Borrillo Placido Salvatore Angelo anarchico italiano in Belgio documentazione 1928-1943
Placido Salvatore Angelo Borrillo
anarchico italiano in Belgio
1897-1943
Una fotografia di Placido Salvatore
Angelo Borrillo. Dal fascicolo del Casellario Politico Centrale, conservato
presso l'Archivio Centrale dello Stato
Fra le persone che Marie Justine Pierrine Vauthier conobbe
nel corso della sua militanza anarchica a Tolosa, c'é l'anarchico Placido
Salvatore Angelo Borrillo e i loro contatti vennero osservati con molta
attenzione dall'apparato spionistico e poliziesco del fascismo, tanto da indurre
il capo della polizia italiana, Arturo Bocchini, ad intervenire personalmente
con un telegramma inviato alle Prefetture del Regno, con particolare attenzione
a quelle delle regioni aventi valichi di frontiera.
Ripercorrere la storia intensa e dolorosa di Placido
Salvatore Angelo Borrillo significa anche spostarsi dalla Francia al Belgio,
nazione in cui tanti emigranti italiani approdavano per andare a lavorare nelle
miniere.
Come in Francia, negli
anni venti e trenta del Novecento, in Belgio accanto all'emigrazione economica
c'era quella politica che aumentò quando la dittatura in Italia costrinse
migliaia di persone a cercare all'estero il modo di manifestare le proprie idee
e riorganizzare la lotta contro il fascismo che in Italia cancellava l'incompiuta
e imperfetta democrazia liberale.
L'unità archivistica numero 766, presente presso l'Archivio
Centrale dello Stato nel Casellario Politico Centrale, fornisce le seguenti
informazioni nell'apposita scheda segnaletica:
"Borrillo Placido
Salvatore Angelo di Carlo e Martinello Maria, nato a Castelnuovo della Daunia
(Foggia) il 15 ottobre 1897, contadino poi scaricatore di porto, domicilio
Castelnuovo (Foggia), anarchico, Belgio. Statura media, corporatura snella,
capelli neri, viso bruno, occhi castani, 2 fotografie: la prima avuta per via
confidenziale da Liegi il 2 ottobre 1929; la seconda, pervenuta sempre per via
confidenziale, da Bruxsselles l'8 agosto 1931." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Fra i primi documenti del fascicolo troviamo un foglio dell'"Estratto dal Bollettino delle Ricerche,
supplemento dei sovversivi numero 178 in data 5 agosto 1931". La
fotografia di Borrillo è quella pervenuta nel 1929 e la riproduzione è molto
scadente; Borrillo è definito propagandista anarchico da fermare.
Foglio dell'Estratto dal Bollettino delle Ricerche,
supplemento dei sovversivi numero 178 in data 5 agosto 1931
[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Dalle notizie contenute nel fascicolo Borrillo conosciamo la
vita di un anarchico italiano che combatte, come tante altre persone in
quell'epoca, due battaglie: una contro il fascismo e un'altra contro la tubercolosi.
Un male a cui cerca di sfuggire senza successo; muore probabilmente nel 1943 in
Belgio, a 46 anni, lasciando la moglie e quattro figli che, a quanto trapela
dai documenti, hanno conosciuto una grande miseria.
Borrillo non è un intellettuale, ma un contadino che si
sforza di scrivere e diffonde giornali. E' una delle armi con cui gli antifascisti
cercano di combattere la dittatura.
La polizia italiana inizia ad interessarsi di Borrillo due
anni dopo l'emanazione delle leggi eccezionali in Italia, è il 1928.
Le prime informazioni sono contenute nella copia di un appunto,
datato 12 dicembre 1928, della Divisione di Polizia Politica e inviato al Casellario
Politico Centrale.
A Bruxelles due comunisti, E. Valori e L. Rivolta e due anarchici, Giocchino Biancardi e
Borrillo [c'è scritto Borilli], si sono recati nel mese di novembre
a Basilea.
"Nessuno dei
quattro è stato individuato meglio finora...I quattro individui elencati verso
la metà di novembre u.s. si sarebbero recati a Basilea, in casa di certo Cavina
non meglio identificato evidentemente per combinare qualcosa di sospetto ma non
avendo potuto raggiungere l'accordo fra di loro se ne tornarono a Bruxelles,
ove dimorano tutti, meno il Borillo che abita a Seraing. L'informatore ha fatto
presente che si tratta di individui assai pericolosi. Sono state predisposte
indagini fiduciarie per appurare qualche più precisa notizia in merito."[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Nei documenti Borrillo viene definito anarchico, ma a volte
anche comunista.
E' un comunismo diverso da quello di matrice bolscevica e nel
suo dossier è conservato anche un manifesto "anarchico
comunista" in cui vengono esposte le idee del movimento: vi è prefigurata
una società basata sull'abolizione della proprietà privata e organizzata
attraverso la democrazia diretta. Nella parte dedicata al "programma sociale" possiamo leggere:
"Incoraggiati da
una simile tendenza libertaria, i comunisti-anarchici restano partigiani di
un'organizzazione sociale sfociante nella Comune, agglomerazione demografica
abbastanza vasta per poter efficacemente praticare la solidarietà sociale
organizzando la produzione in modo razionale e tenendo conto in ogni suo atto
della libertà inviolabile degli individui e delle associazioni."[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Da questo breve passaggio si coglie una netta distanza dal
comunismo sovietico, per come si stava organizzando tra la fine degli anni
venti e l'inizio dei trenta sotto la guida di Stalin.
Manifesto comunista-anarchico [da CPC, fascicolo Borrillo, n°
766, ACS]
Su retro del manifesto Borrillo ha provato a scrivere un
articolo (o forse un intervento in vista di una riunione) in cui si parla del
sostegno ad Angelo Bartolommei.
Lo scritto autografo é datato 6 febbraio 1929, ma é di
difficile decifrazione e sembra in polemica con Luigi Damiani, noto esponente
anarchico italiano emigrato in Brasile, poi tornato in Italia e nuovamente
emigrato nel 1926, prima in Francia e poi in Belgio [su Luigi Damiani vedi la scheda biografica pubblicata nella Biblioteca
digitale Franco Serantini di Pisa].
"Questo comitato
di Flemalle [località nei pressi di Liegi] il giorno dopo senza sapere chi era questo
ribelle ha fatto il suo dovere...ha iniziato subito...degli avvocati per
informarlo se era contento di accettare la difesa del Comitato anarchico del
Belgio. Il compagno non ha esitato un istante ad accettare...gli avvocati
vengono con la risposta affermativa allora il comitato si è preso l'impegno di
fare tutto quello che le sue forze permettono pur di fare strappare dalle mani
della giustizia il valoroso nostro compagno Bartolomei. Di tutto ciò ne é a conoscenza il Comitato di Parigi e
credo anche il compagno Damiani ne sarà a conoscenza. Come mai che il compagno
Damiani essendo credo lui a conoscenza di tutto ciò si permette di rivolgere un
appello in favore...e fa la distinzione che i compagni fanno pure a lui a quel
comitato di Parigi...Ricerca forse di boicottare questo Comitato? O forse il
compagno Damiani fa questo perché questo
Comitato non l'abbia aiutato abbastanza nel tempo della sua detenzione qui a
Liegi?..."
