uno scontro militare che assume un valore internazionale. Dopo anni di
vittorie, il fascismo deve combattere contro un intero popolo, che non vuole
tornare indietro e prende le armi: è uno scontro non solo militare, ma
ideologico e anticipa la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza europea.
Gli antifascisti italiani, che sono dovuti fuggire dalla macchina repressiva alla
dittatura, vanno in Spagna e gli anarchici si arruolano nella Colonna
Ascaso. Combattono sul Monte Pelato e davanti alla cittadina di Huesca. La
Colonna Ascaso (dal nome di Francisco Ascaso, militante anarchico e membro del
gruppo di autodifesa Los Solidarios, insieme a Buenaventura Durruti, Antonio
Ortiz, Joan Garcia Oliver e Gregorio Jover. Ascaso viene ucciso nei
combattimenti di Barcellona il 20 luglio 1936) è composta anche da combattenti
italiani del movimento di Giustizia e Libertà, e da comunisti. E' in questi
giorni che Carlo Rosselli lancia dai microfoni di Radio Barcellona la
parola d'ordine "oggi in Spagna domani in Italia". ]
Tra gli anarchici che si recano a
Barcellona per combattere ci sono Lorenzo Giusti e Maria Vauthier; nei
documenti consultati non abbiamo trovato nulla che confermi questa presenza nei
primi mesi della resistenza antifascista in Spagna, ma sul web c'é una
cronologia degli avvenimenti spagnoli dal titolo "Chronologie de
l’anarchisme et des mouvements et activités utopiques, autogestionnaires et
libertaires espagnols. Anarquismo y movimientos utópicos, autogestionarios y
libertarios ibéricos. Partie II. De Juillet 1936 à Novembre 1975" in
cui, alla data 26 luglio 1936, troviamo la seguente notizia "Arrivée
des militants italiens dont VAUTHIER Marie Justine Pierrine et sono compagnon
Lorenzo GIUSTI". Segue una freccia che li inserisce nella "Colonne
Ascaso". Un'altra informazione l'apprendiamo dal sito
Internet dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di
Spagna, con sede a Milano, dove ci sono le biografie di coloro che andarono a
combattere in difesa della Repubblica Spagnola. Alla lettera V troviamo il nome
di "Maria Vauthier di Giuseppe e Favre Giorgina, 13/2/1908, Reims
(Francia). Anarchica. Iscritta nella rubrica di frontiera per l'arresto, è
moglie del combattente Lorenzo Giusti. In Spagna fa parte della Colonna
Italiana." La nota biografica contiene due errori: il primo è il luogo
di nascita, non Reims, ma Rhemes-Saint-Georges in Valle d'Aosta; il secondo è
che Pierina e Giusti non erano sposati. Non conosciamo il ruolo di Maria
Vauthier durante la guerra civile, non sappiamo se ha partecipato a
combattimenti o se ha avuto una funzione di collegamento per l'affluenza di
volontari e aiuti, come dimostrano alcuni documenti che citeremo fra poco.
[La guerra civile nella guerra civile in
Spagna
Se la Guerra Civile spagnola è il primo
momento in cui l'antifascismo cerca di sbarrare la strada al fascismo con le
armi, è anche il terreno di scontro tra il modello di organizzazione politica e
sociale proposto dagli anarchici, la rivoluzione libertaria contemporaneamente
alla lotta antifascista, e quella che diventa la linea guida del modello
comunista e stalinista dopo la svolta del VII Congresso del Komintern che ha
portato alla vittoria elettorale in Francia e in Spagna dei Fronti Popolari:
centralizzazione, con l'organizzazione di un vero e proprio esercito costituito
sulla base della disciplina militare, alleanza con la piccola e media borghesia
disposte ad appoggiare una rivoluzione democratica che esclude la
collettivizzazione immediata nelle campagne e l'autogestione delle fabbriche da
parte degli operai. Gli anarchici, tra i quali prevalgono forti elementi di
estremismo politico e antireligioso[91], in questo
conflitto tutto interno alla sinistra sono sconfitti e molti di loro uccisi
dagli agenti stalinisti presenti in Spagna e dai comunisti spagnoli[92]. I fatti di Barcellona del maggio 1937[93] e l'esaurimento della spinta anarchica nella
guerra antifascista sono ancor oggi oggetto di dibattito storico, ma è certo
che questi avvenimenti provocano un grande scoraggiamento tra coloro che
avevano creduto nella rivoluzione libertaria al momento dell'inizio della
guerra civile.[94] ]
Fucilazione
dalla statua del Sacro Cuore da parte degli anarchici, un atto simbolico che
può essere spiegato nel contesto di scontro ideologico frontale vissuto dal
popolo spagnolo durante la guerra civile. L'immagine del Sacro Cuore era
cucita sul petto della divisa dei requetes, le milizie ultraconservatrici
della Navarra che combattevano con i franchisti.
|
Dalle notizie che abbiamo appena appreso
sulla presenza a Barcellona di Maria Vauthier nel luglio del 1936, scopriamo
che ha un nuovo compagno: Lorenzo Giusti. Giusti è approdato a Tolosa dopo
lunghe peregrinazioni, è anarchico ed ha conosciuto Pierina non sappiamo in
quale occasione. Su Giusti e la Vauthier a Tolosa abbiamo un interessante
documento; si tratta delle dichiarazioni di Carlo Irlando rese in un
interrogatorio dell'ottobre 1941 presso la Questura di Asti e in cui racconta
la sua vita da esule in Francia negli anni Trenta. Nel 1935 si è stancato
della vita di emigrato antifascista e intende ravvedersi: si reca al Consolato
Italiano di Tolosa e chiede un passaporto, in cambio è disposto a fornire
informazioni sugli antifascisti italiani che risiedono a Tolosa.
"Nel 1935 mi
stancai della vita che andavo conducendo e volli mettere fine alla mia attività
sovversiva e delittuosa. Nel maggio dello stesso anno mi recai dal
Console di Tolosa, feci atto di sottomissione e denunziai tutti i caporioni del
movimento antifascista e antitaliano. Fra essi ricordo d'aver denunziato Giusti
Lorenzo, ex capo stazione, certo Fancella, certa Pierina della Valle
d'Aosta"
Delle dichiarazioni di Irlando esiste, nel
suo fascicolo personale presso il CPC, un'altra versione, leggermente più
lunga, e che vedremo alla fine della vicenda di Maria Vauthier.
1937
Un documento della Prefettura di Aosta,
non datato ma aggiornato al 19 aprile 1937[95], traccia
una biografia di Maria Vauthier. Tralasciando notizie che già conosciamo, è
significativo come il documento si concluda col sottolineare la pericolosità di
Pierina.
"In questi ultimi
mesi si è fatta notare per una sua intensa attività fra Barcellona, Tolosa e
Perpignano unitamente ad elementi anarchici, dimostrandosi ancora una volta
pericolosissima in linea politica."
Negli anni della guerra civile spagnola le
notizie su Maria Vauthier ci giungono da documenti del 1937 e dal fondo
Giuseppe Pasotti del Casellario Politico Centrale.
Pierina lavora con Pasotti per organizzare
gli aiuti ai repubblicani e, come abbiamo appreso, ha stretto una relazione
sentimentale, secondo l'informatore che segue le attività degli anarchici a
Tolosa e a Perpignan, con un'altra importante figura dell'anarchismo italiano:
Lorenzo Giusti[96].
[Lorenzo Giusti]
[Lorenzo Giusti (1890-1962) é un elemento di primo piano della
componente anarco-sindacalista nel sindacato dei ferrovieri italiani. Attivo
nella battaglia antifascista dei primi anni '20, Giusti deve emigrare in
Francia nel 1931 e poi in Spagna, dove diventa uno dei massimi dirigenti
sindacali dei ferrovieri e del movimento anarchico. Espulso dalla Spagna,
Lorenzo Giusti va a Tolosa dove conosce Maria Vauthier. Nel 1936, dopo il
sollevamento dei militari guidati da Francisco Franco, Giusti si arruola nella
Colonna Ascaso e combatte sul fronte di Huesca. In seguito all'assassinio di
Camillo Berneri ad opera di agenti stalinisti, Giusti ha forti contrasti con i
dirigenti comunisti italiani che operano in Spagna. Allo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale si arruola nell'esercito francese e viene catturato dai
tedeschi. Internato in Germania evade e raggiunge Tolosa; nel 1943 Giusti torna
in Italia e partecipa alla Resistenza nella zona di Imola. Nel dopoguerra
Giusti si iscrive al Partito Socialista Italiano ed é eletto due volte nel
Consiglio Comunale di Bologna ricoprendo la carica di assessore alla polizia
urbana. Muore stroncato da un infarto mentre partecipa ad una riunione della
sezione socialista in cui è iscritto.[97]]
Non sappiamo quando è nato il legame tra Maria Vauthier e Lorenzo Giusti, ma è certo che i due sono andati a Barcellona e poi dalla città catalana, tornano a Tolosa.
"La nota anarchica
Vauthier Maria, detta Pierina, si è recata in data 22.1.37 da Barcellona a
Tolosa. Il 25 si trovava a Perpignan dove ha alloggiato presso l'anarchico
Pasotti Giuseppe. La sera del 26 ha pranzato in casa del Cannobbio in rue Adams
22 in compagnia del Pasotti e di tal Giusti Lorenzo venuto da Barcellona. Il 27
è ripartita da Port Bau dove trovasi tuttora. E' nuovamente attesa a
Perpignan." [98]
Nel documento viene nominato Antonio
Canobbio, è un informatore della Polizia Politica italiana collegato alla rete
spionistica che sorveglia Pasotti. Vedremo tra breve il ruolo di questo
personaggio citato nel libro di Mimmo Franzinelli e in quello di Mauro Canali
"Le spie del regime".
Quasi un mese dopo, il 20 febbraio
1937, un'altra segnalazione fiduciaria[99] afferma
che Giusti ha fatto ritorno a Barcellona insieme a Pierina.
"Viene
fiduciariamente riferito da Perpignano che il noto anarchico Giusti Lorenzo,
dopo essersi recato in detta località per attendervi la nota Vauther Maria
detta Pierina, ha insieme ad essa fatto, ritorno a Barcellona. Il Giusti
sarebbe un istruttore delle milizie antifasciste del quartiere di Pedralbes[100] a Barcellona"
Qualcuno a matita ha corretto il cognome
di Pierina con Vauthier seguito da un punto interrogativo.
