Borrillo Placido Salvatore Angelo anarchico italiano in Belgio documentazione 1928-1943


Placido Salvatore Angelo Borrillo
anarchico italiano in Belgio
1897-1943

Una fotografia di Placido Salvatore Angelo Borrillo. Dal fascicolo del Casellario Politico Centrale, conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato

Fra le persone che Marie Justine Pierrine Vauthier conobbe nel corso della sua militanza anarchica a Tolosa, c'é l'anarchico Placido Salvatore Angelo Borrillo e i loro contatti vennero osservati con molta attenzione dall'apparato spionistico e poliziesco del fascismo, tanto da indurre il capo della polizia italiana, Arturo Bocchini, ad intervenire personalmente con un telegramma inviato alle Prefetture del Regno, con particolare attenzione a quelle delle regioni aventi valichi di frontiera.
Ripercorrere la storia intensa e dolorosa di Placido Salvatore Angelo Borrillo significa anche spostarsi dalla Francia al Belgio, nazione in cui tanti emigranti italiani approdavano per andare a lavorare nelle miniere.
Come in Francia,  negli anni venti e trenta del Novecento, in Belgio accanto all'emigrazione economica c'era quella politica che aumentò quando la dittatura in Italia costrinse migliaia di persone a cercare all'estero il modo di manifestare le proprie idee e riorganizzare la lotta contro il fascismo che in Italia cancellava l'incompiuta e imperfetta democrazia liberale.
L'unità archivistica numero 766, presente presso l'Archivio Centrale dello Stato nel Casellario Politico Centrale, fornisce le seguenti informazioni nell'apposita scheda segnaletica:
"Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo e Martinello Maria, nato a Castelnuovo della Daunia (Foggia) il 15 ottobre 1897, contadino poi scaricatore di porto, domicilio Castelnuovo (Foggia), anarchico, Belgio. Statura media, corporatura snella, capelli neri, viso bruno, occhi castani, 2 fotografie: la prima avuta per via confidenziale da Liegi il 2 ottobre 1929; la seconda, pervenuta sempre per via confidenziale, da Bruxsselles l'8 agosto 1931." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Fra i primi documenti del fascicolo troviamo un foglio dell'"Estratto dal Bollettino delle Ricerche, supplemento dei sovversivi numero 178 in data 5 agosto 1931". La fotografia di Borrillo è quella pervenuta nel 1929 e la riproduzione è molto scadente; Borrillo è definito propagandista anarchico da fermare. 

Foglio dell'Estratto dal Bollettino delle Ricerche, supplemento dei sovversivi numero 178 in data 5 agosto 1931
[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Dalle notizie contenute nel fascicolo Borrillo conosciamo la vita di un anarchico italiano che combatte, come tante altre persone in quell'epoca, due battaglie: una contro il fascismo e un'altra contro la tubercolosi. Un male a cui cerca di sfuggire senza successo; muore probabilmente nel 1943 in Belgio, a 46 anni, lasciando la moglie e quattro figli che, a quanto trapela dai documenti, hanno conosciuto una grande miseria.
Borrillo non è un intellettuale, ma un contadino che si sforza di scrivere e diffonde giornali. E'  una delle armi con cui gli antifascisti cercano di combattere la dittatura.  
La polizia italiana inizia ad interessarsi di Borrillo due anni dopo l'emanazione delle leggi eccezionali in Italia, è il 1928.
Le prime informazioni sono contenute nella copia di un appunto, datato 12 dicembre 1928, della Divisione di Polizia Politica e inviato al Casellario Politico Centrale.   
A Bruxelles due comunisti, E. Valori e L. Rivolta  e due anarchici, Giocchino Biancardi e Borrillo [c'è scritto Borilli], si sono recati nel mese di novembre  a Basilea.
"Nessuno dei quattro è stato individuato meglio finora...I quattro individui elencati verso la metà di novembre u.s. si sarebbero recati a Basilea, in casa di certo Cavina non meglio identificato evidentemente per combinare qualcosa di sospetto ma non avendo potuto raggiungere l'accordo fra di loro se ne tornarono a Bruxelles, ove dimorano tutti, meno il Borillo che abita a Seraing. L'informatore ha fatto presente che si tratta di individui assai pericolosi. Sono state predisposte indagini fiduciarie per appurare qualche più precisa notizia in merito."[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Nei documenti Borrillo viene definito anarchico, ma a volte anche comunista.
E' un comunismo diverso da quello di matrice bolscevica e nel suo dossier è conservato anche un manifesto "anarchico comunista" in cui vengono esposte le idee del movimento: vi è prefigurata una società basata sull'abolizione della proprietà privata e organizzata attraverso la democrazia diretta. Nella parte dedicata al "programma sociale" possiamo leggere:
"Incoraggiati da una simile tendenza libertaria, i comunisti-anarchici restano partigiani di un'organizzazione sociale sfociante nella Comune, agglomerazione demografica abbastanza vasta per poter efficacemente praticare la solidarietà sociale organizzando la produzione in modo razionale e tenendo conto in ogni suo atto della libertà inviolabile degli individui e delle associazioni."[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Da questo breve passaggio si coglie una netta distanza dal comunismo sovietico, per come si stava organizzando tra la fine degli anni venti e l'inizio dei trenta sotto la guida di Stalin.

Manifesto comunista-anarchico [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Su retro del manifesto Borrillo ha provato a scrivere un articolo (o forse un intervento in vista di una riunione) in cui si parla del sostegno ad Angelo Bartolommei.
Lo scritto autografo é datato 6 febbraio 1929, ma é di difficile decifrazione e sembra in polemica con Luigi Damiani, noto esponente anarchico italiano emigrato in Brasile, poi tornato in Italia e nuovamente emigrato nel 1926, prima in Francia e poi in Belgio [su Luigi Damiani vedi la scheda biografica pubblicata nella Biblioteca digitale Franco Serantini di Pisa].
"Questo comitato di Flemalle [località nei pressi di Liegi] il giorno dopo senza sapere chi era questo ribelle ha fatto il suo dovere...ha iniziato subito...degli avvocati per informarlo se era contento di accettare la difesa del Comitato anarchico del Belgio. Il compagno non ha esitato un istante ad accettare...gli avvocati vengono con la risposta affermativa allora il comitato si è preso l'impegno di fare tutto quello che le sue forze permettono pur di fare strappare dalle mani della giustizia il valoroso nostro compagno Bartolomei. Di tutto ciò  ne é a conoscenza il Comitato di Parigi e credo anche il compagno Damiani ne sarà a conoscenza. Come mai che il compagno Damiani essendo credo lui a conoscenza di tutto ciò si permette di rivolgere un appello in favore...e fa la distinzione che i compagni fanno pure a lui a quel comitato di Parigi...Ricerca forse di boicottare questo Comitato? O forse il compagno Damiani  fa questo perché questo Comitato non l'abbia aiutato abbastanza nel tempo della sua detenzione qui a Liegi?..."