Traspaiono in questo scritto divisioni personali e fra i
diversi gruppi dell'emigrazione italiana di cui parleremo tra poco e che
emergono da altri documenti presi in esame. Ma vediamo brevemente chi è Angelo
Bartolommei.
Anarchico, emigra in Francia e a Nancy l'8 novembre 1928 uccide un sacerdote che occupa il posto di Viceconsole
italiano. Don Cesare Cavaradossi, in cambio di protezione e della possibilità
di non essere espulso dalla Francia, aveva proposto a Bartolommei di diventare un
delatore per i servizi segreti italiani. Ricercato dalla polizia francese,
Bartolommei fugge in Belgio dove é arrestato e sottoposto a processo. A favore
dell'anarchico si mobilitano molti
esponenti della sinistra belga e le organizzazioni antifasciste degli emigrati
italiani. Il delitto Bartolommei, dopo molte esitazioni, è riconosciuto dal tribunale
belga come un atto di natura politica e il giovane viene scarcerato con
l'obbligo di lasciare il paese entro una settimana.
Presso l'ACS, tra i fascicoli della Divisione della Polizia
Politica, uno intestato a Bartolommei
contiene i rapporti dell'informatore n° 148 [Ferrari Umberto,
periodo di collaborazione con il Ministero dell'Interno, anni 1928-1943. Dall'elenco
dei collaboratori con il Ministero dell'Interno, pubblicato in appendice al
volume Le spie del regime, di Mauro Canali, pag.564, Ed Il Mulino, Bologna,
2004. Vista la lunga durata della collaborazione di Ferrari, la fonte delle
notizie su Borrillo che provengono dalla Pol Pol potrebbe essere sempre la
stessa.].
In un messaggio datato I marzo 1930 e proveniente da
Bruxelles s'informa che
"E' Lazarevitc che
ha preso la protezione di Bartolomei; come ho potuto sapere oggi nella serata
si terrà il comizio organizzato dagli anarchici a Seraing." [Ministero dell'Interno. Direzione
Generale della Pubblica Sicurezza. Divisione Polizia Politica. Bartolomei
Angelo. Fasc. 5802].
Lazarevitc è un anarchico russo emigrato in Belgio e Borrillo
abita a Seraing, dove sembra essere tra i più noti esponenti del locale
comitato anarchico.
Angelo Bartolommei, dopo varie peregrinazioni in Europa, va in America del sud e si stabilisce a Montevideo, dove muore nel 1960[sulla figura di Angiolino Bartolommei vedi la scheda biografica in la Biblioteca digitale Franco Serantini di Pisa].
Il Ministero dell'Interno chiede informazioni su Borrillo; in data 2 ottobre 1929 il Regio Console a
Liegi, Silimbani, risponde:
"Mi onoro di
segnalare la pessima condotta del connazionale residente a Seraing. Le
informazioni assunte lo designano talune come anarchico, altre come comunista.
Trattasi comunque di un sovversivo della peggior specie, malvagio e violento.
Recentemente, in compagnia di alcuni altri sovversivi, aggrediva l'ex
combattente e mutilato Segatto Giobatta iscritto nella sezione di Liegi. Dopo
averlo percosso gli strappava il distintivo che veniva da questo delinquente
calpestato. Il Borrillo frequenta ambienti sovversivi e minaccia chiunque
presuma appartenere alle Associazioni Nazionali. Si allega una
fotografia." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Sull'aggressione a Giobatta Segatto il giornale Il risveglio anarchico, pubblicato in
lingua italiana in Svizzera, da la sua versione in un articolo dedicato alle
esitazioni con cui il ministro della giustizia belga tenta di evitare che il
delitto Bartolomei venga considerato un atto di lotta antifascista. A proposito
delle minacce di espulsione e delle ritorsioni contro gli antifascisti italiani
in Belgio che solidarizzano con Bartolomei e si mobilitano per la sua immediata
scarcerazione, così scrive il foglio anarchico:
"A Liegi i
nerocamiciati passeggiano spavaldamente provocando operai belgi e stranieri, e
pochi giorni fa passarono pure a vie di fatto contro un lavoratore che,
ingenuamente, credeva il Belgio terra in cui lo squadrismo non regnasse ancora.
Il malcapitato, oltre alle brutalità fasciste subite, si vide arrestato dalla
sbirraglia democratica, mentre i suoi aggressori se n'andavano indisturbati. A
Seraing pure s'é avuto qualcosa di simile. Un abbrutito mussoliniano, che per
il solito eroismo dei dieci contro uno, non fa pompa della cimice, ma si
accontenta del distintivo di ex combattente, viene invitato a togliersi
quell'emblema di barbarie. Risponde con eguali minacce, ma gli viene strappato lo
stesso. Ricorre alla poliziottaglia, che si fa in quattro per soddisfarlo e,
grazie allo zelo degli sbirri del socialista Merlot, si può contare fin d'ora
sovra un'espulsione in 48 ore ed un processo in corso per il più banale degli
incidenti. Ma la democrazia è pur sempre una bella cosa. Liegi 21 ottobre
1929."
L'articolo è firmato EGI.
1.
Anche la Prefettura di Foggia è
coinvolta nelle indagini e informa che Borrillo si trova in Belgio, il recapito
è Seraing-sur-Meuse [Liegi] Avenue des Champes 108. Borrillo è iscritto nella
rubrica di frontiera con il numero 13923. I motivi per cui l'indagato è già
iscritto nella Rubrica di Frontiera non sono specificati; è scattato qualcosa
dopo l'aggressione all'ex combattente raccontata dal Console di Liegi e che, da
come abbiamo visto nell'articolo appena citato, ha provocato un'espulsione e un
procedimento giudiziario? C'é un legame con la solidarietà degli anarchici ad
Angelo Bartolomei? Il provvedimento è
stato preso dopo il fallito attentato contro Umberto di Savoia a Bruxelles, compiuto
dall'italiano Fernando De Rosa il 22 ottobre 1929?
La Prefettura di Foggia in, data 24 ottobre 1929, invia
ulteriori informazioni.
Nel 1917, a vent'anni, Borrillo è chiamato alle armi e prende
parte alla grande guerra sino al 1918; congedato non torna al suo paese e non
da più notizie alla famiglia.
"Da informazioni
assunte risulterebbe che appena congedatosi si stabilì in un comune della
provincia di Vicenza ove contrasse matrimonio, e di là dopo poco tempo emigrò
prima in Francia e successivamente in Belgio. Nel suo comune nativo mantenne
cattiva condotta, era poco amante del lavoro, e vessava i genitori per
estorcere denaro onde soddisfare i suoi vizi. Colà, data anche la sua giovane
età, non diede luogo a rilievi sulla condotta politica. Da questi atti nulla
emerge a di lui carico." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Da queste informazioni si può desumere che la scelta
anarchica di Borrillo sia avvenuta gradualmente: la visione degli orrori della
guerra e l'insofferenza per la vita militare,
l'emigrazione in Francia e poi in Belgio in cui il contatto con ambienti
diversi dal suo paese di origine lo fa approdare ad una scelta libertaria e antifascista.