[Giuseppe Pasotti]
[Giuseppe Pasotti in quegli anni ha già alle spalle una lunga militanza
nel movimento anarchico e sindacale: ha partecipato alla Settimana Rossa ed è
stato attivo propagandista contro la guerra. Per le sue posizioni è stato
imprigionato nel 1918. A causa dell'influenza spagnola ha perso la moglie e una
figlia. Nel primo dopoguerra Pasotti si impegna nella lotta contro il nascente
fascismo, ma è costretto a fuggire dalla provincia di Ferrara e vive
un'esistenza da semiclandestino. Nel 1929 approda in Francia dove raggiunge la
sua compagna, Maria Linari (nei documenti del CPC però il cognome della moglie
di Pasotti è un altro n.a.) e il figlio Nullo. La famiglia va a Tolosa e poi a
Perpignan dove Pasotti diventa uno dei dirigenti dell'anarchismo in esilio. In
contatto con Carlo Rosselli e Silvio Trentin, di cui frequenta la libreria a
Tolosa, é attivo nell'assistenza ai militanti anarchici spagnoli e, allo
scoppio della Guerra Civile, organizza a Perpignan l'andata in Spagna dei
volontari. E' in questo contesto che Maria Vauthier diventa una sua
collaboratrice. L'attività di Pasotti è temuta dagli agenti del fascismo che
operano tra Tolosa, Perpignan e il confine spagnolo. Scatta una provocazione e
Pasotti viene accusato di aver organizzato un attentato terroristico sul treno Marsiglia-Port-Bou
(nella provocazione è coinvolto Antonio Canobbio[101]). Arrestato e condannato, presto torna in
libertà per continuare la sua opera di organizzatore per la causa repubblicana
in Spagna. Nel 1938 è costretto a fuggire a Tunisi, dove continua
la battaglia antifascista che lo porta, nel 1943, ad arruolarsi nei corps
francs britannici. Tornato in Italia nel 1946, Pasotti cerca di riorganizzare
il movimento anarchico a Ferrara e nel bolognese, ma deluso dagli scarsi
risultati torna a Tunisi, dove muore nel 1951.][102]
Come altre figure che Maria Vauthier ha incontrato nella prima parte della sua vita, quella di Pasotti è ispirata da un forte attivismo. E' una spinta volontaristica tipica della lotta politica nella prima parte del Novecento, in cui generosità e disponibilità al rischio accompagnano la vita di personaggi come Pasotti attorno a cui ruotano tante persone, comprese le spie del fascismo. E ad una in particolare dobbiamo alcune informazioni che stiamo per esaminare: si chiama Giulietta Mir Ibares, detta Sanchez dai servizi segreti italiani.
Lo storico Mauro Canali, studioso
dell'organizzazione repressiva del fascismo in Italia e all'estero, nel suo
libro "Le spie del regime" fornisce alcune informazioni su
questo personaggio e su Antonio Canobbio. Canobbio e la Mir Ibares facevano
parte di una vasta rete spionistica gestita da Santorre Vezzari, un agente
fascista che aveva lavorato in Svizzera e, rientrato in Italia nel 1930, a
Milano dove si era occupato dell'operazione che aveva portato all'arresto dei
giellisti Riccardo Bauer ed Ernesto Rossi. Vezzari era stimato da Bocchini e
nel 1931 gli venne affidata la gestione della rete spionistica spagnola:
Canobbio e Mir Ibares entrarono a far parte della rete di Vezzari.
"Nell'ottobre del
1936, passò alle dipendenze di Enrique Perez, uomo di fiducia di Vezzari. Venne
infiltrato nelle file del POUM e nella FAI, federazione anarchica, dalla quale
era stato incaricato del passaggio clandestino dalla Francia di materiale
bellico per i volontari anarchici. Nel febbraio 1937, sospettato del suo doppio
gioco, e costretto ad abbandonare Barcellona, si stabilì a Perpignano. Perpignano
rappresentava un crocevia importantissimo con gli inizi della guerra civile
spagnola per l'attività che vi convergeva dei servizi segreti di molti
paesi...Qui, per la rete di Vezzari, Tamborini reclutava Antonio Canobbio e la
sua amante spagnola Juanita[103] Mir Sanchez, che
era anche la segretaria-amante dell'anarchico Giuseppe Pasotti. Il controllo
della casa di Pasotti era importante, poiché questi gestiva il flusso di uomini
e mezzi che dalla Francia venivano inviati ai battaglioni anarchici che
combattevano in Spagna. In seno all'organizzazione anarchica, impegnata nella
guerra civile, Pasotti s' interessava di un po' di tutto, dai passaggi
clandestini della frontiera, alla trasmissione della corrispondenza, al
controllo sulle persone, al traffico delle armi. Julia Mir Sanchez si recava
sovente a Barcellona per recapitarvi la corrispondenza proveniente dall'Italia
e inviata a Pasotti per esservi smistata. La donna sottraeva a Pasotti la posta
che poteva interessare la Polpol e trasmetteva inoltre al suo amante Canobbio
l'identità dei sovversivi che, passando per Perpignano e diretti in
Spagna, facevano sosta a casa di Pasotti."[104]
Un appello a nome della Federazione
Anarchica Italiana e su incarico della F.A.I e del Consiglio della Generalità
Catalana per l'arruolamento dei volontari, datato 3 giugno 1937[105], è indicativo del ruolo che svolge Giuseppe Pasotti
negli anni della guerra di Spagna. Dopo aver fissato i requisiti, anche di
carattere militare, di coloro che sono disponibili a recarsi in Spagna per
combattere, l'appello si conclude con queste parole:
"Appena gli elenchi
saranno pronti e vi siano i mezzi per fronteggiare le spese, i volontari devono
essere inviati al nostro ufficio: Perpignano-Rue Duchalmau presso il camerata
Giuseppe Pasotti che provvede per i biglietti di viaggio."
La parola "camerata" non
deve ingannare: è la traduzione dal francese di "compagno".
Il 17 settembre un telespresso da Tolosa
informa che Pasotti è passato nella città insieme alla "nota Maria
Vauthier detta Pierina": sul nome di Pierina il numero 96171,
corrispondente a quello del fascicolo nel Casellario Politico Centrale.[106]
1938
Il 28 luglio del 1938 in un appunto
inviato al Casellario Politico Centrale dal Direttore Capo della Divisione
della Polizia Politica, leggiamo[107]:
"Con riferimento a
precedente corrispondenza, e con preghiera di farne uso discreto, si
trasmettono le accluse due lettere dirette al noto anarchico Pasotti Giuseppe,
rispettivamente dai noti Cianca Alberto[108] e
Vauthier Pierina."
In realtà questo appunto acclude solo una
lettera manoscritta di Maria Vauthier e inviata il 22 settembre del 1938 a
Madame Giulia. La calligrafia non è di facile decifrazione e anche il contenuto
non sembra chiaro. La busta della lettera reca l'indirizzo di Julie Sanchez, 22
e 24 rue Adam Perpignan. Nella lettera si fa riferimento ad un cane che sembra
di Pierina: questo cane tornerà in lettere seguenti e, a prima vista, potrebbe
nascondere un messaggio cifrato. In due fotografie di gruppo eseguite probabilmente
a Tolosa e in cui ci sono Lorenzo Giusti e Maria Vauthier, però appaiono due
cani diversi. Uno è nero ed è osservato con un po' di apprensione da Giusti,
l'altro è più piccolo e sta quasi in braccio a Giusti. Da informazioni raccolte
presso le persone che hanno conosciuto Pierina in Valle d'Aosta poco prima
della sua morte, abbiamo appreso che non aveva cani.
Ancora due documenti ci consentono di
osservare gli spostamenti di Maria Vauthier in questo periodo.
Il 29 aprile 1938, accompagnato da un
appunto per la Divisione Affari Generali e Riservati, viene trasmesso un lungo
elenco di persone, "pervenuto da ottima fonte
confidenziale", che sono transitate da Perpignano provenienti o
dirette in Spagna dopo il 25 ottobre 1936[109].
Nell'elenco c'è anche il nome di Vauthier
Piera, preceduto dal numero 96171.
Il 10 novembre 1938 una nota per la
Divisione Affari Generali e Riservati[110], trasmette
un altro elenco di persone che sono transitate in casa di Pasotti a Perpignano.
I nomi sono stati "copiati da un nostro fiduciario da un quaderno
di appunti appartenente allo stesso Pasotti.". Nell'elenco c'è il
nome Vauthier Pierrette da Touluse Rubr. 96171, che sarebbe
passata il 25 gennaio 1937.
Nel 1938 si sta consumando la sconfitta
dei repubblicani spagnoli ed anche in Francia, con l'esaurimento della stagione
del Fronte Popolare, il clima per gli antifascisti italiani si fa pesante.
La compagna di Pasotti, che qui viene
chiamata Ferracini Maria[111], vorrebbe ritornare in
Italia.
In una nota inviata da Roma al Prefetto di
Ravenna[112], città da cui Pasotti è originario, si
afferma che, da informazioni del Consolato italiano di Tolosa, Pasotti è
passato da Perpignano nel mese di marzo e che non vi avrebbe fatto ritorno. Le
notizie provenienti dall'informatore sono che Pasotti avrebbe perso molta della
sua influenza tra "i sovversivi italiani del luogo." Il
Prefetto dei Pirenei Orientali, inoltre, sta cercando di tener lontani dal suo
territorio comunisti e anarchici stranieri.
In un documento datato Perpignano 5
ottobre 1938[113], l'informatore italiano in contatto
con Julia Mir Sanchez, definita "la nostra Sanchez", ha
ricevuto da lei copia di alcuni elenchi trovati e ricopiati dal quaderno
custodito in casa di Pasotti[114].
"...appare dal
quaderno note del Pasotti (83396) Giuseppe, sul quale la Sanchez seguita ad
attingere nominativi, sono stati inviati allo stesso parecchi pacchi vestiario
per l'inoltro ai rossi in Spagna. Ecco i nomi dei mittenti"
Seguono i nomi di privati o associazioni
che stanno aiutando i repubblicani spagnoli. L'informatore aggiunge ancora una
nota.
"Oltre ai
nominativi, di cui sopra, che la mia corrispondente di Perpignano mi ha
comunicati con sua lettera, la stessa mi invia un elenco di entrata e uscita di
pacchi, corrispondenza, indumenti ecc. passati per le mani del Pasotti, elenco
che allego in originale al presente notiziario. Tale elenco porta il bollo del
dipartimento investigativo di Port Bou."
All'inizio del terzo elenco, il più lungo,
leggiamo:
"Sul quaderno di
appunti del connazionale Pasotti (83396) Giuseppe, la mia informatrice di
Perpignano trova annotati i seguenti passaggi per quella città di sudditi
italiani raccomandati al Pasotti stesso."