Traspaiono in questo scritto divisioni personali e fra i diversi gruppi dell'emigrazione italiana di cui parleremo tra poco e che emergono da altri documenti presi in esame. Ma vediamo brevemente chi è Angelo Bartolommei.
Anarchico, emigra in Francia e a Nancy l'8 novembre 1928  uccide un sacerdote che occupa il posto di Viceconsole italiano. Don Cesare Cavaradossi, in cambio di protezione e della possibilità di non essere espulso dalla Francia,  aveva proposto a Bartolommei di diventare un delatore per i servizi segreti italiani. Ricercato dalla polizia francese, Bartolommei fugge in Belgio dove é arrestato e sottoposto a processo. A favore dell'anarchico si  mobilitano molti esponenti della sinistra belga e le organizzazioni antifasciste degli emigrati italiani. Il delitto Bartolommei, dopo molte esitazioni, è riconosciuto dal tribunale belga come un atto di natura politica e il giovane viene scarcerato con l'obbligo di lasciare il paese entro una settimana.
Presso l'ACS, tra i fascicoli della Divisione della Polizia Politica,  uno intestato a Bartolommei contiene i rapporti dell'informatore n° 148 [Ferrari Umberto, periodo di collaborazione con il Ministero dell'Interno, anni 1928-1943. Dall'elenco dei collaboratori con il Ministero dell'Interno, pubblicato in appendice al volume Le spie del regime, di Mauro Canali, pag.564, Ed Il Mulino, Bologna, 2004. Vista la lunga durata della collaborazione di Ferrari, la fonte delle notizie su Borrillo che provengono dalla Pol Pol potrebbe essere sempre la stessa.].
In un messaggio datato I marzo 1930 e proveniente da Bruxelles s'informa che
"E' Lazarevitc che ha preso la protezione di Bartolomei; come ho potuto sapere oggi nella serata si terrà il comizio organizzato dagli anarchici a Seraing." [Ministero dell'Interno. Direzione Generale della Pubblica Sicurezza. Divisione Polizia Politica. Bartolomei Angelo. Fasc. 5802].
Lazarevitc è un anarchico russo emigrato in Belgio e Borrillo abita a Seraing, dove sembra essere tra i più noti esponenti del locale comitato anarchico.
Angelo Bartolommei, dopo varie peregrinazioni in Europa, va in America del sud e si stabilisce a Montevideo, dove muore nel 1960[sulla figura di Angiolino Bartolommei vedi la scheda biografica in la Biblioteca digitale Franco Serantini di Pisa].    
Il Ministero dell'Interno chiede informazioni su Borrillo;  in data 2 ottobre 1929 il Regio Console a Liegi, Silimbani, risponde:
"Mi onoro di segnalare la pessima condotta del connazionale residente a Seraing. Le informazioni assunte lo designano talune come anarchico, altre come comunista. Trattasi comunque di un sovversivo della peggior specie, malvagio e violento. Recentemente, in compagnia di alcuni altri sovversivi, aggrediva l'ex combattente e mutilato Segatto Giobatta iscritto nella sezione di Liegi. Dopo averlo percosso gli strappava il distintivo che veniva da questo delinquente calpestato. Il Borrillo frequenta ambienti sovversivi e minaccia chiunque presuma appartenere alle Associazioni Nazionali. Si allega una fotografia." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Sull'aggressione a Giobatta Segatto il giornale Il risveglio anarchico, pubblicato in lingua italiana in Svizzera, da la sua versione in un articolo dedicato alle esitazioni con cui il ministro della giustizia belga tenta di evitare che il delitto Bartolomei venga considerato un atto di lotta antifascista. A proposito delle minacce di espulsione e delle ritorsioni contro gli antifascisti italiani in Belgio che solidarizzano con Bartolomei e si mobilitano per la sua immediata scarcerazione, così scrive il foglio anarchico:
"A Liegi i nerocamiciati passeggiano spavaldamente provocando operai belgi e stranieri, e pochi giorni fa passarono pure a vie di fatto contro un lavoratore che, ingenuamente, credeva il Belgio terra in cui lo squadrismo non regnasse ancora. Il malcapitato, oltre alle brutalità fasciste subite, si vide arrestato dalla sbirraglia democratica, mentre i suoi aggressori se n'andavano indisturbati. A Seraing pure s'é avuto qualcosa di simile. Un abbrutito mussoliniano, che per il solito eroismo dei dieci contro uno, non fa pompa della cimice, ma si accontenta del distintivo di ex combattente, viene invitato a togliersi quell'emblema di barbarie. Risponde con eguali minacce, ma gli viene strappato lo stesso. Ricorre alla poliziottaglia, che si fa in quattro per soddisfarlo e, grazie allo zelo degli sbirri del socialista Merlot, si può contare fin d'ora sovra un'espulsione in 48 ore ed un processo in corso per il più banale degli incidenti. Ma la democrazia è pur sempre una bella cosa. Liegi 21 ottobre 1929."
L'articolo è firmato EGI.


1.                                    
Anche la Prefettura di Foggia è coinvolta nelle indagini e informa che Borrillo si trova in Belgio, il recapito è Seraing-sur-Meuse [Liegi] Avenue des Champes 108. Borrillo è iscritto nella rubrica di frontiera con il numero 13923. I motivi per cui l'indagato è già iscritto nella Rubrica di Frontiera non sono specificati; è scattato qualcosa dopo l'aggressione all'ex combattente raccontata dal Console di Liegi e che, da come abbiamo visto nell'articolo appena citato, ha provocato un'espulsione e un procedimento giudiziario? C'é un legame con la solidarietà degli anarchici ad Angelo Bartolomei?  Il provvedimento è stato preso dopo il fallito attentato contro Umberto di Savoia a Bruxelles, compiuto dall'italiano Fernando De Rosa il 22 ottobre 1929?
La Prefettura di Foggia in, data 24 ottobre 1929, invia ulteriori informazioni.
Nel 1917, a vent'anni, Borrillo è chiamato alle armi e prende parte alla grande guerra sino al 1918; congedato non torna al suo paese e non da più notizie alla famiglia.
"Da informazioni assunte risulterebbe che appena congedatosi si stabilì in un comune della provincia di Vicenza ove contrasse matrimonio, e di là dopo poco tempo emigrò prima in Francia e successivamente in Belgio. Nel suo comune nativo mantenne cattiva condotta, era poco amante del lavoro, e vessava i genitori per estorcere denaro onde soddisfare i suoi vizi. Colà, data anche la sua giovane età, non diede luogo a rilievi sulla condotta politica. Da questi atti nulla emerge a di lui carico." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Da queste informazioni si può desumere che la scelta anarchica di Borrillo sia avvenuta gradualmente: la visione degli orrori della guerra e l'insofferenza per la vita militare,  l'emigrazione in Francia e poi in Belgio in cui il contatto con ambienti diversi dal suo paese di origine lo fa approdare ad una scelta libertaria e antifascista. L'episodio dell'aggressione all'ex combattente Giobatta Segato può essere inquadrato nella risposta antifascista dei fuorusciti italiani in Belgio, analizzata dalla storica Anne Morelli in "Fascismo e antifascismo nell'emigrazione italiana in Belgio. 1922-1940" [ed. Bonacci, Roma, 1987].