L'episodio dell'aggressione all'ex combattente Giobatta Segato può essere
inquadrato nella risposta antifascista dei fuorusciti italiani in Belgio, analizzata
dalla storica Anne Morelli in "Fascismo e antifascismo nell'emigrazione
italiana in Belgio. 1922-1940" [ed. Bonacci, Roma, 1987].
Chi all'inizio degli anni 20 lascia l'Italia per motivi
politici non dimentica come il fascismo ha conquistato il potere. Il ricordo
dello squadrismo e delle aggressioni subite è ancora molto vivo e per questo
gli antifascisti sono decisi a contrastare l'apertura di sezioni, case del fascio
o semplicemente iniziative a favore del regime all'estero, con lo stesso metodo
usato dal fascismo: la violenza.
"Seri scontri
avevano luogo in continuazione" scrive Anne Morelli "Ho personalmente rilevato, dal
dicembre 1925 al settembre 1938, fatta eccezione per le manifestazioni, non
meno di 48 incidenti tra fascisti e antifascisti italiani in Belgio. Per la
maggior parte si trattava di incidenti talmente gravi da comparire nella stampa
belga e si deve pure considerare che questi dati possono essere inferiori alla
realtà in quanto, spesso, i giornali non facevano riferimento ai motivi
politici che causavano questi fatti, facendoli spesso passare sotto il titolo
banale di -Rissa tra italiani-." [op. cit. pag. 138]
Gli antifascisti che all'estero affrontano il fascismo si
sentono relativamente protetti dalle istituzioni democratiche dei paesi che li
ospitano, anche se queste azioni e dimostrazioni di "antifascismo militante" possono comportare, come abbiamo
visto, il rischio di espulsione determinato anche dall'evoluzione della
situazione politica belga che, dopo l'andata al trono di Leopoldo III, si
sposta sensibilmente a destra, contemporaneamente all'ascesa e al rafforzarsi
del nazionalsocialismo in Germania.
Ma l'azione dell'antifascismo è anche compromessa da polemiche
e sospetti che, soprattutto nei primi anni di esilio, dividono il fronte di
lotta. E queste divisioni non solo sono il retaggio della sconfitta, ma
attraversano, compresi i comunisti, tutti i gruppi politici che si erano
opposti al fascismo. E per la galassia anarchica, costituita da gruppi e
comitati spesso in polemica tra loro su questioni importanti come l'atto
individuale e la negazione di ogni organizzazione oppure la ricerca di forme
organizzative di nuovo tipo, la situazione non è diversa.
Un sentore dei dissidi interni ai gruppi anarchici italiani in Belgio
si apprende da due lettere inviate a Borrillo e copiate dagli agenti italiani.
La più lunga e comprensibile data 18 febbraio 1930, l'altra é
precedente: 18 gennaio.
In quella del 18 febbraio 1930, scritta da Caporali Paolo
(abitante in Via D'Oro 44-Bruxsselles) si apprende che:
"Domenica mattina
abbiamo avuto una riunione e quasi tutti i compagni italiani erano presenti e
abbiamo discusso a nuovo l'affare Berneri, ma la maggioranza quasi completa ha
confermato ciò che si aveva deliberato nella precedente, cioè a dire di privare
il Berneri di ogni aiuto morale e materiale avendo constatato che il suo modo
d'agire non era anarchico e la sua professione di controspionaggio l'ha fatto
cadere nella rete ed ora egli raccoglie il frutto del suo seminato. Contrari a
questa decisione furono 4: Gamba, Bifolchi, Contarelli, ed un altro di cui non
conosco il nome ma che è stato espulso da Seraing l'anno scorso" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Da questa lettera è possibile desumere che Borrillo non sia
un militante qualsiasi, ma un esponente di un certo livello dell'organizzazione
anarchica in Belgio e nella zona di Liegi.
L'altra lettera, la prima, è del 18 gennaio ed è inviata da
J. Cadrot - Boite 21 - Noisy le Sec (Seine Francia). In essa si riferisce di un
intervento a favore, forse, di Berneri, soprannominato Cacasenno.
"...in seguito di
un invito perentorio da Parigi. Essi ci hanno scritto che erano pronti a
sopportare le spese, e come tu vedi sono stati troppo prematuri, perché si
tratta di un grande uomo. Io sono quasi certo che essi non hanno fatto niente
in favore di questi poveri giovani di Cannet [nel paese di Cannet c'erano stati scontri con i fascisti], che si trovano abbandonati da
tutti ed attaccati vivacemente dai concentrazionisti..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Camillo Berneri è uno dei più importanti intellettuali
anarchici della prima metà del Novecento. Berneri capisce che in Europa esiste una fitta rete
di agenti provocatori al servizio della polizia fascista e cerca di
smascherarli con la controinformazione.
A Marsiglia, nel 1928, pubblica un libro dal titolo "Lo spionaggio fascista all'estero" in cui si fanno nomi
e cognomi di agenti e spie e vengono ricostruite alcune provocazioni della
polizia italiana ai danni dell'antifascismo.
Ma lo stesso Berneri cade nella rete della provocazione quando a Parigi stringe
amicizia con Ermanno Menapace, agente fascista che lo coinvolge in una serie di
operazioni poliziesche che portano ad arresti tra gli antifascisti italiani da
parte della polizia francese, convinta che si tratti di terroristi pericolosi. Su
Berneri, per la sua diversità di intellettuale e filosofo dall'ambiente
anarchico proletario, si addensano dubbi e sospetti derivanti anche da una
certa dose di ingenuità. C'é poi un problema politico che pone Berneri in una
posizione non facile all'interno del movimento anarchico: la sua amicizia con
Carlo Rosselli, fondatore di Giustizia e Libertà.
Giustizia e Libertà propugna atti eclatanti in Italia per
dimostrare alle nazioni democratiche che in Italia c'é una dittatura
liberticida. Per Carlo Rosselli la lotta al fascismo in Italia deve
accompagnarsi ad un rinnovamento della vita democratica che porti anche alla
fine dell'istituzione monarchica. La lotta, per Rosselli e Giustizia e Libertà,
deve essere condotta in Italia costruendo una fitta rete cospirativa che conduca
ad un'insurrezione democratica. Anche gli anarchici intendono tornare in Italia
e lottare con azioni esemplari, ad esempio l'uccisione di esponenti fascisti o
dello stesso Mussolini, ma non rinunciano alla loro idea di abolizione dello
stato in nome di una società libertaria. Le divergenze degli anarchici con
Rosselli e i suoi compagni aumentano quando Giustizia e Libertà decide di
entrare nella Concentrazione Antifascista che riunisce i vecchi partiti
travolti dal fascismo, esclusi i comunisti. Per questi motivi, Berneri che in
un primo momento vede in Giustizia e Libertà un elemento di grande novità, ma
che non rinuncerà mai all'idea dell'abolizione di ogni forma di stato, è
osservato con sospetto nell'ambiente anarchico in cui permangono forti elementi
di settarismo e individualismo.