Nell'elenco di coloro che sono passati nel
gennaio 1937 compare anche il nome di Vauthier Pierrette da Toulouse, che si è
recata in Spagna.
Da questa documentazione appare anche il
dramma umano di chi si fida di una persona che invece lo tradisce e fa parte
della complessa macchina spionistica internazionale messa in piedi dal
fascismo.
Cercando di decifrare lo spionaggio
attorno all'attività di Giuseppe Pasotti, troviamo anche un altro
documento che sembra redatto dall'agente italiano che opera tra Barcellona e
Tolosa. E' molto lungo, ma di grande interesse per comprendere l'infiltrazione
tra gli italiani che combattono per la Repubblica spagnola e l'azione di
provocazione al fine di creare divisioni nel fronte antifascista. Si tratta di
una copia inviata al Casellario Politico Centrale dal Direttore Capo della
Polizia Politica (Di Stefano)[115], in cui un
fiduciario della polizia fascista informa su
"l'attività
politica di elementi italiani (alcuni già morti come Berneri[116] 73478,
Barbieri...Rosselli in Barcellona all'inizio dei moti rivoluzionari tuttora in
via di svolgimento."
Il documento porta la data del 16 luglio
1938 e proviene da Barcellona, in alto a matita è scritto il numero 83396 che
corrisponde alla cartella di Giuseppe Pasotti nel CPC.[117]
Le informazioni riguardano tre diversi
gruppi che si sono costituiti a Barcellona e sono composti da antifascisti
italiani appartenenti a schieramenti diversi: Comitato Anarchico (sezione
italiana C.N.T-F.A.I ), Comitato Antifascista Italiano, Comitato del P.O.U.M
sezione italiana. La descrizione appare dettagliata e comprende l'attività dei
gruppi e le responsabilità dei singoli esponenti.
A proposito del Comitato Anarchico
leggiamo:
"Attività: Vasta e
complessa: I° Organizzazione delle milizie volontarie italiane (reparto
Angeloni-Rosselli 26358 - 2° compra e entrata di armi allo estero (agenti
specialmente incaricati Pasotti 121016 a Perpignano, Bertoni 128331 di Ginevra
e altri che mi sfuggono; gli stessi nei loro viaggi a Barcellona riportavano
alla partenza somme considerevoli ed oggetti preziosi per pagare le forniture)..."
Sul Comitato antifascista italiano "creato
nel settembre 1936 col profilarsi delle prime fessure nel comitato
anarchico", si evidenziano le divisioni nel fronte antifascista.
"Ad esso aderiscono
comunisti, socialisti e repubblicani...Attività; consisteva soprattutto a
contrastare l'invadenza anarchica in tutti i campi dell'attività: milizia,
assistenza, reclutamenti, raccolte di fondi, espropriazioni...La lotta cogli
anarchici assunse forme di inaudita asprezza - malgrado tentativi di approcci
fatti dai comunisti stessi - e fu fonte di odii inestinguibili che
ebbero, in certo qual modo, un epilogo nei fatti di maggio 1937."
Secondo l'informatore questo
comitato "morì di consunzione, ignorato da tutti, nel luglio
1937."
Il terzo comitato, quello degli italiani
vicini a Partito Obrero de Unification Marxista, l'informatore, dopo aver detto
che si formò nei giorni della risposta popolare al pronunciamento militare dei
generali golpisti, scrive:
"L'attività
maggiore di questo comitato fu quella d'organizzare le prime milizie armate - i
primi italiani che partirono per il fronte...Questo comitato morì col P.O.U.M
alla repressione del maggio 1937..."
L'agente a Barcellona sembra essersi mosso
a suo agio tra i diversi gruppi antifascisti al fine di piantare il seme della
divisione.
"Questi furono i
tre principali organismi che funzionarono dal 19 luglio 1936. Le spiegai come
misi in pratica una certa teoria onde facilitare la lotta fra essi e
completarne lo sfacelo morale e materiale."
Segue poi l'analisi di altri gruppi minori
(tra cui la LIDU) che non ebbero un grande peso. L'informatore conclude:
"Questo quadretto
le darà una pallida idea della situazione al momento di lasciare la Spagna. Le
aggiungerò che il comitato anarchico esiste tuttora, ma allo stato scheletrico,
cioè solamente di nome. Di fatto...potrà rendersi conto di quanta materia
disponevo di fare un lavoro sazio, efficace e fruttuoso. Mi pare - a me - di
aver fatto tutto il mio meglio durante tanti mesi, attraverso ad ostacoli,
nessuna gioia, privazioni ecc..."
Insomma questo signore rivendica meriti e
vuole soldi. C'é però una conclusione che potrebbe rimandare alla trama
spionistica che si muove attorno a Giuseppe Pasotti e coinvolge Maria Vauthier
che però non è mai nominata.
"Avevo appena
terminata questa lettera che il di lei fratello mi annuncia che deve
comunicarmi delle notizie. Immagino di che si tratta, ma come la lettera è
terminata la spedisco. Se arriverà ad incontrarla parleremo a viva voce di
tante cose che possono essere il compendio di tutto quanto le scrissi. P.S. Per
le notizie che posso raccogliere costà le passo direttamente al fratello suo.
E' poca cosa non avendo - in previsione del mio viaggio preso nessun contatto
ancora. Così la mia assenza non sarà neppure notata."
C'é quindi a Barcellona un'altra spia,
il "fratello" di qualcuno con cui l'informatore è in
contatto: questo fratello potrebbe essere collegato a Giulietta Mir Ibares
(Sanchez). Ne troviamo una traccia in una lettera a Giulietta, scritta da
Pasotti che è già a Tunisi.
"Tunisi, 6.2.39
Cara Giulia Ti ho scritto 15 giorni fa ma non ho ricevuto nessuna risposta. Io
penso che sia per il povero fratello che sarà dovuto fuggire dalla Spagna. Ho
letto sui giornali la carneficina di tutti i bambini, donne e vecchi sulla
strada di Gerona, da parte dei banditi italiani..."
A questa lettera ne segue subito un'altra
datata 7 febbraio.
"Cara Giulia, ho
ricevuto oggi la tua lettera. A Antonio: tu gli risponderai che in Spagna non
vi andrai perché i fascisti hanno ucciso e ferito i tuoi parenti, e vi andrai
solamente quando avranno impiccato lui e Mussolini..."
Pasotti si riferisce ad Antonio Canobbio,
come apprendiamo da un telespresso del Regio Consolato Italiano di Tolosa del
27/4/1939.
"Oggetto: Canobbio
Antonio di Domenico. Mi onoro trascrivere quanto comunica la R. Agenzia
Consolare in Port Vendres: Da fonte confidenziale mi viene riferito che il
nominato in oggetto è tuttora in relazione epistolare colla sua ex amante, una
spagnola residente a Perpignano Rue Ferdinand Herold n. 13. La spagnola in
parola fu pure l'amante del noto Giuseppe Pasotti e presso la medesima vive
tuttora il Nullo Pasotti, figlio di Giuseppe. Il Canobbio Antonio avrebbe
scritto che sta facendo pratiche per ottenere il passaporto per la Spagna ed
avrebbe, alla sua ex amante proposto di raggiungerlo poi in Spagna."
Quest'ultimo documento conferma la
proposta a Julia di andare in Spagna, cosa su cui Pasotti insorge associando
Canobbio[118] ai fascisti.
1939
Il 3 gennaio, Pasotti è ormai a Tunisi,
l'informatore trasmette la copia di un'altra lettera che Pasotti ha scritto a
Giulietta Mir Ibares e precedente a quelle che abbiamo già citato.[119] Per il dramma umano che essa rivela, è degna
di essere riportata interamente.
"Mia cara
Giulietta, ti ho scritto l'11 c.m. col tramite di mio figlio. Sono sempre in
attesa che mi scriva che verrà qui. Io penso sempre a te e ho gran desiderio di
abbracciarti, di vederti e di passare un giorno con te. I compagni mi hanno
scritto chiedendomi se desidero partire per l'America del Nord, ma io
preferisco andare al Messico o nell'America del Sud, dove si parla lo spagnolo
e mi ricorda la Giulia. Non ho paura di partire ma quando partirò sarà per il
Messico. Maria non vuole partire ma in tale caso io partirò solo. Perché non
vendi tutto e vieni qui con mio figlio? Il mio cuore è sempre lo stesso e ho
molto desiderio di vederti. Cerca di rinnovare il tuo passaporto per Francia e
Colonie per potere venire qui. Mi raccomando che tu venga presto avendo grande
desiderio di vederti e di rimanere con te come in passato e meglio che in
passato. Ricevi molti baci dal tuo compagno per la vita. G. Pasotti"
Di Pierina, in questo momento di
sbandamento e anche di disperazione per molti antifascisti che assistono alla
vittoria del fascismo in Spagna e all'avvicinarsi della guerra mondiale,
abbiamo notizie in un'altra lettera che Pasotti invia da Tunisi il 18 marzo
1939[120] ad un compagno di nome Secondo[121].
"Con te ci deve
essere Giusti il compagno della Pierina ed altri miei buonissimi
compagni."
Pasotti appare molto sfiduciato, la
sconfitta e la divisione politica del fronte antifascista gravano sull'animo di
molti militanti.
"Tutti i miei
malanni li avrai saputi dalla Giulia; prigione, espulsione che mi hanno ridotto
al minimo...comun...divisore, anche qui fui arrestato, un terrorista...come
sono io non si lascia tranquillo da nessuna parte e il reclame che mi fece i comunisti
che se il governo francese fosse un po' intelligente Marty lo dovrebbero
fucilare assieme agli altri, hanno rovinato il mondo e la Spagna in
specialmodo."
Pasotti continua a fidarsi di Julia e fa
riferimento ad Andrè Marty, inviato in Spagna dal Komintern per organizzare le
Brigate Internazionali. Sulla figura di Marty i giudizi sono controversi: c'è
chi lo definisce come uomo rissoso e fanatico stalinista[122],
chi invece sostiene che Marty sarebbe estraneo agli assassinii di anarchici
spagnoli e militanti del POUM. Marty nell'immediato secondo dopoguerra cercò di
organizzare un movimento rivoluzionario in Francia, ma si scontrò con
l'opposizione di Stalin la cui linea politica non prevedeva rivoluzioni nei
paesi dell'Europa Occidentale e per questo fu espulso dal Partito Comunista
Francese.
In questo momento di forte sbandamento
dell'antifascismo europeo, le notizie su Maria Vauthier diventano
contraddittorie. In una scheda della Prefettura di Aosta datata 2 luglio 1938[123], apprendiamo che:
"A quanto comunica
il R. Consolato italiano a Tolosa, la Vauthier si sarebbe dichiarata molto
disillusa del movimento anarchico e sembra non dedicarsi più in questi ultimi
tempi alla propaganda sovversiva."