Chi all'inizio degli anni 20 lascia l'Italia per motivi politici non dimentica come il fascismo ha conquistato il potere. Il ricordo dello squadrismo e delle aggressioni subite è ancora molto vivo e per questo gli antifascisti sono decisi a contrastare l'apertura di sezioni, case del fascio o semplicemente iniziative a favore del regime all'estero, con lo stesso metodo usato dal fascismo: la violenza.
"Seri scontri avevano luogo in continuazione" scrive Anne Morelli "Ho personalmente rilevato, dal dicembre 1925 al settembre 1938, fatta eccezione per le manifestazioni, non meno di 48 incidenti tra fascisti e antifascisti italiani in Belgio. Per la maggior parte si trattava di incidenti talmente gravi da comparire nella stampa belga e si deve pure considerare che questi dati possono essere inferiori alla realtà in quanto, spesso, i giornali non facevano riferimento ai motivi politici che causavano questi fatti, facendoli spesso passare sotto il titolo banale di -Rissa tra italiani-." [op. cit. pag. 138]
Gli antifascisti che all'estero affrontano il fascismo si sentono relativamente protetti dalle istituzioni democratiche dei paesi che li ospitano, anche se queste azioni e dimostrazioni di "antifascismo militante" possono comportare, come abbiamo visto, il rischio di espulsione determinato anche dall'evoluzione della situazione politica belga che, dopo l'andata al trono di Leopoldo III, si sposta sensibilmente a destra, contemporaneamente all'ascesa e al rafforzarsi del nazionalsocialismo in Germania.
Ma l'azione dell'antifascismo è anche compromessa da polemiche e sospetti che, soprattutto nei primi anni di esilio, dividono il fronte di lotta. E queste divisioni non solo sono il retaggio della sconfitta, ma attraversano, compresi i comunisti, tutti i gruppi politici che si erano opposti al fascismo. E per la galassia anarchica, costituita da gruppi e comitati spesso in polemica tra loro su questioni importanti come l'atto individuale e la negazione di ogni organizzazione oppure la ricerca di forme organizzative di nuovo tipo, la situazione non è diversa. 
Un sentore dei dissidi  interni ai gruppi anarchici italiani in Belgio si apprende da due lettere inviate a Borrillo e copiate dagli agenti italiani.
La più lunga e comprensibile data 18 febbraio 1930, l'altra é precedente: 18 gennaio.
In quella del 18 febbraio 1930, scritta da Caporali Paolo (abitante in Via D'Oro 44-Bruxsselles) si apprende che:
"Domenica mattina abbiamo avuto una riunione e quasi tutti i compagni italiani erano presenti e abbiamo discusso a nuovo l'affare Berneri, ma la maggioranza quasi completa ha confermato ciò che si aveva deliberato nella precedente, cioè a dire di privare il Berneri di ogni aiuto morale e materiale avendo constatato che il suo modo d'agire non era anarchico e la sua professione di controspionaggio l'ha fatto cadere nella rete ed ora egli raccoglie il frutto del suo seminato. Contrari a questa decisione furono 4: Gamba, Bifolchi, Contarelli, ed un altro di cui non conosco il nome ma che è stato espulso da Seraing l'anno scorso" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Da questa lettera è possibile desumere che Borrillo non sia un militante qualsiasi, ma un esponente di un certo livello dell'organizzazione anarchica in Belgio e nella zona di Liegi.
L'altra lettera, la prima, è del 18 gennaio ed è inviata da J. Cadrot - Boite 21 - Noisy le Sec (Seine Francia). In essa si riferisce di un intervento a favore, forse, di Berneri, soprannominato Cacasenno.
"...in seguito di un invito perentorio da Parigi. Essi ci hanno scritto che erano pronti a sopportare le spese, e come tu vedi sono stati troppo prematuri, perché si tratta di un grande uomo. Io sono quasi certo che essi non hanno fatto niente in favore di questi poveri giovani di Cannet [nel paese di Cannet c'erano stati scontri con i fascisti], che si trovano abbandonati da tutti ed attaccati vivacemente dai concentrazionisti..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]  
Camillo Berneri è uno dei più importanti intellettuali anarchici della prima metà del Novecento. Berneri  capisce che in Europa esiste una fitta rete di agenti provocatori al servizio della polizia fascista e cerca di smascherarli con la controinformazione. A Marsiglia, nel 1928, pubblica un libro dal titolo "Lo spionaggio fascista all'estero" in cui si fanno nomi e cognomi di agenti e spie e vengono ricostruite alcune provocazioni della polizia italiana ai danni dell'antifascismo. Ma lo stesso Berneri cade nella rete della provocazione quando a Parigi stringe amicizia con Ermanno Menapace, agente fascista che lo coinvolge in una serie di operazioni poliziesche che portano ad arresti tra gli antifascisti italiani da parte della polizia francese, convinta che si tratti di terroristi pericolosi. Su Berneri, per la sua diversità di intellettuale e filosofo dall'ambiente anarchico proletario, si addensano dubbi e sospetti derivanti anche da una certa dose di ingenuità. C'é poi un problema politico che pone Berneri in una posizione non facile all'interno del movimento anarchico: la sua amicizia con Carlo Rosselli, fondatore di Giustizia e Libertà.
Giustizia e Libertà propugna atti eclatanti in Italia per dimostrare alle nazioni democratiche che in Italia c'é una dittatura liberticida. Per Carlo Rosselli la lotta al fascismo in Italia deve accompagnarsi ad un rinnovamento della vita democratica che porti anche alla fine dell'istituzione monarchica. La lotta, per Rosselli e Giustizia e Libertà, deve essere condotta in Italia costruendo una fitta rete cospirativa che conduca ad un'insurrezione democratica. Anche gli anarchici intendono tornare in Italia e lottare con azioni esemplari, ad esempio l'uccisione di esponenti fascisti o dello stesso Mussolini, ma non rinunciano alla loro idea di abolizione dello stato in nome di una società libertaria. Le divergenze degli anarchici con Rosselli e i suoi compagni aumentano quando Giustizia e Libertà decide di entrare nella Concentrazione Antifascista che riunisce i vecchi partiti travolti dal fascismo, esclusi i comunisti. Per questi motivi, Berneri che in un primo momento vede in Giustizia e Libertà un elemento di grande novità, ma che non rinuncerà mai all'idea dell'abolizione di ogni forma di stato, è osservato con sospetto nell'ambiente anarchico in cui permangono forti elementi di settarismo e individualismo.