Silimbani, il Console italiano a Liegi, da ancora notizie su
Borrillo e sulla sua espulsione dal Belgio. La data è 3 luglio 1930.
"...mi onoro di
informare che il comunista anarchico in oggetto è stato espulso dal Belgio. Si
ritiene siasi diretto nel Granducato del Lussemburgo ma non si hanno elementi
precisi per accertarlo. Il Borrillo
-come è stato posto in evidenza- frequentava gli ambienti più estremisti e
svolgeva attiva propaganda comunista-anarchica. Egli era in intimi rapporti col
noto anarchico Luigi Damiani di Bruxelles, con Caporali Paolo -Rue D'Or 44 -
Bruxelles e con i centri anarchici di questa provincia, del Lussemburgo, della
Francia e anche dell'America da dove riceveva sussidi per la propaganda.
Abbiamo potuto prendere copia di tre lettere che possono particolarmente
interessare il Questore Comm. Rizzo...Allego una bozza di articolo scritto dal
Borrillo per un giornale anarchico, sul retro di un manifesto comunista
anarchico..." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Silimbani si riferisce al manifesto e allo scritto che
abbiamo già citato.
La conferma dell'attività di Borrillo nel settore della
propaganda viene anche da un documento in data 22 luglio 1930, inviato dal Ministero
dell'Interno. Si tratta di un'ulteriore richiesta informazioni. Borrillo si
occuperebbe di giornali anarchici e lavorerebbe presso la fabbrica di prodotti
chimici "L'Azote".
In un altro documento, datato 2 dicembre 1930, apprendiamo che Borrillo è stato espulso dal
Belgio il 16 maggio 1930, ma ha ottenuto una proroga. In questo, come nella
relazione del Console Silimbani, non sono specificati i motivi dell'espulsione.
E' interessante notare il riferimento iniziale alla cosiddetta sezione materia [vedi Mauro Canali, op. cit.] che si occupa
particolarmente del contrasto nei confronti dei comunisti.
"La Sez I°
(materia) con nota del 1/12/1930 trascrive il seguente appunto in data 20
novembre 1930 n.500/22834 della Divisione di Polizia Politica con PREGHIERA DI
NON CONTROLLARE ALL'ESTERO: Si trasmette un elenco di tutti gli italiani che
sono stati espulsi dal Belgio dal gennaio all'ottobre 1930, per la loro
attività sovversiva, pervenuto in via confidenziale ( in detto elenco risulta
il soprascritto). " [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Gli italiani espulsi o respinti sarebbero 236 e così
suddivisi: 53 per motivi di ordine pubblico, 53 per precedenti penali, 1
dichiarato indesiderabile. Respinti: 96 per precedenti penali, 28 per motivi di
ordine pubblico, 5 indesiderabili.
"Si prega di
evitare qualsiasi controllo nel Belgio, se occorrono maggiori chiarimenti su
qualcuno dei nominativi di cui allo unito elenco, si prega di indicare il
numero d'ordine corrispondente all'individuo che interessa a questa Divisione.
Vedi orig. in Vallotto Augusto di Antonio n.87954 del 2 dicembre 1930" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Manca l'elenco completo dei nominativi e la raccomandazione
di non fare indagini in Belgio è dovuta alla necessità di proteggere gli
informatori.
Da un appunto della Divisione Polizia Politica del 18 marzo
1931, inviato al CPC e contenente un elenco di 9 persone giunte all'albergo
Grand Place di Bruxelles tra cui Borrillo, Gozzoli e Sbardellotto, apprendiamo
che Borrillo è ancora in Belgio. Per la
prima volta qui si fa il nome di Angelo Pellegrino Sbardellotto che cercherà di
uccidere Mussolini nel 1932. Nell'incontro all'albergo di Bruxelles c'é anche
Virgilio Gozzoli, altro esponente di primo piano tra gli intellettuali
anarchici italiani.
Ma in una copia di un appunto della Divisione Polizia Politica in data 12 giugno 1931 e firmato dal capo della Divisione Di Stefano, leggiamo:
"In relazione
all'appunto del 16 aprile p.p. comunicasi che a quanto è stato ulteriormente
riferito dalla medesima fonte fiduciaria attendibile, il segnalato Angelo
Borrillo, si troverebbe in Olanda mentre la moglie di lui, starebbe tutt'ora a
Seraing. Si prega di evitare il controllo nel Belgio." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Stanno iniziando gli spostamenti di Borrillo che lo vedranno
giungere anche a Tolosa, dove conosce Marie Justine Pierrine Vauthier.
Tra i documenti conservati nel fascicolo Borrillo c'é un
frammento di una lettera al padre: sembra che chieda aiuti per la sua famiglia
e tra le righe si comprendono anche gli effetti della crisi economica mondiale,
esplosa con il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929.
"Seraing 28-5-31
Padre dopo lungo silenzio vengo con questa mia per farvi sapere che noi stiamo
alcuanto bene parimento speriamo di voi tutti. Edagià molto tempo che vi
scrissi una lettera e non abbiamo avuto nessuna vostra risposta, non sappiamo
comprendere il motivo forse non l'avete ricevuta? questa velafacciamo espressa
così siamo sicuri che la potete riceverla. Come velapassate voi laggiù? noi qui
tiriamo asforzi di stenti avivere dato la grande disoccupazione che ce è le
paghe hanno ridotto molte, infine dato che siamo una grande famiglia cioè in
sei è io solo che lavoro non tutti i giorni, figuratevi che vita
facciamo..." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Il Ministero dell'Interno scrive al Consolato di Marsiglia in
data gennaio 1 gennaio 1932.
Borrillo alla sua espulsione dal Belgio ha dichiarato di
voler andare a Marsiglia per ragioni di lavoro. Si chiede di rintracciarlo e
fornire informazioni su di lui.
Da questa prima narrazione delle vicende in cui è coinvolto
l'anarchico italiano, sorge un domanda: Borrillo ha partecipato agli incontri
in cui gli anarchici in Belgio hanno organizzato gli attentati a Mussolini? Da
un documento incompleto che riassume la deposizione di Sbardellotto dopo il
fallito attentato a Mussolini, sembrerebbe di si. Nelle informazioni raccolte
da Sbardellotto e in quelle sulla preparazione dell'attentato, si può leggere:
"Da quando arrivò
in terra straniera cominciò a frequentare ambienti anarchici, ma solo nel 1929,
quando risiedeva a Seraing, entrò a far parte del Comitato anarchico di Liegi,
insieme a Borrillo Angelo e Gregori Ernesto..., qualche giorno dopo la
fucilazione dello Schirru, recatosi a Bruxelles per concertare con quel
comitato anarchico il modo di venire in aiuto ai due compagni colà arrestati,
per essere espulsi, a quanto poteva ricordare, Pezzoli di circa 45 anni, da
Genova, e Angiolino (Giovanni?), di circa 30 anni, toscano..., si incontrò con
l'anarchico Cantarelli, che faceva parte del comitato...A lui, che gli consegnò
alcune cartoline raffiguranti lo Schirru, egli manifestò di essere disposto
come già da tempo aveva pensato di recarsi in Italia, per attentare alla vita
di S.E. il Capo del Governo, facendogli però presente che gliene mancavano i
mezzi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Il documento prosegue raccontando i contatti di Sbardellotto
e l'incontro con un anarchico detto "Nemo" che avrebbe avuto un ruolo
importante nella preparazione dell'attentato, ma di cui non si conosce ancora
il nome.