La Prefettura di Aosta non fa altro che
copiare la frase finale del telespresso n° 4294[124],
datato 29 marzo 1938, e inviato da Tolosa in cui si danno informazioni sugli
antifascisti Gnudi Nello[125] e Ruffini Paolo[126]; si dice che Lorenzo Giusti si trova ancora in
Spagna e, senza ulteriori commenti, si comunica questo allontanamento della
Vauthier dalla militanza anarchica. Da chi proviene questa informazione? Forse
da Julia.
In lettere successive a questa data
inviate da Pierina a Nullo Pasotti[127], figlio di
Giuseppe, la situazione sembra diversa. Questi documenti manoscritti e poi
copiati, sono nel fascicolo Vauthier della Divisione di Polizia Politica e
Affari Generali-Riservati. Uno, datato 11 settembre 1938[128],
sembra contenere messaggi cifrati che insospettiscono chi li esamina.
"Tolosa, 11
settembre 1938. Caro Nullo, Ricevuto una lettera dai miei genitori i quali vedo
che la Maria mi dice che ha fatto un cattivo viaggio, riguardo del mal di mare.
Il padre mi raccomanda di dirti alla tua partenza di prendere il mio cestino di
frutta, che tu lo porterai assieme con te. Visto che io posso ritardare il
viaggio, per il Messico che si avevano l'intenzione anche me è giusto se per
caso la situazione non si aggiusta. Ma devo dirti che la voglia per il Messico
mi sta quasi già passarmi anche a me perché temo che nel mio viaggio i signori
fascisti che mi mandano a picco; credo che per conto mio è ancora un trucco per
ammazzare i pochi compagni che si sono salvati in Spagna, e ora Inghilterra
prepara un gioco nuovo per noialtri che corriamo sempre in trappola. Dunque sapendo
che vai a raggiungere mia famiglia ho molto più piacere in fondo di saperti non
solo, che solo avrai sufficiente tempo rimanere in vita tua. Come vedo pure che
avrai cambiato d'idea di non fare il militare perché mi pare che deve essere un
errore, comunque tu sei abbastanza sveglio per vedere meglio la via da
prendere. Spero che passerai da me immancabilmente, non solo per il cesto di
frutta, ho piacere di rivederti e penso che tu nel frattempo mi potresti
portare il mio cane, se non ti disturba tanto, spero che mi farai questo favore
che tu non troverai una scusa come il solito. Dunque ti avviso di preferenza di
venire sabato dopo pranzo o puramente una domenica sempre di dopo pranzo
beniteso, tu mi avvisi quando vieni, di maniera che prendo le mie precauzioni
di poterti dare questa frutta in questione, oggi raccomando di risolvere
questo. Di una guerra esserne più questione, in attesa ti saluto a giorni.
Pierina."
Chi legge scrive "N.B. E'
sospetto il cestino di frutta". Sotto e con la stessa calligrafia
c'è scritto (Torre).
In un altro documento conservato nel
fascicolo Maria Vauthier della Divisione di Polizia Politica, troviamo un
messaggio del solito informatore che invia una lettera di Pierina copiata dalla
sua amica di Perpignano[129].
"Perpignano 31
ottobre 1938. Accompagno una lettera diretta dalla nota Pierina Vauthier, da
Tolosa, a Nullo Pasotti, lettera che mi manda la mia informatrice da
Perpignano."
Nella lettera, Pierina scrive che non
cercherà di parlare del suo cane.
"...ho ricevuto una
lettera di mio padre il quale mi raccomanda a decidermi di mandargli un piccolo
pacco di frutta, sempre la solita, già da tempo che avrei dovuto farlo ma non
ho avuto l'occasione di avere una che vada da Bocconi, forse tu di Perpignano
ti sarebbe più facile, questa settimana che verrà ci sarà una persona che te la
può portare a mano. Dunque voglio sapere dove ti si può lasciare questa
commissione, io credo che sarebbe bene da Luis Montgon..[130]."
Cosa significa il cestino di frutta? Il
cane di Maria Vauthier è quello della fotografia di gruppo in cui c'é anche
Giusti? Chi è "mio padre" che risulta morto prima
della partenza di Pierina per la Francia nel 1922? E' un errore di trascrizione
dal francese? Sono domande che difficilmente avranno risposta.[131] Anche Pierina, come molti militanti delle
Brigate Internazionali, doveva andare in Messico, (nazione che si rese
disponibile ad accogliere coloro che come gli italiani e i tedeschi rientrando
in patria potevano essere arrestati), e viene colta dalla paura di essere uccisa sulla
nave. E chi è Torre?
A quest'ultima domanda forse si può dare
una risposta facendo un salto indietro nel tempo e leggendo un documento del 3
marzo 1932, con intestazione Ministero dell'Interno.[132] Si
tratta di un foglio manoscritto in cui qualcuno scrive:
"Caro Sig. Torre,
La prego, se le è possibile, di farmi avere una fotografia della famosa Maria
Vauthier che - come ricorderà - spedì un baule al defunto Baccini (Occhioni),
restò poi in relazione con Ghillani ecc. ecc. finché fu espulsa dalla Spagna.
La Vauthier, come lei sa, si fa chiamare anche "Pierina". Grazie e
saluti cordiali."
Il Torre potrebbe essere un funzionario
dell'OVRA che segue i movimenti degli anarchici a Barcellona, Tolosa e
Perpignano. La richiesta della fotografia potrebbe essere messa in relazione
alle voci di un possibile ritorno in Italia di Maria Vauthier, segnalate
nel 1932. Torre risponde il 22 marzo 1932[133]
scrivendo:
"Barcellona 22
marzo 1932. Interessai subito i miei amici di Barcellona per avere una
fotografia di Maria Vauthier espulsa dalla Spagna mesi addietro e qui unita la
trasmetto in doppia copia...Era in relazione è come si ricorda - con Anteo
Luzzatto - Luigi Aralda Mario Belloni[134] -
Ghillani e che spedì il famoso baule al defunto Baccini."
Per terminare con le informazioni su
questo personaggio, agente segreto o informatore che sia, riportiamo il testo
di un'altra lettera manoscritta su un foglio sempre intestato Ministero
dell'Interno e datato 24 aprile 1932. La calligrafia è la stessa del documento
del 3 marzo.[135]
"Carissimo, ritrovo
tra le mie vecchie carte la fotografia di una giovane che ebbi occasione di
conoscere e che ritengo sia quella Pierina di cui mi scrivesti nello scorso
febbraio e che, proveniente dalla Spagna, aveva preso alloggio in casa Cuzzani.
Si tratta proprio di lei? Comunque ti prego di farmi sapere se tu ne abbia
avuto altre notizie, se ti risulti che si trovi ancora a Tolosa o in caso
diverso dove, e comunque se ne conosca l'attuale recapito. Molte grazie e
saluti cordiali."
E' difficile avanzare ipotesi sugli altri
interrogativi sollevati dalle lettere di Pierina del 1938, ma nel
drammatico contesto dello sbandamento dell'antifascismo mentre la guerra civile
spagnola si avvia alla conclusione, potrebbe collocarsi la notizia del presunto
allontanamento di Maria Vauthier dalla militanza attiva. Ma altri documenti
attestano il fatto che Pierina resta un punto di riferimento per gli antifascisti
ed è seguita dalla polizia italiana.
In una copia del telespresso inviato dal
Consolato italiano a Tolosa del 7 aprile 1939 e che ha per oggetto
l'antifascista Vincenzo Consoli[136] leggiamo:
"Mi onoro di
riferire che trovasi in questa città il suindicato connazionale già combattente
in Spagna rossa. Come è noto egli è colpito da decreto di espulsione dalla
Francia. Si nasconde con altri compagni anarchici nella casa abitata dalla nota
Maria Vauthier detta Pierina Rue de Navars"[137]
Il 21 aprile del 1939 si aggiungono
ulteriori informazioni, questa volta sui rapporti tra Pierina e Lorenzo Giusti.
La notizia proviene sempre dal Consolato italiano a Tolosa.
"Il suindicato
connazionale, da Argeles-surMer comunica con l'amica qui residente, 22 Rue Novars[138], la nota Vauthier Pierina."[139]
Ad Argeles-surMer c'è un campo di raccolta
per i profughi che giungono dalla Spagna dopo aver attraversato i Pirenei. Le
condizioni in cui sono tenuti gli spagnoli, gente che ha combattuto e che se
rimandata indietro rischia la fucilazione, sono pessime: la spiaggia è un luogo
desolato in cui non c'è acqua potabile, percossa da un sole implacabile e in
cui infuriano malattie. I poliziotti francesi e gli addetti al controllo
trattano gli spagnoli con alterigia e disprezzo.
A queste informazioni deve aggiungersi
ancora un documento della Prefettura di Aosta[140],
datato 27 settembre 1939, in cui apprendiamo che in data 22 è stata inviata una
copia della fotografia di Pierrine a tutti i Questori del regno.
1940
Nel corso di quest'anno, segnato
dall'entrata in guerra dell'Italia e dalla sconfitta francese, nel fascicolo
del CPC non ci sono notizie su Maria Vauthier. Ci viene in aiuto però un
documento conservato presso l'Istituto Storico della Resistenza e della società
contemporanea della Valle d'Aosta e donato, come le fotografie che abbiamo
visto e altri documenti successivi al periodo sin qui esaminato, dai parenti di
Pierina. E' una lettera di Lorenzo Giusti dal campo di prigionia tedesco in cui
è rinchiuso, dopo la cattura avvenuta durante la disfatta dell'esercito
francese in cui era riuscito ad arruolarsi. Il tono della lettera sembra quello
di chi si rivolge ad una persona che è molto più di un'amica.
"1.VII.1940
Carissima Pierina, Dal 4 del mese scorso sono prigioniero. La salute è buona,
come è regolare la vita che conduciamo. Noi italiani, facente parte delle
compagnie di lavoro, siamo già stati denunciati dall'Autorità tedesca a quella
Italiana perché dia istruzioni nei nostri confronti. Quindi non è esclusa la
probabilità di dover andare in Italia al più presto, come può darsi che,
essendo stati presi sia pure senz'armi e come lavoratori, in una formazione
sussidiaria dell'Esercito francese si segua la sorte dei francesi e si sia a
suo tempo restituiti alla Francia. Comunque te ne informerò. Se a mezzo Croce
Rossa potrai spedirmi qualche pacco le cose più necessarie sono pane, tabacco,
e sapone. Avvisa gli amici e tu conservati in salute e tranquilla tuo Lorenzo
Stalag VIII C n° 35921 Allemagne."[141]
Sappiamo che nel corso della guerra i
legami tra Lorenzo Giusti e Maria Vauthier si affievoliranno, ma senza
interrompersi del tutto, come dimostra una lettera di Pierina del 26 novembre
1949 da Barcellona con toni forse più distaccati e in cui da notizie di se e
della sua famiglia. La lettera che abbiamo appena letto è anche una
testimonianza sui rapporti umani che diventano difficili se non impossibili con
la guerra.