Silimbani, il Console italiano a Liegi, da ancora notizie su Borrillo e sulla sua espulsione dal Belgio. La data è 3 luglio 1930.
"...mi onoro di informare che il comunista anarchico in oggetto è stato espulso dal Belgio. Si ritiene siasi diretto nel Granducato del Lussemburgo ma non si hanno elementi precisi per accertarlo.  Il Borrillo -come è stato posto in evidenza- frequentava gli ambienti più estremisti e svolgeva attiva propaganda comunista-anarchica. Egli era in intimi rapporti col noto anarchico Luigi Damiani di Bruxelles, con Caporali Paolo -Rue D'Or 44 - Bruxelles e con i centri anarchici di questa provincia, del Lussemburgo, della Francia e anche dell'America da dove riceveva sussidi per la propaganda. Abbiamo potuto prendere copia di tre lettere che possono particolarmente interessare il Questore Comm. Rizzo...Allego una bozza di articolo scritto dal Borrillo per un giornale anarchico, sul retro di un manifesto comunista anarchico..."  [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Silimbani si riferisce al manifesto e allo scritto che abbiamo già citato.
La conferma dell'attività di Borrillo nel settore della propaganda viene anche da un documento in data 22 luglio 1930, inviato dal Ministero dell'Interno. Si tratta di un'ulteriore richiesta informazioni. Borrillo si occuperebbe di giornali anarchici e lavorerebbe presso la fabbrica di prodotti chimici "L'Azote".
In un altro documento, datato 2 dicembre 1930,  apprendiamo che Borrillo è stato espulso dal Belgio il 16 maggio 1930, ma ha ottenuto una proroga. In questo, come nella relazione del Console Silimbani, non sono specificati i motivi dell'espulsione. E' interessante notare il riferimento iniziale alla cosiddetta sezione materia [vedi Mauro Canali, op. cit.] che si occupa particolarmente del contrasto nei confronti dei comunisti.
"La Sez I° (materia) con nota del 1/12/1930 trascrive il seguente appunto in data 20 novembre 1930 n.500/22834 della Divisione di Polizia Politica con PREGHIERA DI NON CONTROLLARE ALL'ESTERO: Si trasmette un elenco di tutti gli italiani che sono stati espulsi dal Belgio dal gennaio all'ottobre 1930, per la loro attività sovversiva, pervenuto in via confidenziale ( in detto elenco risulta il soprascritto). " [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Gli italiani espulsi o respinti sarebbero 236 e così suddivisi: 53 per motivi di ordine pubblico, 53 per precedenti penali, 1 dichiarato indesiderabile. Respinti: 96 per precedenti penali, 28 per motivi di ordine pubblico, 5 indesiderabili.
"Si prega di evitare qualsiasi controllo nel Belgio, se occorrono maggiori chiarimenti su qualcuno dei nominativi di cui allo unito elenco, si prega di indicare il numero d'ordine corrispondente all'individuo che interessa a questa Divisione. Vedi orig. in Vallotto Augusto di Antonio n.87954 del 2 dicembre 1930" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Manca l'elenco completo dei nominativi e la raccomandazione di non fare indagini in Belgio è dovuta alla necessità di proteggere gli informatori.
Da un appunto della Divisione Polizia Politica del 18 marzo 1931, inviato al CPC e contenente un elenco di 9 persone giunte all'albergo Grand Place di Bruxelles tra cui Borrillo, Gozzoli e Sbardellotto, apprendiamo che Borrillo è ancora in Belgio. Per la prima volta qui si fa il nome di Angelo Pellegrino Sbardellotto che cercherà di uccidere Mussolini nel 1932. Nell'incontro all'albergo di Bruxelles c'é anche Virgilio Gozzoli, altro esponente di primo piano tra gli intellettuali anarchici italiani.
Ma in una copia di un appunto della Divisione Polizia  Politica in data 12 giugno 1931 e firmato dal capo della Divisione Di Stefano, leggiamo:
"In relazione all'appunto del 16 aprile p.p. comunicasi che a quanto è stato ulteriormente riferito dalla medesima fonte fiduciaria attendibile, il segnalato Angelo Borrillo, si troverebbe in Olanda mentre la moglie di lui, starebbe tutt'ora a Seraing. Si prega di evitare il controllo nel Belgio." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Stanno iniziando gli spostamenti di Borrillo che lo vedranno giungere anche a Tolosa, dove conosce Marie Justine Pierrine Vauthier.
Tra i documenti conservati nel fascicolo Borrillo c'é un frammento di una lettera al padre: sembra che chieda aiuti per la sua famiglia e tra le righe si comprendono anche gli effetti della crisi economica mondiale, esplosa con il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929.
"Seraing 28-5-31 Padre dopo lungo silenzio vengo con questa mia per farvi sapere che noi stiamo alcuanto bene parimento speriamo di voi tutti. Edagià molto tempo che vi scrissi una lettera e non abbiamo avuto nessuna vostra risposta, non sappiamo comprendere il motivo forse non l'avete ricevuta? questa velafacciamo espressa così siamo sicuri che la potete riceverla. Come velapassate voi laggiù? noi qui tiriamo asforzi di stenti avivere dato la grande disoccupazione che ce è le paghe hanno ridotto molte, infine dato che siamo una grande famiglia cioè in sei è io solo che lavoro non tutti i giorni, figuratevi che vita facciamo..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Il Ministero dell'Interno scrive al Consolato di Marsiglia in  data gennaio 1 gennaio 1932.
Borrillo alla sua espulsione dal Belgio ha dichiarato di voler andare a Marsiglia per ragioni di lavoro. Si chiede di rintracciarlo e fornire informazioni su di lui.
Da questa prima narrazione delle vicende in cui è coinvolto l'anarchico italiano, sorge un domanda: Borrillo ha partecipato agli incontri in cui gli anarchici in Belgio hanno organizzato gli attentati a Mussolini? Da un documento incompleto che riassume la deposizione di Sbardellotto dopo il fallito attentato a Mussolini, sembrerebbe di si. Nelle informazioni raccolte da Sbardellotto e in quelle sulla preparazione dell'attentato, si può leggere:
"Da quando arrivò in terra straniera cominciò a frequentare ambienti anarchici, ma solo nel 1929, quando risiedeva a Seraing, entrò a far parte del Comitato anarchico di Liegi, insieme a Borrillo Angelo e Gregori Ernesto..., qualche giorno dopo la fucilazione dello Schirru, recatosi a Bruxelles per concertare con quel comitato anarchico il modo di venire in aiuto ai due compagni colà arrestati, per essere espulsi, a quanto poteva ricordare, Pezzoli di circa 45 anni, da Genova, e Angiolino (Giovanni?), di circa 30 anni, toscano..., si incontrò con l'anarchico Cantarelli, che faceva parte del comitato...A lui, che gli consegnò alcune cartoline raffiguranti lo Schirru, egli manifestò di essere disposto come già da tempo aveva pensato di recarsi in Italia, per attentare alla vita di S.E. il Capo del Governo, facendogli però presente che gliene mancavano i mezzi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Il documento prosegue raccontando i contatti di Sbardellotto e l'incontro con un anarchico detto "Nemo" che avrebbe avuto un ruolo importante nella preparazione dell'attentato, ma di cui non si conosce ancora il nome.