Le indagini sui contatti di Sbardellotto all'estero
proseguono e nella copia di un tele espresso del Ministero degli Esteri
sui rapporti di Sbardellotto con
anarchici in Belgio, tra cui Borrillo, datato 27 settembre 1932, si riferiscono
gli accertamenti da parte del console di Liegi per capire se Sbardellotto ha
agito da solo o insieme ad altri.
"Nonostante le
indagini accuratamente svolte non è stato possibile accertare se gli individui
nominati nel telespresso di codesto R. ministero presero contatto con lo
Sbardellotto per la preparazione dell'attentato cui aveva in animo di compiere.
Dette indagini però hanno confermato che essi (che vanno classificati fra i
peggiori sovversivi della regione) erano intimi amici dello Sbardellotto. Quasi
tutti erano già noti a questo R. consolato come risulta per la nota informativa
posta per ciascuno di essi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
I nominativi sono: Borrillo Angelo (c'è scritto Borilli)
definito "anarchico violentissimo.
Durante la sua permanenza in Seraing non perdeva occasione per aggredire ex
combattenti ed altri connazionali che sapeva di buoni sentimenti. In data
16.5.1931 è stato espulso dal Belgio"[da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS];
Gregori Ernesto, violentissimo ed
espulso dal Belgio; Zambonini Enrico, pericoloso e ancora in Belgio; Bruna
Ernesto, anarchico e ladro, ricercato per furti; Del Col Guido, identificato
con Dal Col Giovanni; Macolino Francesco, antifascista.
In data 1 agosto 1932 dal Consolato
di Marsiglia, con un messaggio al Ministero dell' Interno e alla Prefettura di
Foggia, si fa sapere che Borrillo è ancora presente nella città. Per lui é
prossimo un decreto di espulsione ed indicato come comunista.
"In esito al
dispaccio di cui sopra ho l'onore di significare che l'individuo in oggetto è
tuttora qui residente e pare debba essere prossimamente oggetto di decreto di
espulsione non avendo egli obbedito all'ordine di refoulement [espulsione]. Secondo le
informazioni potute raccogliere non pare esplichi attività politica." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Alla fine di dicembre dal consolato Marsiglia s'informa il
Ministero dell' Interno della scomparsa di Borrillo dal recapito in rue Loubon
67. Sembra che si sia trasferito in Quartier St. Joseph campagne La Marie ed è "in attesa di svolgimento di una
pratica per infortunio sul lavoro qui riportato il 26.7.1932. Il medesimo è
oggetto di un arreté de refoulement." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS] La data è 12 dicembre 1932.
Borrillo nei mesi successivi lascia Marsiglia e raggiunge la
località di Montauban, relativamente vicina al grande porto francese. Lo
apprendiamo da un appunto della Divisione di Polizia Politica e Affari generali
e riservati, firmato dal capo della divisione Di Stefano in data 14 luglio 1933.
"Di seguito
all'appunto 12.6.1931 N.500/13170, si comunica che, giusta quanto viene
comunicato da fonte fiduciaria, l'anarchico Borillo Angelo di Carlo, si
troverebbe presentemente a Montauban (Francia)". [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
La notizia è confermata dalla richiesta di notizie da parte
del Ministero dell'Interno, inviata al Consolato di Marsiglia e quello di
Tolosa in data 24 luglio 1933.
"Viene riferito
fiduciariamente che il comunista in oggetto si troverebbe presentemente a Montauban...si
prega di disporre accertamenti per conoscere si sia allontanato...dirigendosi
in quella di Tolosa. Il Consolato di Tolosa è pregato di compiacersi disporre
le opportune indagini per rintraccio del Borrillo ed in caso di esito positivo,
si prega di voler disporre in di lui confronto ogni possibile vigilanza
seguendo i di lui spostamenti e quanto di notevole risulti nella sua attività
politica..." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Borrillo però non si sta spostando in Francia soltanto per
motivi politici: la sua tubercolosi si
aggrava. Il coinvolgimento nella preparazione dell'attentato di
Sbardellotto a Mussolini, fa ritenere alla polizia italiana che i suoi
spostamenti abbiano come obbiettivo un'altra azione in Italia.
Quando Borrillo giunge a Tolosa, incontra Maria Vauthier che
lo ospita in casa sua. Il tramite di questo incontro è probabilmente Giuseppe
Pasotti, l'anarchico con cui la Vauthier collabora, che provvede agli aiuti per
gli italiani che giungono nel Sud Ovest della Francia.
In un appunto della Div. di Polizia Politica apprendiamo che Borrillo, insieme a Maria Vauthier è andato a
Perpignan dove Pasotti vive. La data è 16
agosto 1933. Borrillo poi è tornato a Tolosa mentre la Vauthier è partita per
Parigi.
Questi movimenti preoccupano molto la polizia: in data 24
agosto 1933 un telegramma è inviato a tutte le prefetture del regno dal capo
della polizia italiana Arturo Bocchini. Il tono appare molto preoccupato.
"...Viene
segnalato ripresa intensa attività sovversiva nota anarchica Vauthier Maria
intesa Pierina di Giuseppe residente in Francia in assidui contatti con
anarchici colà residenti fra cui noto pericoloso Borrillo Placido Salvatore
Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato 15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia
(Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi che predetta est partita
frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi per organizzare propositi
delittuosi con probabile partecipazione suddetto Borrillo stop- Richiamando
circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno 1932 rinnovasi
disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo rigorosa
perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno stop-
Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- Rammentasi che
anarchica Vauthier est iscritta fascicolo 61 rubrica frontiera et schedina 0969
bollettino ricerche luglio 1932 con fotografia diramata con circolare n°
40966-96171 data 26 giugno 1932 e che anarchico Borrillo est inscritto n° 27248
rubrica frontiera et schedina 6337 bollettino ricerche agosto 1931 con
fotografia stop- Paricolare raccomandazione rivolgersi Prefetti Torino Foggia
nonché Prefetti confine francese-svizzero. Pel Ministro fto Bocchini." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Dispaccio telegrafico firmato Bocchini del 24 agosto 1933 [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
In un messaggio successivo, 19 settembre 1933, apprendiamo
che un confidente del Consolato italiano a Tolosa si è recato in casa della
Vauthier ed ha trovato solo Borrillo. La Vauthier è ancora a Parigi. Borrillo racconta alla spia di aver
vissuto a Marsiglia "in perfetta
amicizia" con Vincenzo Capuana, noto esponente anarchico arrestato in Italia con il sospetto di voler
preparare un attentato contro Mussolini.