1941
Abbiamo già visto come il 27 novembre 1941
ad Asti venga eseguito l'interrogatorio di Irlando Carlo arrestato al valico
del Brennero mentre tenta di rientrare in Italia. Il verbale di interrogatorio eseguito nella
Questura di Asti e inviato al Ministero dell'Interno ha una versione più lunga
di quello che abbiamo già citato, a proposito di Pierina
leggiamo[142]:
"La nominata
Pierina da me conosciuta a Tolosa appariva una famosa anarchica conosciuta da
molti fuoriusciti italiani. Essa era vedova di un sovversivo e conviveva con il
fuoruscito Giusti Lorenzo, ex capo stazione di una località emiliana. Non ho
mai conosciuto il cognome della suddetta donna; so certamente che era
originaria della Valle d'Aosta. Non sono in grado di precisare il comune di
origine. La predetta è ben conosciuta dal nostro consolato italiano di Tolosa
al quale nel 1935 la denunciai insieme ad altri sovversivi,
italiani."
Queste notizie confermano il fatto che
Marie Justine Pierrine era conosciuta nella Tolosa degli anni Trenta ed era
considerata come una persona di una certa importanza.
Le ultime notizie su di lei ci giungono da
un documento della Commissione Italiana di Armistizio con la Francia datato 27
marzo 1941[143].
La delegazione francese di Torino (siamo nel periodo del
governo collaborazionista di Vichy n.d.a.) ha fatto sapere che se gli italiani non accettassero
il rimpatrio di Pierina, i francesi avrebbero intenzione di internarla in un
campo di concentramento. Dalle indagini eseguite dai francesi, risulta che
Pierina è in contatto con comunisti spagnoli. Queste accuse corrispondono a
verità, è scritto nel documento, e Maria Vauthier si è recata, nel corso
della guerra civile, in Spagna per raggiungere il fidanzato (Lorenzo Giusti).
"Si prega codesto
R. Ministero se nulla osti alla consegna della Vauthier alle nostre autorità di
frontiera."
Dalla lettura di quest'ultimo documento è
possibile desumere che l'anarchica Marie Justine Pierrine Vauthier all'inizio
della Seconda Guerra Mondiale è seguita dalle autorità di polizia italiane e
francesi e mantenga rapporti con antifascisti italiani. Poi la guerra crea un
grande vuoto che coinvolge milioni di europei e ci fa trovare questa donna in
un luogo dove non ci saremmo aspettati di ritrovarla: la Barcellona
prigioniera del dominio franchista.
Conclusione
Qui termina il racconto sulla vita di
Maria Justine Pierrine Vauthier sulla base delle informazioni tratte dai
documenti dell'organizzazione poliziesca e spionistica del regime fascista. E'
un racconto parziale non solo perché è scritto con le parole dei persecutori e
delle spie, ma è anche privo di quella forza che rende viva una storia quando,
come direbbe la scrittrice spagnola Almudena Grandes, la "Storia grande"
s'incontra con quella della carne e del sangue che scorre nelle vene di ognuno
di noi. Le pochissime lettere di Pierrine, i racconti delle spie o dei
funzionari fascisti non ci dicono dei sentimenti che legarono Maria Vauthier a
Ruggero Baccini e a Lorenzo Giusti, come nacquero questi amori, quali furono le
ansie e le paure che provò questa donna animata da ciò che oggi potremmo
chiamare come uno "spirito di servizio" nella lotta
antifascista. Negli anni 70 del Novecento il movimento femminista definì molto
bene il ruolo di tante ragazze militanti all'interno di un universo
prevalentemente maschile della nuova sinistra, ma anche di quella vecchia, come
"gli angeli del ciclostile". Cioè, in ultima analisi, coloro
che con un impegno concreto cercavano di dare corpo materiale, stampando
volantini e proclami, a idee di rivolta che si sarebbero scontrate con i duri e
aguzzi scogli della Storia grande che difficilmente perdona. Ma queste sono
solo supposizioni: la biografia personale di tanti militanti anarchici,
comunisti, socialisti, di Giustizia e Libertà, oppure semplicemente
antifascisti che nel corso di 20 anni pagarono con ansie e privazioni il loro
anelito di libertà e la volontà di credere in un mondo diverso da quello
proposto dal nazifascismo, solo da pochi anni inizia ad essere scritta
attraverso i documenti dei persecutori, quelli personali e le testimonianze di
chi li ha conosciuti.
La "voce dal passato" e
fonte di storia che giunge dall'ultimo documento costituito da un elemento
materiale, un foglio di carta con testo dattilografato, intestazione e data, si
ferma al 1941 e precisamente nel mese di marzo di quell'anno: la Germania
nazista sembra padrona dell'Europa e si prepara ad invadere la Russia
sovietica, cosa che avverrà alla fine di maggio. Alla fine dello stesso anno
l'attacco giapponese a Pearl Harbor porterà nella guerra mondiale gli Stati Uniti
d'America. Le vicende del conflitto inizieranno a cambiare, ma per il momento
solo la Gran Bretagna combatte contro il nazismo e dal 10 luglio 1940 in
Francia al potere c'è il maresciallo Petain con un governo fascista, installato
nella cittadina termale di Vichy, che collaborerà sino all'ultimo (estate 1944)
con il nazismo.
Il documento della Commissione Italiana di
Armistizio con la Francia datato 27 marzo 1941, si colloca quindi nel clima di
collaborazione e di subordinazione francese al fascismo europeo che sembra il
vincitore in Europa.
L'antifascismo italiano ed europeo
attraversa una fase di grande difficoltà. Concorrono a tutto questo la fine
della guerra di Spagna e la vittoria del fascismo spagnolo, le lacerazioni
all'interno della sinistra che si sono prodotte durante quella lotta lasciando
una ferita che giunge sino ad oggi, il trattato Molotov-Ribentrop con cui
l'Urss ha stabilito una provvisoria intesa con la Germania di Hitler per la
spartizione della Polonia e per evitare un attacco contro il suo territorio, la
rapida vittoria tedesca sugli eserciti di quasi tutti i paesi dell'Europa
occidentale.
C'è anche troppo per scoraggiare chi ha
lottato contro il fascismo italiano e tedesco negli anni in cui le due
dittature hanno dominato i rispettivi paesi ed hanno provocato una nuova guerra
in Europa che si appresta a diventare mondiale. Le biografie personali si fanno
incerte, meno chiare: molti debbono scegliere un nuovo e più pericoloso tipo di
clandestinità, altri cercano luoghi sicuri per nascondersi.
In Europa ancora non si manifestano
segnali significativi di resistenza organizzata e militare allo strapotere
nazifascista. In Jugoslavia i comunisti iniziano ad organizzarsi per poi
fondare un vero e proprio esercito di liberazione, nell'aprile 1941.
Cosa fa e dove vive Maria Vauthier in
questo periodo? La risposta è difficile perché da alcuni documenti (lettere che
ha ricevuto[144]) la ritroviamo già nel 1940 a
Barcellona, poi di nuovo a Tolosa e ancora a Barcellona. Se prendiamo come
riferimento il documento del 1941 della Commissione di armistizio
italo-francese, si potrebbe pensare che Pierina è ancora coinvolta in azioni di
collegamento tra gli antifascisti spagnoli rimasti in Spagna e quelli fuggiti
dopo la vittoria di Franco. Ma anche questo è un azzardo ed è meglio non
avallare conclusioni affrettate.
La Spagna vive una delle epoche più buie
della sua storia: si sta scatenando una repressione feroce contro tutti coloro
che hanno sostenuto la Repubblica spagnola. La vendetta è compiuta con
centinaia e centinaia di fucilazioni dopo processi sommari o anche senza alcun
processo. Questi omicidi continueranno impunemente in tutti gli anni della
guerra e in quelli dell'immediato dopoguerra[145].
Come può una donna che ha alle spalle un
corposo dossier poliziesco come quello che abbiamo raccontato, poter vivere a
Barcellona sino al suo ritorno in Italia che sembra avvenire definitivamente,
tranne alcune parentesi che la vedono soggiornare per brevi periodi in Valle
d'Aosta in visita alla madre e forse a Velletri dai parenti di Ruggero Baccini,
nel 1967?
I legami sentimentali con Lorenzo Giusti
sembrano interrompersi nel corso della guerra e invece si mantengono quelli
epistolari con Giuditta Zanella, moglie di Ilario Margarita, con cui Maria ha
stretto un vincolo di amicizia. Altre persone con cui Maria Vauthier mantiene
rapporti epistolari sono Silvio Baccini che vive a Parigi e Gustavo Adolfo
Carlotto[146], un antifascista che vive a Tolosa.
All'indirizzo di Carlotto, Rue Heliot, Pierina nel 1938 si fa indirizzare la
posta; negli anni successivi alla guerra Carlotto le scrive delle lettere molto
confidenziali dandole anche consigli sul suo stile di vita. Ma tutto questo non
basta per spiegare la permanenza nella Spagna franchista di Maria Vauthier che
si fa indirizzare le lettere presso una signora di nome Zilda, abitante a
Barcellona.
Detto questo, occorre sgombrare il campo
da un sospetto che coglie tutti coloro che vengono a conoscenza di questa
storia: quello che Maria Vauthier abbia fatto il doppio gioco, non sempre, ma
almeno nella parte finale della sua biografia politica allo scopo di essere
lasciata tranquilla dalla polizia spagnola e poter vivere a Barcellona. I
rapporti che mantiene con le persone che abbiamo citato sopra, tutte di provata
fede antifascista, e i pochissimi documenti che ci restano dopo la sua morte ci
convincono del fatto che Pierina sia rimasta fedele alle idee della
gioventù.
Forse la soluzione al mistero è più
semplice di quanto si creda. Mentre la Francia è un paese in guerra, la Spagna
non lo é e Pierina ha la cittadinanza italiana. A Barcellona forse conosce
qualcuno che può aiutarla a sopravvivere, a trovarsi un lavoro, a mimetizzarsi
nelle tante pieghe di una grande città e in cui è morto un grande amore della
sua vita, Ruggero Baccini. Forse Pierina è provvista anche di quell'ingenuità
che nella dedizione della sua militanza anarchica l'ha portata ad ignorare le
spie che la circondavano, le delazioni e i documenti scritti su di lei. Per
tutte queste ragioni resta in Spagna, nel 1941 ha 33 anni e il caos in cui è
stata gettata l'Europa non solo consiglia prudenza, ma può far credere che
tutti i giochi non siano finiti[147].