Le indagini sui contatti di Sbardellotto all'estero proseguono e nella copia di un tele espresso del Ministero degli Esteri sui  rapporti di Sbardellotto con anarchici in Belgio, tra cui Borrillo, datato 27 settembre 1932, si riferiscono gli accertamenti da parte del console di Liegi per capire se Sbardellotto ha agito da solo o insieme ad altri.
"Nonostante le indagini accuratamente svolte non è stato possibile accertare se gli individui nominati nel telespresso di codesto R. ministero presero contatto con lo Sbardellotto per la preparazione dell'attentato cui aveva in animo di compiere. Dette indagini però hanno confermato che essi (che vanno classificati fra i peggiori sovversivi della regione) erano intimi amici dello Sbardellotto. Quasi tutti erano già noti a questo R. consolato come risulta per la nota informativa posta per ciascuno di essi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
I nominativi sono: Borrillo Angelo (c'è scritto Borilli) definito "anarchico violentissimo. Durante la sua permanenza in Seraing non perdeva occasione per aggredire ex combattenti ed altri connazionali che sapeva di buoni sentimenti. In data 16.5.1931 è stato espulso dal Belgio"[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS];   Gregori Ernesto, violentissimo ed espulso dal Belgio; Zambonini Enrico, pericoloso e ancora in Belgio; Bruna Ernesto, anarchico e ladro, ricercato per furti; Del Col Guido, identificato con Dal Col Giovanni; Macolino Francesco, antifascista.
In data 1 agosto 1932 dal Consolato di Marsiglia, con un messaggio al Ministero dell' Interno e alla Prefettura di Foggia, si fa sapere che Borrillo è ancora presente nella città. Per lui é prossimo un decreto di espulsione ed indicato come comunista.
"In esito al dispaccio di cui sopra ho l'onore di significare che l'individuo in oggetto è tuttora qui residente e pare debba essere prossimamente oggetto di decreto di espulsione non avendo egli obbedito all'ordine di refoulement [espulsione]. Secondo le informazioni potute raccogliere non pare esplichi attività politica." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Alla fine di dicembre dal consolato Marsiglia s'informa il Ministero dell' Interno della scomparsa di Borrillo dal recapito in rue Loubon 67. Sembra che si sia trasferito in Quartier St. Joseph campagne La Marie ed è "in attesa di svolgimento di una pratica per infortunio sul lavoro qui riportato il 26.7.1932. Il medesimo è oggetto di un arreté de refoulement." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] La data è 12 dicembre 1932.
Borrillo nei mesi successivi lascia Marsiglia e raggiunge la località di Montauban, relativamente vicina al grande porto francese. Lo apprendiamo da un appunto della Divisione di Polizia Politica e Affari generali e riservati, firmato dal capo della divisione Di Stefano in data 14 luglio 1933.
"Di seguito all'appunto 12.6.1931 N.500/13170, si comunica che, giusta quanto viene comunicato da fonte fiduciaria, l'anarchico Borillo Angelo di Carlo, si troverebbe presentemente a Montauban (Francia)". [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
La notizia è confermata dalla richiesta di notizie da parte del Ministero dell'Interno, inviata al Consolato di Marsiglia e quello di Tolosa in data 24 luglio 1933.
"Viene riferito fiduciariamente che il comunista in oggetto si troverebbe presentemente a Montauban...si prega di disporre accertamenti per conoscere si sia allontanato...dirigendosi in quella di Tolosa. Il Consolato di Tolosa è pregato di compiacersi disporre le opportune indagini per rintraccio del Borrillo ed in caso di esito positivo, si prega di voler disporre in di lui confronto ogni possibile vigilanza seguendo i di lui spostamenti e quanto di notevole risulti nella sua attività politica..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Borrillo però non si sta spostando in Francia soltanto per motivi politici: la sua tubercolosi si  aggrava. Il coinvolgimento nella preparazione dell'attentato di Sbardellotto a Mussolini, fa ritenere alla polizia italiana che i suoi spostamenti abbiano come obbiettivo un'altra azione in Italia.
Quando Borrillo giunge a Tolosa, incontra Maria Vauthier che lo ospita in casa sua. Il tramite di questo incontro è probabilmente Giuseppe Pasotti, l'anarchico con cui la Vauthier collabora, che provvede agli aiuti per gli italiani che giungono nel Sud Ovest della Francia.
In un appunto della Div. di Polizia Politica apprendiamo che  Borrillo, insieme a Maria Vauthier è andato a Perpignan dove Pasotti vive. La data è 16 agosto 1933. Borrillo poi è tornato a Tolosa mentre la Vauthier è partita per Parigi.
Questi movimenti preoccupano molto la polizia: in data 24 agosto 1933 un telegramma è inviato a tutte le prefetture del regno dal capo della polizia italiana Arturo Bocchini. Il tono appare molto preoccupato.
"...Viene segnalato ripresa intensa attività sovversiva nota anarchica Vauthier Maria intesa Pierina di Giuseppe residente in Francia in assidui contatti con anarchici colà residenti fra cui noto pericoloso Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato 15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia (Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi che predetta est partita frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi per organizzare propositi delittuosi con probabile partecipazione suddetto Borrillo stop- Richiamando circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno 1932 rinnovasi disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo rigorosa perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno stop- Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- Rammentasi che anarchica Vauthier est iscritta fascicolo 61 rubrica frontiera et schedina 0969 bollettino ricerche luglio 1932 con fotografia diramata con circolare n° 40966-96171 data 26 giugno 1932 e che anarchico Borrillo est inscritto n° 27248 rubrica frontiera et schedina 6337 bollettino ricerche agosto 1931 con fotografia stop- Paricolare raccomandazione rivolgersi Prefetti Torino Foggia nonché Prefetti confine francese-svizzero. Pel Ministro fto Bocchini." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]   

Dispaccio telegrafico firmato Bocchini del 24 agosto 1933 [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]   
In un messaggio successivo, 19 settembre 1933, apprendiamo che un confidente del Consolato italiano a Tolosa si è recato in casa della Vauthier ed ha trovato solo Borrillo. La Vauthier è ancora  a Parigi. Borrillo racconta alla spia di aver vissuto a Marsiglia "in perfetta amicizia" con Vincenzo Capuana, noto esponente anarchico  arrestato in Italia con il sospetto di voler preparare un attentato contro Mussolini.