A novembre in una copia di un telegramma inviato dal Consolato
di Tolosa il 17 e diretto all'Ambasciata italiana a Parigi, si
apprende che Borrillo è ricoverato presso l'ospedale civico.
"Il Borrillo è
attualmente degente in questo ospedale civico. E' considerato elemento
pericoloso." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Nel fascicolo intestato a Borrillo a questo punto incontriamo
un documento di grande interesse per ricostruire le vicende della cospirazione
anarchica in Belgio, in Francia e nell'America del Sud. Si tratta della
deposizione, presso la Questura di Firenze, dell'anarchico Gaetano Del Massa [CPC, fascicolo 90353] il quale presentatosi spontaneamente racconta la sua vita e le vicende
legate al movimento anarchico internazionale in cui era stato coinvolto. Il Del
Massa, che ha contratto la sifilide, si dice stanco e disposto a collaborare,
intende fornire ulteriori informazioni. Esaminando il fascicolo Del Massa si ha
la sensazione che la sua decisione non sia
dettata da un ripudio dell'antifascismo e dell'anarchia, ma, oltre al suo stato
di salute, da una forma di sfiducia nei suoi confronti da parte degli anarchici
italiani che sono in sudamerica. La
lunga confessione, a cui dedicheremo un capitolo in questo blog, è inviata dal
Prefetto di Firenze Maggioni al Ministero dell'Interno ed è accompagnata da una
lettera in cui viene spiegata la vicenda. Qui riportiamo solo un brano in cui
Del Massa racconta i suoi spostamenti e parla di Borrillo. I fatti risalgono
agli anni 1927-28.
"A Serence [forse c' un errore di trascrizione o di cattiva interpretazione
del racconto orale e si tratta di Seraing] era fiduciario del gruppo
anarchico il Gregori, mentre la carica di V. Fiduciario era disimpegnata da
Borillo. Ma essendosi costui ammalato è stata da me sostituito nella carica
stessa. Anche a Serence esisteva un movimento pro Sacco e Vanzetti e la nostra
attività era diretta contro il fascismo. Intanto le autorità belghe venute a
conoscenza che io ero stato espulso dalla Francia per furto, mi dichiararono elemento
indesiderabile e mi obbligarono ad allontanarmi da quel territorio. Difatti io
sono partito ma anziché abbandonare il territorio belga mi sono portato a
Charleroi." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Da questa testimonianza desumiamo che Borrillo non si è
ammalato all'inizio degli anni trenta, ma era già malato alla fine degli anni
venti e nonostante tutto continuava a svolgere un'intensa attività politica.
Dal Consolato di Tolosa giunge al Ministero dell'Interno e
all' Ambasciata d'Italia a Parigi, la notizia che Borrillo è stato dimesso dall'ospedale
civico. La comunicazione porta la data del 20 febbraio 1934.
"Il Borrillo è
stato dimesso giorni fa da questo ospedale Civico e si trova attualmente
disoccupato. Egli si è presentato a più riprese a questo R ufficio ed è stato
sussidiato due volte. Egli milita nel partito anarchico e si ritiene che in
seguito al suo stato di salute veramente precario possa commettere atti
inconsulti." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Chi riceve la notizia chiede di chiarire se Borrillo è
comunista o anarchico.
Lo stato di salute dell'anarchico sembra spaventare molto i i
servizi segreti italiani: un uomo che non ha nulla da perdere può compiere
qualsiasi cosa e progettare anche un altro attentato contro Mussolini. Ma
un'azione del genere non sembra nelle intenzioni di Borrillo.
In data 7 aprile 1934 il Consolato
Tolosa comunica che Borrillo è tornato a Montauban ed è di nuovo in ospedale;
verso la fine di settembre la Prefettura
di Foggia chiede al Ministero dell'Interno se Borrillo deve essere rimpatriato,
la data é 21 settembre 1934.
"Il regio console
Generale di Tolosa, nel luglio scorso, chiedeva a questa Prefettura di
conoscere se il connazionale Borrillo Placido Angelo...e ricoverato in ospedale
in Francia, dovesse continuare ad essere assistito a spese del R. Governo,
ovvero essere rimpatriato. Venne risposto che dovrebbe essere continuata
l'assistenza, essendo la famiglia del Borrillo nullatenente, e non essendo il
caso di provvedere al di lui rimpatrio, trattandosi di un anarchico, ozioso,
vagabondo, capace di commettere atti inconsulti. Il R. Console, in seguito alla
lettera della prefettura colla quale si comunicava quanto sopra, ha chiesto
nuovamente di conoscere se il Borrillo deve essere rimpatriato ovvero "la
Prefettura prende a suo carico le spese di spedalizzazione conformemente al
trattato di lavoro tra l'Italia e la Francia del 30 settembre 1919 (art. 12 a
16)." Ne riferisco a codesto On Ministero per le disposizioni che potrà
dare al riguardo. Il Prefetto." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Il Ministero risponde e ribadisce che Borrillo non deve
essere rimpatriato.
Nell'aprile del 1935 ritroviamo Borrillo a Bruxelles, la data
dell'appunto della Div. di Polizia Politica è 24
aprile 1935. La Pol Pol, su informazione fiduciaria da Bruxelles, da notizie su
una riunione tra anarchici, presenti Borrillo e Bifolchi, del costituendo
gruppo individualista [sulla figura di Giuseppe Bifolchi
vedi la scheda biografica in la Biblioteca digitale Franco Serantini di Pisa].
"Sabato 13
corrente, si sono dati convegno nel caffè Buer Rue de la Riviere, i componenti
del costituendo gruppo anarchico individualista; cioè 191 Bifolchi Giuseppe
24289 Guadagnini Ugo 10865 Baldanti Celso 12604 Teofoli Cesare che aveva
promesso di intervenire e, non si fece vedere: invece si presenziò il noto
36867 Borrillo Angelo giunto a Bruxelles recentemente. La riunione durò poco
più di mezz'ora, il tempo di prendere un caffè e scambiare quattro chiacchiere;
niente di speciale da segnalare, tranne che l'organo di questo gruppo
"bandiera nera" sortirà senza fallo il 1° maggio p.v." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Nei mesi precedenti il Ministero dell'Interno aveva tracciato
una biografia di Borrillo dal 17 giugno 1930 al 21 gennaio 1935. Il documento
contiene anche una lettera dell'ambasciatore italiano a Bruxelles in cui si
parla dei rapporti con Sbardellotto.
Prima pagina della biografia di Angelo Placido Salvatore
Borrillo [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
La biografia di Borrillo è scandita da date e avvenimenti ed
è molto lunga, cerchiamo di riassumerla.