Purtroppo il fuoco e la paura sono
avversari della ricerca storica.
Quando, dopo la morte della madre, Maria
Vauthier tornò a Rhemes-Saint-Georges per viverci definitivamente, fece venire
dalla Spagna circa 12 bauli pieni di vecchi giornali spagnoli e documenti:
tutto fu bruciato dopo la sua morte.[148] Si sono
salvate solo poche lettere, alcune fotografie e una serie di cartoline con
l'effigie di personaggi dell'anarchismo, del socialismo e del comunismo non
stalinista. Questa informazione ci è stata fornita dalla signora Laura
Vauthier, nipote di Maria, e sembra non corrispondere a verità il fatto che
Maria non volesse raccontare niente della sua vita. La questione è che i
parenti valdostani, le sorelle di sua madre e i nipoti, avevano paura di questo
passato e quando provava a parlarne cambiavano discorso o la zittivano. In un
ambiente come quello di una valle valdostana alla fine degli anni 60 del
Novecento, in cui il riflesso del boom economico aveva dei risvolti anche
culturali non del tutto compiuti, avere in famiglia un parente anarchico, e per
di più donna, destava inquietudine. Inoltre, se guardiamo all'anno della morte
di Maria, il 1973, la memoria corre ad un epoca molto travagliata per la storia
italiana. Sono gli anni che seguono il 1968 e in cui esplodono le bombe
fasciste e si manifestano i segnali del terrorismo che insanguinerà il paese
sino all'inizio degli anni ottanta. La paura può essere compresa anche
utilizzando questa chiave di lettura: sarebbe interessante sapere cosa pensava
Maria Vauthier della rivolta studentesca e operaia, del maggio francese, di
cosa avveniva in Spagna, dove nonostante continuassero le esecuzioni capitali
contro anarchici, comunisti e indipendentisti baschi, si iniziava a
capire che il franchismo non sarebbe durato a lungo.
Maria doveva e voleva lavorare anche
tornata a vivere in Valle d'Aosta, per questo si era comprata un'ape per
raggiungere un albergo di Verrand, nei pressi di Courmayeur. La guidava pur non
avendo la patente di guida e con notevole imperizia, nonostante gli
avvertimenti alla prudenza. Da qui l'incidente mortale a Morgex nel luglio
1973.
Insieme a tutto questo, il modo di essere
di Maria Vauthier, il carattere estroverso, l'abbigliamento elegante e che
ritroviamo anche in alcune fotografie eseguite durante e prima del suo
soggiorno in Spagna, l'essere una "bella donna", il modo di
parlare in cui mischiava l'italiano, il francese e il catalano, la facevano
apparire un personaggio strano, una donna forse leggera e con un passato
ritenuto non chiaro. Venne soprannominata "la Barcellona" e in
questo modo il suo ricordo si è mantenuto sino ad oggi.
C'è un elemento che vogliamo ancora
considerare: quel mazzetto di cartoline ricordo, quasi dei "santini"
con i volti di Francisco Ferrer, Michele Schirru, Gaetano Bresci, Enrico
Malatesta, Karl Marx, Filippo Turati, Karl Liebknecht, Michail Bakunin ed altri,
che Maria Vauthier si era portata con se e ci giungono dal passato della
sinistra europea. Marie Justine Pierrine Vauthier era rimasta fedele agli
ideali che avevano accompagnato la sua giovinezza? Noi pensiamo di si.
Altrimenti, perché avrebbe conservato questa memoria storica, fatta anch'essa
di carta? E perché aveva conservato numerose fotografie che la ritraggono
insieme ad altri militanti antifascisti negli anni trenta? Ancora un indizio ci
porta a questa conclusione: in una lettera inviata a Maria Vauthier da Andreino
Bianchi, nipote di Ruggero Baccini, e in cui si parla di un viaggio a
Barcellona per andare a trovare questa "zia" che nel frattempo
è partita per l'Italia. Andreino racconta che partendo dalla città catalana e
osservando dal mare la collina dove c'è il cimitero di Montjuic, ha lanciato in
mare un fascio di garofani rossi in memoria della zio Ruggero. La parola "rossi"
è sottolineata tre volte.
Stefano
Viaggio
13
agosto 2017
Archivio Centrale dello Stato, Casellario
Politico Centrale, fascicolo Maria Vauthier, 096171, busta 5332. Divisione di
Polizia Politica e Affari generali e riservati, fascicolo Maria Vauthier. ACS,
CPC, fascicolo Giuseppe Pasotti, busta 3757.
Istituto Storico della Resistenza e storia
della società contemporanea in Valle d'Aosta, fondo Maria Vauthier.
testimonianze
Laura Vauthier
Anna Maria Cossard
Laura Cossard
Luigi Martin
bibliografia generale
-Mauro Canali, Le spie del regime, Ed. Il
Mulino, Bologna, 2004
-Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA.
Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Ed Bollati
Boringhieri, 1999
-Giovanni De Luna, Donne in oggetto -
L'antifascismo nella società italiana 1922-1939, Ed. Bollati-Boringhieri, 1995
-Serafino D'Onofrio, Libertà vo' cercando
- Bologna 1890 - 1962 - Storia dell'anarchico Lorenzo Giusti, Ed. Le Coq, 1990
-H. M. Enzenberger, La breve estate
dell'anarchia, vita e morte di Buenaventura Durruti, Ed. Feltrinelli, 2018
-Fabrizio Giulietti, Il movimento
anarchico italiano nella lotta contro il fascismo 1927-1945. Ed. Piero Lacaita,
2003
-Gianpaolo Giordana, Voluntarios
Internacionales de la libertad. Antifascisti valdostani volontari nella guerra
civile di Spagna 1936-1939, Ed. Istituto storico della Resistenza e della
società contemporanea in Valle d'Aosta
-H. E. Kaminski, Quelli di Barcellona, Ed.
Il Saggiatore, 1966
-Andres Nin, Guerra e rivoluzione in
Spagna 1931-1937, Ed. Feltrinelli 1974
-Paul Preston, La guerra civile spagnola
1936-1939, Ed. Mondadori 1999
-William L. Shirer, La caduta della
Francia. Da Sedan all'occupazione nazista, Ed. Einaudi, Torino 1971
-Dizionario Biografico degli anarchici
italiani, Ed. digitali della Biblioteca Franco Serantini
-Sito internet Anarcopedia
e inoltre i romanzi di Almudena Grandes
"Ines e l'allegria" e "Cuore di ghiaccio", entrambi pubblicati
dalla Casa Editrice Guanda
[1] Geroge Eliot, pseudonimo di Mary Anne Evans
(1819-1880), é stata una delle protagoniste della letteratura britannica in
epoca vittoriana.
[2] Nella prefazione al volume di Fabrizio
Giulietti "Il movimento anarchico italiano nella lotta contro il fascismo
1927-1945", la storica Simona Colarizi ha scritto: "Il lavoro
di scavo e di analisi sul mondo variegato degli antifascisti ha prodotto ormai
una solida storiografia che presentava però una lacuna, proprio per quanto
riguarda l'opposizione anarchica, studiata soprattutto nel primo periodo - dal
biennio rosso al delitto Matteotti - ma di cui, per la fase successiva, si
avevano solo poche tracce, qualche riferimento a episodi e a militanti,
molti nomi inseriti negli elenchi dei perseguitati, dei condannati dal
Tribunale Speciale, degli esiliati." ne "Il movimento anarchico
italiano nella lotta contro il fascismo 1927-1945" di Fabrizio Giulietti,
Ed. Piero Lacaita, 2003, pag. 6
[3] I tentacoli dell'OVRA. Agenti, collaboratori
e vittime della polizia politica fascista di Mimmo Franzinelli, Ed Bollati
Boringhieri, 1999.
[4] Franzinelli op. cit pag 62
[5] Franzinelli op. cit pagg 63-64
[6] Franzinelli op. cit pag.64
[7] Franzinelli op. cit pag.65
[8] Dalle testimonianze che abbiamo raccolto e in
particolare quella del Sig. Luigi Martin che conobbe Maria Vauthier, la
famiglia era molto povera e Pierrette (così veniva chiamata in famiglia) aveva
tre sorelle maggiori: Marie, Simona ed Isalina.
[9] L'autore ha udito una testimonianza di ciò da
una signora morta centenaria negli anni 80 del Novecento. Purtroppo la
testimonianza non è stata registrata.
[10] Negli anni precedenti la Grande Guerra, gli
italiani emigrati in Francia contavano circa 420.000 persone (censimento del
1911). La cifra poi scende gradualmente e inizia a crescere dopo il 1919.
All'emigrazione di tipo economico si aggiunge anche quella politica dovuta
all'affermarsi del fascismo. Il tema dell'emigrazione politica in Francia è
stato ampiamente trattato nel volume "L'Italia in esilio. L'emigrazione
italiana in Francia tra le due guerre ", AAVV, pubblicato a cura della
Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1984.
[11] CPC, 25 marzo 1931, fascicolo Maria Vauthier
[12] Tutti i documenti sono trascritti senza
correzioni rispetto agli originali compilati da agenti o funzionari di polizia.
[13] da Collezioni digitali Biblioteca Franco Serantini, Ruggero Baccini
[14] Vedi il Dizionario Biografico degli anarchici
italiani, edito dalla Biblioteca Franco Serantini.
[15] Vedi "Il secolo breve" di Eric J.
Hobsbawm, Ed. Rizzoli 1995, Parte Prima, L'età della catastrofe.
[16] L'affare Stavisky fu uno scandalo finanziario di
grande risonanza perché il truffatore di origine ucraina, fondatore del Credito
Municipale di Bayonne, aveva fatto immettere sul mercato falsi assegni al
portatore per un valore di 25 milioni di franchi. L'inchiesta portò alla
scoperta di forti legami tra Alexandre Stavisky ed esponenti del mondo
politico, finanziario e industriale francese. Nel gennaio del 1934
Stavisky riuscì ad evitare l'arresto dandosi alla fuga e fu trovato morto in
circostanze mai chiarite nei pressi di Chamonix. Le rivelazioni dei legami tra
Stavisky e la politica (era implicato il cognato del Presidente del Consiglio
Francese Camille Chautemps, che dovette dimettersi) furono utilizzate dalla
destra per tentare di rovesciare il regime parlamentare.