A novembre in una copia di un telegramma inviato dal Consolato di Tolosa il 17 e  diretto all'Ambasciata italiana a Parigi, si apprende che Borrillo è ricoverato presso l'ospedale civico.
"Il Borrillo è attualmente degente in questo ospedale civico. E' considerato elemento pericoloso." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]   
Nel fascicolo intestato a Borrillo a questo punto incontriamo un documento di grande interesse per ricostruire le vicende della cospirazione anarchica in Belgio, in Francia e nell'America del Sud. Si tratta della deposizione, presso la Questura di Firenze, dell'anarchico Gaetano Del Massa [CPC, fascicolo 90353] il quale presentatosi spontaneamente racconta la sua vita e le vicende legate al movimento anarchico internazionale in cui era stato coinvolto. Il Del Massa, che ha contratto la sifilide, si dice stanco e disposto a collaborare, intende fornire ulteriori informazioni. Esaminando il fascicolo Del Massa si ha la sensazione  che la sua decisione non sia dettata da un ripudio dell'antifascismo e dell'anarchia, ma, oltre al suo stato di salute, da una forma di sfiducia nei suoi confronti da parte degli anarchici italiani che sono in sudamerica.  La lunga confessione, a cui dedicheremo un capitolo in questo blog, è inviata dal Prefetto di Firenze Maggioni al Ministero dell'Interno ed è accompagnata da una lettera in cui viene spiegata la vicenda. Qui riportiamo solo un brano in cui Del Massa racconta i suoi spostamenti e parla di Borrillo. I fatti risalgono agli anni 1927-28.
"A Serence [forse c' un errore di trascrizione o di cattiva interpretazione del racconto orale e si tratta di Seraing] era fiduciario del gruppo anarchico il Gregori, mentre la carica di V. Fiduciario era disimpegnata da Borillo. Ma essendosi costui ammalato è stata da me sostituito nella carica stessa. Anche a Serence esisteva un movimento pro Sacco e Vanzetti e la nostra attività era diretta contro il fascismo. Intanto le autorità belghe venute a conoscenza che io ero stato espulso dalla Francia per furto, mi dichiararono elemento indesiderabile e mi obbligarono ad allontanarmi da quel territorio. Difatti io sono partito ma anziché abbandonare il territorio belga mi sono portato a Charleroi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Da questa testimonianza desumiamo che Borrillo non si è ammalato all'inizio degli anni trenta, ma era già malato alla fine degli anni venti e nonostante tutto continuava a svolgere un'intensa attività politica.
Dal Consolato di Tolosa giunge al Ministero dell'Interno e all' Ambasciata d'Italia a Parigi, la notizia che Borrillo è stato dimesso dall'ospedale civico. La comunicazione porta la data del 20 febbraio 1934.
"Il Borrillo è stato dimesso giorni fa da questo ospedale Civico e si trova attualmente disoccupato. Egli si è presentato a più riprese a questo R ufficio ed è stato sussidiato due volte. Egli milita nel partito anarchico e si ritiene che in seguito al suo stato di salute veramente precario possa commettere atti inconsulti." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Chi riceve la notizia chiede di chiarire se Borrillo è comunista o anarchico.
Lo stato di salute dell'anarchico sembra spaventare molto i i servizi segreti italiani: un uomo che non ha nulla da perdere può compiere qualsiasi cosa e progettare anche un altro attentato contro Mussolini. Ma un'azione del genere non sembra nelle intenzioni di Borrillo.
In data 7 aprile 1934 il Consolato Tolosa comunica che Borrillo è tornato a Montauban ed è di nuovo in ospedale; verso la fine di settembre la  Prefettura di Foggia chiede al Ministero dell'Interno se Borrillo deve essere rimpatriato, la data  é 21  settembre 1934.
"Il regio console Generale di Tolosa, nel luglio scorso, chiedeva a questa Prefettura di conoscere se il connazionale Borrillo Placido Angelo...e ricoverato in ospedale in Francia, dovesse continuare ad essere assistito a spese del R. Governo, ovvero essere rimpatriato. Venne risposto che dovrebbe essere continuata l'assistenza, essendo la famiglia del Borrillo nullatenente, e non essendo il caso di provvedere al di lui rimpatrio, trattandosi di un anarchico, ozioso, vagabondo, capace di commettere atti inconsulti. Il R. Console, in seguito alla lettera della prefettura colla quale si comunicava quanto sopra, ha chiesto nuovamente di conoscere se il Borrillo deve essere rimpatriato ovvero "la Prefettura prende a suo carico le spese di spedalizzazione conformemente al trattato di lavoro tra l'Italia e la Francia del 30 settembre 1919 (art. 12 a 16)." Ne riferisco a codesto On Ministero per le disposizioni che potrà dare al riguardo. Il Prefetto." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Il Ministero risponde e ribadisce che Borrillo non deve essere rimpatriato.
Nell'aprile del 1935 ritroviamo Borrillo a Bruxelles, la data dell'appunto della Div. di Polizia Politica è 24 aprile 1935. La Pol Pol, su informazione fiduciaria da Bruxelles, da notizie su una riunione tra anarchici, presenti Borrillo e Bifolchi, del costituendo gruppo individualista [sulla figura di Giuseppe Bifolchi vedi la scheda biografica in la Biblioteca digitale Franco Serantini di Pisa].
"Sabato 13 corrente, si sono dati convegno nel caffè Buer Rue de la Riviere, i componenti del costituendo gruppo anarchico individualista; cioè 191 Bifolchi Giuseppe 24289 Guadagnini Ugo 10865 Baldanti Celso 12604 Teofoli Cesare che aveva promesso di intervenire e, non si fece vedere: invece si presenziò il noto 36867 Borrillo Angelo giunto a Bruxelles recentemente. La riunione durò poco più di mezz'ora, il tempo di prendere un caffè e scambiare quattro chiacchiere; niente di speciale da segnalare, tranne che l'organo di questo gruppo "bandiera nera" sortirà senza fallo il 1° maggio p.v." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Nei mesi precedenti il Ministero dell'Interno aveva tracciato una biografia di Borrillo dal 17 giugno 1930 al 21 gennaio 1935. Il documento contiene anche una lettera dell'ambasciatore italiano a Bruxelles in cui si parla dei rapporti con Sbardellotto.

Prima pagina della biografia di Angelo Placido Salvatore Borrillo [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
La biografia di Borrillo è scandita da date e avvenimenti ed è molto lunga, cerchiamo di riassumerla.