Il precario stato di salute dell'anarchico consente nel 1930
una proroga del decreto di espulsione dal Belgio, il 17 giugno era entrato nell'Ospedale
Cookerill di Seraing per un'operazione e nell'agosto i medici dichiarano che è
in grado di viaggiare. Intanto a Borrillo è nato un altro figlio che è stato
chiamato Ribelle. Dopo l'intimazione di lasciare il Belgio immediatamente,
Borrillo va in Olanda, pare a Maastricht, ma torna a Seraing clandestinamente;
la polizia lo cerca per processarlo per infrazione al decreto di espulsione. A
suo favore interviene il senatore socialista Volkaert con una lettera al
Ministro della Giustizia che risponde negativamente. Maria Slaviero, moglie di
Borrillo, fa un'istanza al Ministro che risponde con un rifiuto. Volkaert al
Senato Belga parla di Borrillo "espulso
che lascia la moglie e tre figli nella più squallida miseria." La
moglie di Borrillo chiede, con due suppliche, alla Regina Elisabetta del Belgio
che l'espulsione sia revocata ottenendo risposte negative.
Nel documento è contenuta una lettera dell'Ambasciatore
italiano in Belgio alla Direzione della Pubblica Sicurezza in cui si parla
dell'anarchico Cantarelli, di Sbardellotto e anche di Borrillo. La data è 27
febbraio 1932.
"...ho l'onore di
comunicare le informazioni sul conto dell'anarchico Cantarelli Vittorio. Dalla
disposizione fatta da Sbardellotto Angelo, il Cantarelli nel 1931 faceva parte
del comitato anarchico di Liegi. Verso la fine di luglio e ai primi di agosto
1931, il Cantarelli presentò a Sbardellotto un individuo sotto lo pseudonimo di
Nemo, il quale pare fosse certo Recchioni Emilio (di cui Vostra lettera S.N.E.
97 del 4 marzo u.s.) il quale si dichiarò pronto a fornire allo Sbardellotto i
mezzi necessari per recarsi in Italia in vista di mettere in esecuzione
l'attentato progettato contro il Capo del Governo.[Sulla figura di Emidio Recchioni (Nemo) vedi la scheda biografica
pubblicata nelle collezioni della Biblioteca Dgitale Franco Serantini di Pisa] Inoltre il Cantarelli avrebbe fornito
a Nemo una fotografia dello Sbardellotto che servì per il passaporto svizzero
falso che usò lo Sbardellotto stesso sotto il nome di Ganvini Angelo. Lo stesso
Cantarelli avrebbe ospitato parecchie volte a Bruxelles lo Sbardellotto.
Risulta inoltre che il Cantarelli era in rapporti con molti altri anarchici,
fra i quali Borrillo Angelo, che pare sia stato espulso dal Belgio nel
1930..." [da CPC, fascicolo
Borrillo, n° 766, ACS]
Nel 1933 la moglie di Borrillo rinnova le richieste di
clemenza alla Regina del Belgio e, nel 1934, al Re Leopoldo Terzo: vengono
respinte. Da questa cronologia conosciamo anche i nomi dei figli di Borrillo,
che sono quattro: Maria, nata nel 1920, Gino, nato nel 1921, Aldo, nato nel
1924 e Ribelle, nato nel 1930. Il 14 settembre 1934, evidentemente Borrillo è
tornato in Belgio dopo essere stato in Francia, la gendarmeria di Seraing lo
arresta: è condannato a un mese di carcere dal Tribunale di Liegi per
infrazione al decreto di espulsione, poi è condotto alla frontiera con il
Lussemburgo. Il 3 ottobre 1934 il Gabinetto del Primo Ministro (belga) scrive
alla Direzione di Pubblica Sicurezza (belga) per capire se è possibile fare qualcosa
per Borrillo, tenendo conto delle sue condizioni fisiche e della miseria in cui
vive la famiglia. La risposta, dopo un
riepilogo dei tentativi di Borrillo di sottrarsi all'espulsione e le fasi della
sua permanenza in Francia, è negativa. Il 24 gennaio 1935 è nuovamente arrestato
dalla polizia di Liegi: dichiara di essere tornato dalla Francia per visitare
la famiglia, é malato e vuole chiedere la grazia per la revoca del decreto di
espulsione, vorrebbe rimanere in Belgio. E' un antifascista e non può tornare
in Italia. Tre giorni dopo Maria Slaviero invia due suppliche, una alla Regina
Astrid, un'altra al Ministro della Giustizia "esponendo il caso tragico in cui si trova. (Non risulta se sia
stato risposto alla Borrillo)". Così si conclude il documento.
Scorrendo questa cronologia si possono fare alcune
considerazioni: l'anarchico di cui stiamo cercando di raccontare le vicende non
rinuncia mai alla lotta contro il fascismo. E' malato, ma non chiede la grazia,
non scrive o fa scrivere a Mussolini, non collabora con la polizia italiana
diventando un delatore e tutto questo nonostante la sofferenza e la vita di
miseria che le sue scelte impongono alla famiglia.
Nonostante l'aggravarsi della tubercolosi, Borrillo non
rinuncia alla politica mentre l'orizzonte europeo si oscura sempre di più:
guerra fascista in Abissinia, intervento fascista e nazista in Spagna contro la
Repubblica, occupazione tedesca di Austria e Cecoslovacchia e, infine, la
seconda guerra mondiale.
Dalle notizie fiduciarie sulle manifestazioni del 1 maggio
1935 che giungono da Bruxelles, si apprende che gli italiani non hanno
partecipato al tradizionale corteo per non farsi riconoscere dalla polizia. La
sera c'è stata una riunione alla Maison du Peuple in cui erano presenti diversi
italiani, tra cui Borrillo. Si è parlato del pericolo di una guerra e
dell'Abissinia.
"Bruxelles, 3
maggio 1935. La ricorrenza del I maggio si è svolta a Bruxelles nella calma
assoluta. Contrariamente a quanto ritenevasi, all'ultimo momento gli
antifascisti italiani hanno deciso di non partecipare al corteo tradizionale
organizzato dal POB per non mettersi in vista e attirare l'attenzione della
Polizia. Il solo Saverio Roncoroni a titolo personale, ha preso parte al corteo
confuso in mezzo alla folla. Alla sera nella sala n° 34 della Maison du Peuple,
ha avuto luogo l'annunciata riunione organizzata da Lazzarelli per festeggiare
en petit comité la festa rossa. Erano presenti: socialisti: Lazzarelli Luigi,
Jacometti Alberto, Ballanti Cosimo, e Confalonieri Giuseppe. Trotzkisti:
Perrone Ottorino, Borzecchi Fernando, Gasco Carlo, Atti Fausto, Verdaro
Virginio, Russo Enrico, Romanelli Duilio, De Luca Eugenio, Morelli Alfredo.
Anarchici: Bendanti Celso, Teofili Cesare, Capannesi Ernesto e Borrillo Angelo.