[17] La situazione fu salvata non solo per
l'intervento delle forze dell'ordine che, nonostante i ripetuti attacchi,
riuscirono a contrastare i manifestanti, anche con l'uso delle armi da fuoco,
ma anche dalla defezione delle Croix de feu. Questa organizzazione era la più
forte delle leghe nazionaliste e antiparlamentari, raggruppava membri degli ex
combattenti e decorati francesi della Grande Guerra. Si muoveva con uno stile
paramilitare e il suo capo indiscusso era il colonnello De La Rocque, che a un
certo momento della serata del 6 febbraio 1934, diede l'ordine di ritirarsi
dalla piazza facendo così mancare al tentativo di colpo di stato il suo
sostegno più deciso. De La Roque era un nazionalista, ma diffidava del
nazionalsocialismo tedesco e temeva una situazione in cui la Francia potesse
scivolare in una guerra civile. Nel 1943 fu arrestato dalla polizia tedesca e
internato in campo di concentramento. Morì nel 1946 a Parigi.
[18] Queste vicende della storia francese sono
raccontate in maniera molto efficace nel libro dello storico e giornalista
americano William L. Shirer "La chute de la IIIème République".
Schirer in quegli anni era a Parigi come corrispondete europeo della Columbia
Broadcasting System e fu testimone diretto degli avvenimenti del 6 febbraio
1934. Il libro di Shirer è stato pubblicato in Italia con il titolo "La
caduta della Francia. Da Sedan all'occupazione nazista", Ed. Einaudi,
Torino 1971.
[19] Petr Alekseevivic Kopotkin (1842-1921), nato in
una famiglia aristocratica divenne uno dei massimo teorici dell'anarchismo. La
sua vita è raccontata nel libro autobiografico "Memorie di un
rivoluzionario".
[20] Queste lettere sono state messe a disposizione
dalla Signora Laura Vauthier, nipote di Maria.
[21] Nel 1933 le elezioni sono vinte dalla Confederacion
Espanola de Derechas Autonomas (CEDA) con una maggioranza relativa alle Cortes.
Nell'ottobre del 1933 é fondata la Falange Spagnola, il fondatore è José
Antonio Primo de Rivera figlio del dittatore in esilio Miguel Primo de Rivera.
Questo nuovo partito si ispira dichiaratamente al fascismo italiano.
[22] Cosa significhi esattamente questa sigla ancora
oggi è oggetto di dibattito. Sembra che sia stata inventata di getto da
Mussolini nel corso di una riunione sull'organizzazione di Giustizia e Libertà
a Milano e che avesse lo scopo, una volta resa nota la sua esistenza,
di creare timore non solo tra gli antifascisti, ma anche tra i tanti notabili e
uomini d'affari che si muovevano all'ombra del fascismo.
[23] Su questo punto si è soffermato lo storico Mauro
Canali nel suo libro "Le spie del regime", edito da Il Mulino,
Bologna, 2004.
[24] CPC, Ministero dell'Interno, 24 ottobre 1931, fascicolo Maria
Vauthier
[25]CPC, Ministero dell'Interno, 7 ottobre 1931, fascicolo
Maria Vauthier
[26]In questo documento sembra che ci sia confusione tra
Baccini e Ghillani, che apparirebbero come la stessa persona. Edoardo Ghillani
è un anarchico iscritto nella rubrica di frontiera, CPC, busta 2382.
[27] CPC, Ministero dell'Interno, Barcellona 29
ottobre 1931, fascicolo Maria Vauthier
[28] Mario Belloni, anarchico, iscritto alla rubrica
di frontiera, CPC, busta 465.
[29] CPC, Questura di Roma, 6 dicembre 1931, fascicolo Maria Vauthier
[30] CPC, Prefettura di Aosta, 13 novembre 1931,
fascicolo Maria Vauthier
[31] Divisione Polizia Politica e Affari Generali
e Riservati, fascicolo Maria Vauthier
[32] CPC, Regio Consolato italiano a Tolosa, 7 aprile
1932, fascicolo Maria Vauthier
[33] CPC, Ministero dell'Interno, 29 aprile 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[34] CPC, Ministero dell'Interno, Direzione Generale
della P.S. Divisione Affari Generali e Riservati, 4 marzo 1832, fascicolo
Vauthier
[35] Ettore Cuzzani, anarchico, iscritto nella rubrica
di frontiera. ACS. Casellario Politico Centrale, busta 1566
[36] CPC, Ministero dell'Interno, Direzione Generale
della P.S. Divisione Affari Generali e Riservati, 22 aprile 1932. fascicolo
Vauthier
[37] CPC, Ministero dell'Interno, 24 maggio 1932, fascicolo
Vauthier
[38] Giuseppe Pasotti, anarchico, iscritto nella
rubrica di frontiera. ACS. Casellario Politico Centrale, busta 3757
[39] CPC, Ministero dell'Interno, Direzione Generale
della P.S. Divisione Affari Generali e Riservati, 22 giugno 1932, fascicolo
Maria Vauthier
[40] Nel 1926 c'era stato un altro tentativo di
uccidere Mussolini da parte dell'anarchico Lucetti.
[41] Piero Gobetti muore a Parigi nel 1926.
[42] Giovnni Bassanesi (Aosta 27 marzo 1905 - Mantelupo Fiorentino 1947)
antifascista e pacifista, iscritto nella rubrica di frontiera e denunciato al
Tribunale speciale . ACS, busta 387.
[43] Fabrizio Giulietti, op. cit. pag. 130
[44] Giorgio Amendola, figlio di Giovanni, che
diventerà uno dei più importanti dirigenti del Partito Comunista Italiano, si
reca a Parigi nel 1928 e riesce a incontrare l'esponente socialista in esilio
Claudio Treves. Nel suo libro di memorie "Una scelta di vita",
Amendola racconta di aver incontrato Treves in un alberghetto dove viveva in
una stanza molto povera e di avergli consegnato un suo promemoria sulla
situazione politica italiana dicendogli che bisognava agire in fretta, anche
per evitare che molti giovani antifascisti finissero con l'aderire al partito
comunista, "il solo che mostra di voler continuare a lottare nel
Paese". Treves ascolta Amendola, prende il documento, lo invita a
ritornare l'indomani. "Treves mi disse di aver letto il mio pro-memoria,
di essere contento di apprendere che in Italia vi erano giovani antifascisti
che non avevano perso la voglia di combattere contro il fascismo, ma aggiunse
deciso e accorato "Non guardate a noi, non contate su di noi.
Siamo dei vinti, dei falliti, non cercate aiuto dalla nostra parte. Trovatevi
la strada per vostro conto." Dicendo queste parole scoppiò in
pianto, mi abbracciò e mi chiese di andare via e di lasciarlo solo".
Da "Una scelta di vita" di Giorgio Amendola, Edito da Rizzoli 1980,
pgg. 198-199
[45] Giulietti, op. cit. pag. 131
[46] Antonio Gramsci, prigioniero nel carcere di Turi
di Bari è in pieno disaccordo con la linea del PCd'I.
[47] CPC, Regia Prefettura di Torino, 26 giugno 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[48] CPC. Ministero dell'Interno, 29 luglio 1932,
fascicolo Vauthier
[49] CPC, Copia dell'appunto della Divisione Polizia
Politica N° 500/19064, fascicolo Maria Vauthier
[50] CPC, 21 ottobre 1933, fascicolo Maria Vauthier
[51] Giuditta Zanella, anarchica, iscritta nella
rubrica di frontiera. ACS. Casellario Politico Centrale, busta 5516
[52] Ilario Margarita, anarchico, iscritto nella
rubrica di frontiera. ACS. Casellario Politico Centrale, busta 3053
[53] Vedi il Dizionario Biografico degli anarchici
italiani, edito dalla Biblioteca Franco Serantini.
[54] CPC, Direzione Generale della P.S. Divisione
affari generali e riservati, 21 agosto 1933, fascicolo Maria Vauthier
[55] Salvatore Placido Borrillo, anarchico, iscritto nella rubrica di
frontiera. ACS. Casellario Politico Centrale, busta 766
[56] Divisione Polizia Politica, 10 febbraio 1932, fascicolo Maria
Vauthier
[57] Divisione Polizia Politica, 2 maggio 1932, fascicolo Maria Vauthier
[58] Divisione Polizia Politica, 15 giugno 1932, fascicolo Maria Vauthier
[59] Divisione Polizia Politica, 28 aprile 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[60] Potrebbero essere le due casse che avevano dato
origine all'espulsione di Maria Vauthier dalla Spagna.
[61] Divisione Polizia Politica, 15 marzo 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[62] Qui abitavano Ilario Margarita e la sua compagna
Giuditta Zanella.
[63] Divisione Polizia Politica, 15 giugno 1932, fascicolo Maria Vauthier
[64] Divisione Polizia Politica, 31 ottobre 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[65] Divisione Polizia Politica, 11 luglio 1932,
fascicolo Maria Vauthier
[66] Divisione Polizia Politica, 7 marzo 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[67] Divisione Polizia Politica, 7 aprile 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[68] Divisione Polizia Politica, 14 aprile 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[69] Di questa persona con il soprannome "il romanino"
non è stata trovata alcuna informazione presso il CPC.
[70] Divisione Polizia Politica, 30 maggio 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[71] Divisione Polizia Politica, 22 agosto 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[72] Divisione Polizia Politica, 14 agosto 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[73] Divisione Polizia Politica, 30 agosto 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[74] De Rosa, autore di una attentato alla vita del
Principe Ereditario Umberto di Savoia, fu un altro esponente importante
dell'antifascismo italiano non comunista: morì nel 1936, nel corso della difesa
di Madrid.
[75] Vincenzo Capuana, anarchico, iscritto nella
rubrica di frontiera, ACS, Casellario Politico Centrale, busta 1055
[76] Divisione Polizia Politica, 15 settembre 1933,
fascicolo Maria Vauthier
[77] CPC, copia appunto per Divisione Polizia
Politica, 1 dicembre 1933, fascicolo Maria Vauthier
[78] Secondo Biglia, Mombercelli
1894-Asti nel 1953, socialista libertario, volontario in Spagna. Negli
anni precedenti aveva abitato a Perpignano, nella pensione di Giuseppe
Pasotti.
[79] Alphonse Tricheaux è una delle figure storiche
dell'anarchismo francese.