Il precario stato di salute dell'anarchico consente nel 1930 una proroga del decreto di espulsione dal Belgio, il 17 giugno era entrato nell'Ospedale Cookerill di Seraing per un'operazione e nell'agosto i medici dichiarano che è in grado di viaggiare. Intanto a Borrillo è nato un altro figlio che è stato chiamato Ribelle. Dopo l'intimazione di lasciare il Belgio immediatamente, Borrillo va in Olanda, pare a Maastricht, ma torna a Seraing clandestinamente; la polizia lo cerca per processarlo per infrazione al decreto di espulsione. A suo favore interviene il senatore socialista Volkaert con una lettera al Ministro della Giustizia che risponde negativamente. Maria Slaviero, moglie di Borrillo, fa un'istanza al Ministro che risponde con un rifiuto. Volkaert al Senato Belga parla di Borrillo "espulso che lascia la moglie e tre figli nella più squallida miseria." La moglie di Borrillo chiede, con due suppliche, alla Regina Elisabetta del Belgio che l'espulsione sia revocata ottenendo risposte negative.
Nel documento è contenuta una lettera dell'Ambasciatore italiano in Belgio alla Direzione della Pubblica Sicurezza in cui si parla dell'anarchico Cantarelli, di Sbardellotto e anche di Borrillo. La data è 27 febbraio 1932.
"...ho l'onore di comunicare le informazioni sul conto dell'anarchico Cantarelli Vittorio. Dalla disposizione fatta da Sbardellotto Angelo, il Cantarelli nel 1931 faceva parte del comitato anarchico di Liegi. Verso la fine di luglio e ai primi di agosto 1931, il Cantarelli presentò a Sbardellotto un individuo sotto lo pseudonimo di Nemo, il quale pare fosse certo Recchioni Emilio (di cui Vostra lettera S.N.E. 97 del 4 marzo u.s.) il quale si dichiarò pronto a fornire allo Sbardellotto i mezzi necessari per recarsi in Italia in vista di mettere in esecuzione l'attentato progettato contro il Capo del Governo.[Sulla figura di Emidio Recchioni (Nemo) vedi la scheda biografica pubblicata nelle collezioni della Biblioteca Dgitale Franco Serantini di Pisa] Inoltre il Cantarelli avrebbe fornito a Nemo una fotografia dello Sbardellotto che servì per il passaporto svizzero falso che usò lo Sbardellotto stesso sotto il nome di Ganvini Angelo. Lo stesso Cantarelli avrebbe ospitato parecchie volte a Bruxelles lo Sbardellotto. Risulta inoltre che il Cantarelli era in rapporti con molti altri anarchici, fra i quali Borrillo Angelo, che pare sia stato espulso dal Belgio nel 1930..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Nel 1933 la moglie di Borrillo rinnova le richieste di clemenza alla Regina del Belgio e, nel 1934, al Re Leopoldo Terzo: vengono respinte. Da questa cronologia conosciamo anche i nomi dei figli di Borrillo, che sono quattro: Maria, nata nel 1920, Gino, nato nel 1921, Aldo, nato nel 1924 e Ribelle, nato nel 1930. Il 14 settembre 1934, evidentemente Borrillo è tornato in Belgio dopo essere stato in Francia, la gendarmeria di Seraing lo arresta: è condannato a un mese di carcere dal Tribunale di Liegi per infrazione al decreto di espulsione, poi è condotto alla frontiera con il Lussemburgo. Il 3 ottobre 1934 il Gabinetto del Primo Ministro (belga) scrive alla Direzione di Pubblica Sicurezza (belga) per capire se è possibile fare qualcosa per Borrillo, tenendo conto delle sue condizioni fisiche e della miseria in cui vive la  famiglia. La risposta, dopo un riepilogo dei tentativi di Borrillo di sottrarsi all'espulsione e le fasi della sua permanenza in Francia, è negativa. Il 24 gennaio 1935 è nuovamente arrestato dalla polizia di Liegi: dichiara di essere tornato dalla Francia per visitare la famiglia, é malato e vuole chiedere la grazia per la revoca del decreto di espulsione, vorrebbe rimanere in Belgio. E' un antifascista e non può tornare in Italia. Tre giorni dopo Maria Slaviero invia due suppliche, una alla Regina Astrid, un'altra al Ministro della Giustizia "esponendo il caso tragico in cui si trova. (Non risulta se sia stato risposto alla Borrillo)". Così si conclude il documento.
Scorrendo questa cronologia si possono fare alcune considerazioni: l'anarchico di cui stiamo cercando di raccontare le vicende non rinuncia mai alla lotta contro il fascismo. E' malato, ma non chiede la grazia, non scrive o fa scrivere a Mussolini, non collabora con la polizia italiana diventando un delatore e tutto questo nonostante la sofferenza e la vita di miseria che le sue scelte impongono alla famiglia.
Nonostante l'aggravarsi della tubercolosi, Borrillo non rinuncia alla politica mentre l'orizzonte europeo si oscura sempre di più: guerra fascista in Abissinia, intervento fascista e nazista in Spagna contro la Repubblica, occupazione tedesca di Austria e Cecoslovacchia e, infine, la seconda guerra mondiale.
Dalle notizie fiduciarie sulle manifestazioni del 1 maggio 1935 che giungono da Bruxelles, si apprende che gli italiani non hanno partecipato al tradizionale corteo per non farsi riconoscere dalla polizia. La sera c'è stata una riunione alla Maison du Peuple in cui erano presenti diversi italiani, tra cui Borrillo. Si è parlato del pericolo di una guerra e dell'Abissinia.
"Bruxelles, 3 maggio 1935. La ricorrenza del I maggio si è svolta a Bruxelles nella calma assoluta. Contrariamente a quanto ritenevasi, all'ultimo momento gli antifascisti italiani hanno deciso di non partecipare al corteo tradizionale organizzato dal POB per non mettersi in vista e attirare l'attenzione della Polizia. Il solo Saverio Roncoroni a titolo personale, ha preso parte al corteo confuso in mezzo alla folla. Alla sera nella sala n° 34 della Maison du Peuple, ha avuto luogo l'annunciata riunione organizzata da Lazzarelli per festeggiare en petit comité la festa rossa. Erano presenti: socialisti: Lazzarelli Luigi, Jacometti Alberto, Ballanti Cosimo, e Confalonieri Giuseppe. Trotzkisti: Perrone Ottorino, Borzecchi Fernando, Gasco Carlo, Atti Fausto, Verdaro Virginio, Russo Enrico, Romanelli Duilio, De Luca Eugenio, Morelli Alfredo. Anarchici: Bendanti Celso, Teofili Cesare, Capannesi Ernesto e Borrillo Angelo. Come vedete l'invito di Lazzarelli ha avuto uno scarso risultato. Jacometti Alberto ha preso per primo la parola per ricordare il significato della festa del I maggio e per fare la storia retrospettiva di questa manifestazione in Italia ecc. ecc. Ha fatto accenno alla guerra minacciante ed ha annunziato che presto avrà luogo una riunione mista (comunisti e socialisti) per prendere accordi per fare una campagna attiva contro la guerra in Abissinia e l'imperialismo mussoliniano. Russo Enrico ha preso brevemente la parola per dire che gli eventuali accordi dei socialisti e dei comunisti non avranno che risultati trascurabili e non potranno impedire la mobilitazione in Italia con ordini del giorno di protesta; l'unico mezzo per colpire al cuore la guerra e il Fascismo è quello di intensificare la propaganda in Italia (e, nella misura del possibile, anche all'estero) fra gli operai appartenenti alle Corporazioni, Sindacati, Dopolavoro, Milizia, ecc. Nessun comunista ha assistito alla riunione eccezion fatta di Vilatesta Amedeo giunto sul finire"[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Borrillo quindi è tornato a Bruxelles e alloggia presso Bendanti Celso, anarchico, e si occupa ancora di politica. Lo apprendiamo dalla copia di un appunto della Pol Pol alla Dir. generale di P.S. in  data 25 aprile 1935.