Come vedete l'invito di Lazzarelli ha avuto uno scarso risultato. Jacometti
Alberto ha preso per primo la parola per ricordare il significato della festa
del I maggio e per fare la storia retrospettiva di questa manifestazione in
Italia ecc. ecc. Ha fatto accenno alla guerra minacciante ed ha annunziato che
presto avrà luogo una riunione mista (comunisti e socialisti) per prendere
accordi per fare una campagna attiva contro la guerra in Abissinia e
l'imperialismo mussoliniano. Russo Enrico ha preso brevemente la parola per
dire che gli eventuali accordi dei socialisti e dei comunisti non avranno che
risultati trascurabili e non potranno impedire la mobilitazione in Italia con
ordini del giorno di protesta; l'unico mezzo per colpire al cuore la guerra e
il Fascismo è quello di intensificare la propaganda in Italia (e, nella misura
del possibile, anche all'estero) fra gli operai appartenenti alle Corporazioni,
Sindacati, Dopolavoro, Milizia, ecc. Nessun comunista ha assistito alla
riunione eccezion fatta di Vilatesta Amedeo giunto sul finire"[da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Borrillo quindi è tornato a Bruxelles e alloggia presso
Bendanti Celso, anarchico, e si occupa ancora di politica. Lo apprendiamo dalla
copia di un appunto della Pol Pol alla Dir. generale di P.S. in data 25 aprile 1935.
"...stando a
informazioni confidenziali, il noto anarchico Borrillo Placido
Salvatore...sarebbe in questi giorni clandestinamente tornato a Bruxelles,
prendendo alloggio presso il ben noto correligionario Bendanti Celso." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Sempre dalla Pol Pol, data 3 giugno 1935: da informazioni
confidenziali Borrillo è stato arrestato, ma è intervenuto a suo favore il
senatore socialista Vollaert. Viene rimesso in libertà e pare sia in corso una
pratica per la sospensione del decreto di espulsione, appoggiata dal senatore e
dalla Lega Internazionale dei diritti dell'uomo.
Borrillo ottiene la sospensione del decreto di espulsione e
va a Seraing.
"Di seguito
all'appunto 500.15023 del 3 corrente, si partecipa che secondo informazioni
fiduciarie ulteriormente pervenute il noto Borrillo Placido Salvatore Angelo ha
poi effettivamente ottenuta una sospensione del decreto di espulsione, della
durata di 4 mesi. Egli è andato a trascorrere tale periodo di tempo a Seraing,
presso la famiglia." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766, ACS]
Il 21 febbraio 1936 il Consolato
di Liegi comunica che Borrillo ha ottenuto l'autorizzazione a soggiornare in
Belgio in data 23 agosto 1935 e può restare sino al 23 febbraio 1936.
"Il Borrillo è
affetto da tubercolosi e la malattia è entrata ora in una fase acuta." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Sempre il consolato di Liegi scrive, in data 22 dicembre
1936, che Borrillo vive a Seraing, rue Bruyére 161, ed ha ottenuto un proroga
del decreto di espulsione.
"...le condizioni
di salute del Borrillo sono talmente peggiorate che queste autorità gli hanno
ancora prorogato il decreto di espulsione sino al 28 febbraio 1937. Il Borrillo
non esce più di casa e non è in grado di svolgere alcuna attività" [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
La lotta per la vita di Angelo Placido Salvatore Borrillo sta
entrando nelle sue fasi finali. Nel 1938 è ancora autorizzato a risiedere in
Belgio e dopo l'occupazione tedesca non si sa più niente di lui. Quest'ultima notizia
è del 25 giugno 1940.
Nonostante l'aggravarsi della malattia però l'attenzione
della polizia italiana non si sposta da Borrillo: in una nota del 6 novembre
1940 sulla segnalazione di sovversivi pericolosi c'é il nome di Borrillo,
insieme a Porcarelli Francesco e Cappa Giovanni.
Il 2 maggio 1941 il Ministero dell'Interno comunica che
Borrillo risiede a Seraing, rue de la Buillere [leggi Bruyére], e che l'arresto non ha potuto aver luogo.
"In relazione alla
lettera...si comunica che l'arresto dell'anarchico Borrillo Placido Salvatore
di Carlo, attualmente residente in Seraing rue de la Buillere 161, non ha
potuto essere effettuato. Secondo perizia del medico il Borrillo soffre di
artrite con ferite aperte alle dita dei piedi, di diabete e di malaria. Il suo
stato di salute non permette di metterlo in prigione. Non appena le sue
condizioni di salute lo permetteranno, sarà accompagnato alla frontiera
italiana e consegnato alle nostre autorità." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Anche la polizia germanica, in data 14 marzo 1942, conferma
che non ci sono le condizioni per l'arresto o il trasporto di Borrillo e che
non si prevede un miglioramento.
"Secondo notizie
pervenute dalla polizia germanica a Bruxelles le condizioni di salute
dell'anarchico Borrillo Placido Salvatore non permettono né di arrestarlo né di
trasportarlo. Non si prevede neppure che possa migliorare. Il Borrillo dice di
ricevere sussidi dal Consolato italiano di Liegi." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
Le ultime notizie su Borrillo confermano la vitalità
dell'anarchico italiano. All'inizio del 1943 lascia Seraing per ignota
destinazione, i tedeschi lo cercano, ma nel giugno del 1943, a poche settimane
dalla caduta del fascismo, in un rapporto confidenziale da Bruxelles sui
sovversivi che risiedono nella provincia di Liegi leggiamo:
"Da Bruxelles
viene riferito confidenzialmente quanto segue: Nella provincia di Liegi
risiedono i seguenti connazionali sovversivi: Ferrari Luino, comunista, risiede
a Flemelle Grande e vive col mercato nero; Gasperoni Luigi, comunista, risiede
a Jemappe sur Meuse, e, come gli altri traffica clandestinamente. Con lui vi è
anche un certo Mafaldo detto "Faldo", pure comunista, del quale
ignoro il nome di famiglia. Risede a Jemappe sur Meuse. Cavalieri risede pure a
Liegi ed è in piena attività politica coi belgi; un calzolaio che abita in rue
de Bruxelles a Liegi, certo Amerigo (non conosco il cognome) , è anche lui
comunista e intimo del Cavalieri; Borrillo, anarchico, risiede tuttora a
Seraing sur Meuse." [da CPC, fascicolo Borrillo, n° 766,
ACS]
La data di quest'ultima informazione è 18 giugno 1943, poco
più di un mese dopo in Italia cade il fascismo e un'altra epoca inizia per la
storia italiana.
Stefano Viaggio
Saint-Pierre, Valle d'Aosta, 10 marzo 2018
Fonti: Fascicolo Borrillo Placido Salvatore Angelo-Archivio
Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, unità archivistica busta
766. Fascicolo Bartolomei Angelo-Direzione Generale della Pubblica Sicurezza,
Divisione Polizia Politica, n° 5802. Fascicolo Del Massa Gaetano-Archivio
Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, unità archivistica busta
1696
Bibliografia
Anne Morelli "Fascismo e antifascismo nell'emigrazione
italiana in Belgio. 1922-1940" Ed. Bonacci, Roma, 1987
Fabrizio Giulietti "Il movimento anarchico italiano
nella lotta contro il fascismo. 1927-1945" Ed. Piero Lacaita, 2003
Mauro Canali "Le spie del regime" Ed. Il Mulino, Bologna, 2004
Un particolare ringraziamento va al Generale Fulvio Capone per
il suo contributo alla ricerca.
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