[80] Virgilio Gozzoli, anarchico, iscritto nella rubrica di frontiera,
ACS, Casellario Politico Centrale, busta 2494
[81] CPC, 9 aprile 1934, fascicolo Vauthier
[82] Dalla biografia di Virgilio Gozzoli sul sito Internet Anarcopedia
[83] CPC, 22 maggio 1934, fascicolo Vauthier
[84] CPC, Prefettura di Aosta 19 aprile 1937,
fascicolo Vauthier. Augusto Mione fu un antifascista legato a Giustizia e
Libertà. In Francia si laureò ingegnere e divenne un industriale nel campo
dell'edilizia. Fu molto attivo nella Lega Italiana Diritti dell'Uomo e svolse
diverse missioni per il Governo Repubblicano spagnolo.
[85] Augusto Mione, antifascista, iscritto nella rubrica di frontiera,
ACS, Casellario Politico Centrale, busta 3307
[86] La Settimana Tragica fu un moto di protesta
scoppiato a Barcellona contro la partenza di numerosi riservisti catalani per
il Marocco.
[87] Alceste De Ambris (1874-1934) fu uno dei più
importanti sindacalisti rivoluzionari italiani. Attivo nelle lotte contadine di
fine secolo, amico di Cesare Battisti, allo scoppio della Prima Guerra
Mondiale divenne interventista e seguì D'Annunzio a Fiume, dove elaborò la Carta
del Quarnaro, una sorta di nuova costituzione molto avanzata dal punto di vista
sociale. Aderì poi al primo fascismo dell'adunata di Piazza S. Sepolcro, per
distaccarsene quando divennero chiari gli intenti reazionari di Mussolini. De
Ambris emigrò in Francia, dove divenne uno dei principali
esponenti dell'antifascismo e morì improvvisamente a Brive durante una
riunione della LIDU.
[88] Le figlie di Francisco Ferrer y Guardia si
chiamavano Paz, Trinidad e Sol. Trinidad, Trini, fu un'importante esponente
dell'anarchismo spagnolo e dovrebbe essere la persona citata nel documento.
Nella casa di Trini a Barcellona, avevano trovato asilo anche Ilario Margarita
e Giuditta Zanella. Giuditta Zanella fu testimone, sempre a Barcellona,
dell'uccisione del fratello di Trini, Paco, nel 1937 da parte di un
gruppo di stalinisti. Giuditta, che fu ferita di striscio ad un braccio,
rilasciò su questo avvenimento un'intervista al giornale anarchico "Guerra
di classe", pubblicata nel luglio del 1937.
[89] CPC, 17 aprile 1934, fascicolo Vauthier
[90] Dirigente anarchico spagnolo ucciso dai fascisti
il 20 luglio 1936. Sulla partecipazione dei volontari italiani nella Colonna
Ascaso e sui combattimenti che sostennero è molto importante la testimonianza
dell'anarchico Umberto Tommasini, raccolta da Paolo Gobetti nel 1976 a Venezia
nel corso della Biennale dedicata alla guerra civile spagnola. Questa
testimonianza è possibile trovarla su youtube all'indirizzo
https://www.youtube.com/watch?v=sMcYuTloJtQ&t=2134s
[91] Vogliamo ricordare la famosa fotografia della fucilazione della
statua del Sacro Cuore.
[92] I casi più noti sono quelli dell'anarchico italiano Camillo Berneri
(1897-1937) e Andrés Nin (1892-1937), segretario del POUM (Partito Obrero de
Unification Marxista) vicino alla posizioni di Trockij).
[93] Gli anarchici di Barcellona occupavano la
centrale telefonica non garantendo a tutte le forze antifasciste l'accesso a
questa importante struttura di collegamento. Quando la guardia civil,
controllata dai comunisti e socialisti, tentò di prenderne il controllo gli
anarchici si rifiutarono di sgomberarla e aprirono il fuoco. Iniziarono allora
una serie di scontri armati nella città che si conclusero con la sconfitta
degli anarchici, grazie anche all'arrivo a Barcellona di circa diecimila uomini
inviati dal Governo di Madrid.
[94] Tutto questo è raccontato in modo esemplare nel
romanzo autobiografico di George Orwell "Omaggio alla Catalogna" e
nel film "Terra e libertà" di Ken Loach.
[95] CPC, Prefettura di Aosta 19 aprile 1937,
fascicolo Vauthier
[96] Lorenzo Giusti, anarchico, iscritto nella rubrica di frontiera, ACS,
Casellario Politico Centrale, busta 2464 (Giusti viene però indicato come
comunista)
[97] Informazioni tratte dal sito delle collezioni
digitali della Biblioteca Franco Serantini.
[98] CPC, 23 febbraio 1937, fascicolo Vauthier
[99] CPC, copia dell'appunto della Divisone della Polizia politica,
fascicolo Vauthier
[100] L'informatore si riferisce alla
caserma Pedralbes, poi ribattezzata Bakunin
[101] Franzinelli, op. cit. pag 378, Cap.
11, da Bocchini a Senise.
[102] Informazioni tratte dal sito delle
collezioni digitali della Biblioteca Franco Serantini.
[103] Qui Canali utilizza il nome Juanita
che poi corregge in quello esatto di Julia
[104] da "Le spie del regime" di
Mauro Canali, Ed. Il Mulino, Biblioteca storica, Bologna 2004, Cap. III,
I fiduciari della polizia politica, pag. 249
[105] CPC, 3 giugno 1937, fascicolo
Giuseppe Pasotti
[106] CPC, 17 settembre 1937, fascicolo
Giuseppe Pasotti
[107] CPC, 28 luglio 1938, fascicolo
Vauthier
[108] Alberto Cianca era uno dei fondatori
e dei dirigenti di Giustizia e Libertà
[109] CPC, 29 aprile 1938, fascicolo
Vauthier
[110] CPC, 10 novembre 1938, fascicolo
Vauthier
[111] Maria Ferracini, anarchica, ACS, iscritta
nella rubrica di frontiera, busta 2003
[112] CPC, 10 settembre 1938, fascicolo
Pasotti
[113] CPC, 5 ottobre 1938, fascicolo
Pasotti
[114] In uno degli elenchi si trova anche
il nome di Carlo Rosselli
[115] CPC, 29 luglio 1938, fascicolo
Giuseppe Pasotti
[116] Camillo Berneri è uno dei più
importanti esponenti dell'anarchismo italiano. Fu ucciso da agenti stalinisti
nel 1937 a Barcellona. Berneri aveva denunciato l'attività spionistica fascista
all'estero in un libro, "Lo spionaggio fascista all'estero", apparso
nel 1929 per le edizioni Italia Libera e in cui era citato anche Santorre
Vezzari. Il lavoro di Camillo Berneri é stato ripubblicato dalla Fondazione
Comandante Libero, Milano 2016, con una prefazione di Mimmo Franzinelli.
[117] Questo documento è citato da
Franzinelli come esempio di opera di divisione, diverse copie sono inserite
anche nei fascicoli di altri antifascisti. Op. cit pag 276
[118] E' interessante notare il fatto che
lo stesso Canobbio è spiato.
[119] CPC, 3 gennaio 1939, fascicolo
Giuseppe Pasotti
[120] CPC, 18 marzo 1939, fascicolo
Giuseppe Pasotti
[121] Potrebbe essere Secondo Biglia
[122] Andre Marty appare nella parte
finale del romanzo di Hemingway "Per chi suona la campana" come
un uomo assetato di potere che adotta in Spagna gli stessi metodi di Stalin in
Unione Sovietica.
[123] CPC, 2 luglio 1938, fascicolo Maria
Vauthier
[124] CPC, 29 marzo 1938, fascicolo Maria
Vauthier
[125] Nello Gnudi, socialista, iscritto nella
rubrica di frontiera, ACS, Casellario Politico Centrale, busta 2470
[126] Paolo Ruffini, comunista, iscritto
nella rubrica di frontiera, ACS, Casellario Politico Centrale, busta 4484
[127] Pasotti Nullo, anarchico, iscritto
nella rubrica di frontiera, ACS, Casellario Politico Centrale, busta 3757
[128] Divisione Polizia Politica, 11
settembre 1938, fascicolo Maria Vauthier
[129] Divisione Polizia Politica, 31
ottobre 1938
[130] Louis Montgon (1885-1972), esponente
anarchico. Nato a Lione si stabilì a Perpignano dal 1917, Montgon fu attivo
nella lotta antifascista e durante la guerra civile spagnola fu presidente del
comitato di difesa della Rivoluzione spagnola. Nel 1937 fu sospettato di aver
preso parte ad un furto di armi nella caserma di cavalleria di Saumur
insieme ad un'altra decina di militanti, tra cui Alphonse Tincheaux. Montgon a
quell'epoca era segretario del gruppo anarchico di Perpignano che contava 25
aderenti, di cui 21 italiani, fra i quali Giuseppe Pasotti e Giuseppe Ciuti
(altro anarchico, iscritto nella rubrica di frontiera, CPC, busta 1373) .
[131] Bisogna tener presente anche i
possibili errori di trascrizione delle lettere, il "mio padre"
potrebbe essere "tuo padre".
[132] Divisione Polizia Politica, 3 marzo
1932
[133] Divisione Polizia Politica, 22 marzo
1932
[134] Mario Belloni, anarchico, iscritto nella
rubrica di frontiera, CPC, busta 465
[135] Divisione Polizia Politica, 24
aprile 1932
[136] Vincenzo Consoli, anarchico,
iscritto nella rubrica di frontiera, ACS, CPC, busta 1444
[137] CPC, 7 aprile 1939, fascicolo Maria
Vauthier
[138] Il nome esatto della strada è
Novarts
[139] CPC, 21 aprile 1939, fascicolo Maria
Vauthier
[140] CPC, 27 settembre 1939, fascicolo
Maria Vauthier
[141] Fondo Maria Vauthier, Archvio
dell'Istituto Storico della Resistenza e storia contemporanea della Valle
d'Aosta.
[142] CPC, 27 novembre 1941, fascicolo
Maria Vauthier
[143] CPC, 27 marzo 1941, fascicolo Maria
Vauthier
[144] Questa documentazione è custodita
presso L'Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea della
Valle d'Aosta
[145] Fosse comuni sono state recentemente
scoperte dopo che il governo del socialista Zapatero ha aperto gli archivi
sulle persone scomparse e assassinate in quegli anni.
[146] Carlotto Gustavo Adolfo,
antifascista, iscritto alla rubrica di frontiera, ACS, CPC, busta 1093.
[147] Negli anni della guerra e della
resistenza gli antifascisti spagnoli che combatterono insieme ai partigiani
francesi erano convinti che gli alleati avrebbero rovesciato il regime di
Franco. Ma si sbagliavano: Franco si sganciò dall'alleanza con Hitler e si
presentò alle potenze occidentali come una garanzia contro il comunismo, una
volta iniziata la guerra fredda.
[148] Un'altra testimonianza di questo
fatto è stata rilasciata dal Sig. Luigi Martin.
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