"...stando a informazioni confidenziali, il noto anarchico Borrillo Placido Salvatore...sarebbe in questi giorni clandestinamente tornato a Bruxelles, prendendo alloggio presso il ben noto correligionario Bendanti Celso." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Sempre dalla Pol Pol, data 3 giugno 1935: da informazioni confidenziali Borrillo è stato arrestato, ma è intervenuto a suo favore il senatore socialista Vollaert. Viene rimesso in libertà e pare sia in corso una pratica per la sospensione del decreto di espulsione, appoggiata dal senatore e dalla Lega Internazionale dei diritti dell'uomo.
Borrillo ottiene la sospensione del decreto di espulsione e va a Seraing.
"Di seguito all'appunto 500.15023 del 3 corrente, si partecipa che secondo informazioni fiduciarie ulteriormente pervenute il noto Borrillo Placido Salvatore Angelo ha poi effettivamente ottenuta una sospensione del decreto di espulsione, della durata di 4 mesi. Egli è andato a trascorrere tale periodo di tempo a Seraing, presso la famiglia." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Il 21 febbraio 1936 il Consolato di Liegi comunica che Borrillo ha ottenuto l'autorizzazione a soggiornare in Belgio in data 23 agosto 1935 e può restare sino al 23 febbraio 1936.
"Il Borrillo è affetto da tubercolosi e la malattia è entrata ora in una fase acuta." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]   
Sempre il consolato di Liegi scrive, in data 22 dicembre 1936, che Borrillo vive a Seraing, rue Bruyére 161, ed ha ottenuto un proroga del decreto di espulsione.
"...le condizioni di salute del Borrillo sono talmente peggiorate che queste autorità gli hanno ancora prorogato il decreto di espulsione sino al 28 febbraio 1937. Il Borrillo non esce più di casa e non è in grado di svolgere alcuna attività" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
La lotta per la vita di Angelo Placido Salvatore Borrillo sta entrando nelle sue fasi finali. Nel 1938 è ancora autorizzato a risiedere in Belgio e dopo l'occupazione tedesca non si sa più niente di lui. Quest'ultima notizia è del 25 giugno 1940.
Nonostante l'aggravarsi della malattia però l'attenzione della polizia italiana non si sposta da Borrillo: in una nota del 6 novembre 1940 sulla segnalazione di sovversivi pericolosi c'é il nome di Borrillo, insieme a Porcarelli Francesco e Cappa Giovanni.
Il 2 maggio 1941 il Ministero dell'Interno comunica che Borrillo risiede a Seraing, rue de la Buillere [leggi Bruyére], e che l'arresto non ha potuto aver luogo.
"In relazione alla lettera...si comunica che l'arresto dell'anarchico Borrillo Placido Salvatore di Carlo, attualmente residente in Seraing rue de la Buillere 161, non ha potuto essere effettuato. Secondo perizia del medico il Borrillo soffre di artrite con ferite aperte alle dita dei piedi, di diabete e di malaria. Il suo stato di salute non permette di metterlo in prigione. Non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno, sarà accompagnato alla frontiera italiana e consegnato alle nostre autorità." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS] 
Anche la polizia germanica, in data 14 marzo 1942, conferma che non ci sono le condizioni per l'arresto o il trasporto di Borrillo e che non si prevede un miglioramento.
"Secondo notizie pervenute dalla polizia germanica a Bruxelles le condizioni di salute dell'anarchico Borrillo Placido Salvatore non permettono né di arrestarlo né di trasportarlo. Non si prevede neppure che possa migliorare. Il Borrillo dice di ricevere sussidi dal Consolato italiano di Liegi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Le ultime notizie su Borrillo confermano la vitalità dell'anarchico italiano. All'inizio del 1943 lascia Seraing per ignota destinazione, i tedeschi lo cercano, ma nel giugno del 1943, a poche settimane dalla caduta del fascismo, in un rapporto confidenziale da Bruxelles sui sovversivi che risiedono nella provincia di Liegi leggiamo: 
"Da Bruxelles viene riferito confidenzialmente quanto segue: Nella provincia di Liegi risiedono i seguenti connazionali sovversivi: Ferrari Luino, comunista, risiede a Flemelle Grande e vive col mercato nero; Gasperoni Luigi, comunista, risiede a Jemappe sur Meuse, e, come gli altri traffica clandestinamente. Con lui vi è anche un certo Mafaldo detto "Faldo", pure comunista, del quale ignoro il nome di famiglia. Risede a Jemappe sur Meuse. Cavalieri risede pure a Liegi ed è in piena attività politica coi belgi; un calzolaio che abita in rue de Bruxelles a Liegi, certo Amerigo (non conosco il cognome) , è anche lui comunista e intimo del Cavalieri; Borrillo, anarchico, risiede tuttora a Seraing sur Meuse." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
La data di quest'ultima informazione è 18 giugno 1943, poco più di un mese dopo in Italia cade il fascismo e un'altra epoca inizia per la storia italiana.

Stefano Viaggio
Saint-Pierre, Valle d'Aosta, 10 marzo 2018
Fonti: Fascicolo Borrillo Placido Salvatore Angelo-Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, unità archivistica busta 766. Fascicolo Bartolomei Angelo-Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Polizia Politica, n° 5802. Fascicolo Del Massa Gaetano-Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, unità archivistica busta 1696
Bibliografia
Anne Morelli "Fascismo e antifascismo nell'emigrazione italiana in Belgio. 1922-1940" Ed. Bonacci, Roma, 1987
Fabrizio Giulietti "Il movimento anarchico italiano nella lotta contro il fascismo. 1927-1945" Ed. Piero Lacaita, 2003
Mauro Canali "Le spie del regime"  Ed. Il Mulino, Bologna, 2004
Un particolare ringraziamento va al Generale Fulvio Capone per il suo contributo alla ricerca.












































  



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